Pena di morte. Adottata dall'Onu la risoluzione contro le esecuzioni
Proteste contro la pena di morte negli Usa
La risoluzione sulla moratoria universale della pena di morte è stata approvata oggi dall'Assemblea Generale dell'Onu con 123 voti a favore (superiori ai 121 sì del 2018), 38 contrari e 24 astenuti. Il documento è promosso ogni due anni da un gruppo di Paesi fra i quali l'Italia è sempre stata in prima linea a partire dal 2007, quando proprio su spinta di Roma l'Unione Europea portò alle Nazioni Unite per la prima volta l'iniziativa. “Grande soddisfazione per la Farnesina! Grazie a chi ha lottato insieme a noi: Sant'Egidio, Amnesty International e Nessuno Tocchi Caino", ha scritto su Twitter la viceministra degli Esteri Marina Sereni.
Negli Usa, intanto, una quarantina di membri di Camera e Senato hanno scritto una lettera al presidente eletto Joe Biden e alla sua vice Kamala Harris per chiedere fin dal suo primo giorno alla Casa Bianca l'abolizione della pena di morte federale, quella che Donald Trump ha riesumato lo scorso luglio dopo una moratoria durata 17 anni. Una decisione, quest'ultima, destinata a rappresentare una delle eredità più tragiche del presidente uscente, che ha portato in cinque mesi all'esecuzione di ben 10 persone detenute nel braccio della morte del carcere federale di Terre Haute, in Indiana. Dieci esecuzioni ordinate direttamente da Washington, dal dipartimento di Giustizia, sulle 17 portate a termine negli Usa in tutto il 2020, con sette detenuti mandati a morte per decisione dei singoli stati in Arizona, California, Florida, Mississippi, Ohio, Oklahoma e Texas. Eppure è da 37 anni che il numero delle iniezioni letali in America non era così basso, dato che ancor di più getta ombre sulla mossa in controtendenza dell'Amministrazione Trump.