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Intervista ad Avvenire. Abu Mazen: «Trump vuole la pace, ma i suoi no. Grazie Italia»

Nello Scavo e Roberto Cetera, Ramallah venerdì 29 novembre 2024

Il presidente palestinese Abu Mazen

In una intervista in esclusiva ad Avvenire, che sarà pubblicata sul giornale nella sua versione integrale, il presidente palestinese Mahmoud Abbas affronta i temi caldi in Medio Oriente e lancia alla Comunità internazionale una serie di proposte per affrontare la Guerra a Gaza e superare le tensioni nell’area. Si tratta delle prima intervista concessa da “Abu Mazen” dopo il 7 ottobre 2023. Il 12 e 13 dicembre Abbas si recherà in Italia per incontrare Papa Francesco, il presidente Sergio Mattarella, e il capo del governo Giorgia Meloni.

Il mandato di cattura per Netanyahu

«Mi auguro che in esecuzione del mandato della Corte penale internazionale Benjamin Netanyahu venga presto arrestato e si possa rapidamente riprendere un percorso di pace. Non siamo solo noi ad augurarcelo ma anche tanti cittadini israeliani stufi del loro governo estremista e desiderosi di vivere in pace».

L’elezione e la telefonata con Donald Trump

«Trump vuole la pace. Semmai il problema è che fra chi gli sta accanto c’è chi non la vuole. Lui ascolta gli israeliani, ma ascolta anche noi. Dopo che ha vinto le elezioni, gli ho parlato a lungo. È stata una conversazione molto positiva. Abbiamo parlato come tra due amici. Nel precedente mandato, ogni volta che ci siamo incontrati, ci siamo trovati d’accordo su tutto. Trump ha un buon rapporto con l’Arabia Saudita, e noi ugualmente, condividiamo molto con Riad ed apprezziamo la loro mediazione».

I rapporti con i Paesi Arabi e il possibile accordo tra Arabia Saudita e Israele

«L’Arabia Saudita ha ripetutamente manifestato la propria visione per raggiungere la pace in Medio Oriente ed essa implica il riconoscimento dello Stato palestinese. Quest’ultimo è già riconosciuto dalle Nazioni Unite. I palestinesi si impegneranno a raggiungere la propria indipendenza una volta concluso un accordo con gli Usa».

Il ruolo e il piano presentato al Papa dall’ex premier israeliano Ehud Olmert

«Una volta eravamo da soli io e il premier Olmert. E mi chiese: "Vogliamo fare accordi di pace con i Paesi arabi, voi siete d’accordo?". Si trattava, mi spiegò, di una intesa tra la Siria ed Israele, mediato dai turchi. Risposi che certamente non avevamo niente in contrario. "Allora devi aiutarmi – aggiunse – perché Bush jr. è contrario alla pace di Israele con la Siria". Andai ad incontrare Bush e lo convinsi dell’opportunità che offriva Ehud Olmert e, così, le trattative proseguirono. Poi purtroppo vi fu l’incidente coi turchi della “Freedom Flotilla” (nel 2010 una flottiglia di piccole navi di attivisti pro Palestina partite dalla Turchia per portare aiuti umanitari a Gaza venne intercettata dalle forze speciali israeliane che uccisero 9 attivisti, ndr). E così le trattative si interruppero in seguito al ritiro dei mediatori turchi. È una storia che non ho mai raccontato ma che la dice lunga sulle grandi potenzialità di un approccio negoziale».

Il ruolo dell’Italia

«Ringraziamo il governo amico italiano e il popolo italiano e per il suo sostegno nel raggiungimento della pace in conformità alle leggi internazionali, nel rispetto dei diritti legittimi del popolo palestinese. Apprezziamo molto il gesto generoso dell’Italia nell’aiutare numerosi bambini rimasti feriti in seguito all’aggressione israeliana».

L’amicizia con Papa Francesco e la gratitudine alla Santa Sede

«Non vedo l’ora di incontrare il Papa. Per me è un amico – ripeterà più volte nel corso del lungo colloquio –. Non posso scordare quell’evento storico che ha promosso in Vaticano quando ha chiamato, per la prima volta nella storia insieme, noi, i musulmani, gli ebrei e i cristiani a piantare nei suoi giardini un albero di ulivo per la pace. Accogliamo ogni giorno il suo invito a pregare l’unico nostro Dio per lui».