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Spagna. Valencia in ansia per i 1.900 dispersi. E il governatore caccia i volontari

Luca Geronico sabato 2 novembre 2024

Volontari al lavoro a Valencia

Il governo spagnolo ha spostato ieri altri 750 militari nelle aree alluvionate, che si vanno ad aggiungere ai 1.700 già presenti. «Dana continuerà, non è finita e quindi bisogna stare attenti» aveva avvertito giovedì il premier Pedro Sánchez in visita giovedì a Valencia. L'emergenza resta alta dopo che circa 366mila abitanti di una ventina di municipi sono ancora senza acqua potabile mentre 50mila sono al buio. Per la mancanza di acqua a causa delle condotte scoppiate per l'inondazione, in alcuni comuni non è possibile procedere con la pulizia del fango che nel frattempo si è seccato.

E continua a salire di ora in ora il bilancio delle vittime: 205 i morti mentre aumenta ulteriormente il numero dei dispersi. «È ragionevole pensare che avremo altri morti», anche perché mancano all'appello «1.900 dispersi», ha detto il ministro dell'Interno, Fernando Grande-Marlaska. Tra le vittime pure un bimbo di 4 anni e un giocatore delle giovanile del Valencia. A tutti loro, ieri dopo l’Angelus, la solidarietà del Papa: «Il Signore sostenga chi soffre e chi porta soccorso. La nostra vicinanza al popolo di Valencia », ha affermato. “Non è finita” perché continuano i soccorsi. In un tunnel dell’arteria che va da Alfafar e Benetuser, nella comunità autonoma valenciana, i vigili del fuoco hanno trovato una quarantina di macchine con diverse vittime al loro interno. “Non è finita” perché l'allarme meteo resta attivo e nuova forti piogge sono attese sulla comunità valenciana e nell'Andalusia occidentale: Valencia e Castellon, come il sud di Tarragona, sono in allerta arancione, assieme alle isole Baleari.

È allerta rossa in Andalusia e nelle zone costiere di Huelva, Andevalo e Condado dove parte del capoluogo Huelva è allagata. «Per favore, non uscite di casa a meno che non sia imprescindibile», ha chiesto il governatore dell’Andalusia, Juanma Moreno, agli abitanti della zona. Un altro punto delicato è quello di una zona rurale vicino a Jerez de la Frontera, in provincia di Cadice: la piena del fiume Guadalete ha consigliato l’evacuazione preventiva di circa 200 persone. Più di 150 strade, la maggior parte delle quali della rete secondaria, sono danneggiate o inagibili, altre impraticabili perché ancora ingombre a dei veicoli trascinati dalle inondazioni. Danneggiati vari tratti dell’autostrada A7 di collegamento con Madrid. I treni che collegano Valencia resteranno fuori uso per almeno 15 giorni. Il ministro della Difesa ha promesso che «tutti gli uomini e le donne necessari » saranno inquadrati a seconda dei bisogni in una situazione descritta come «un’orribile tragedia».

E la solidariementali tà della popolazione racconta atti di eroismo. Caricati a spalle o in braccio dalle loro infermiere fino al secondo piano, mentre l'acqua raggiungeva i due metri nel giro di pochi minuti: così sono stati salvati in extremis 124 anziani ospiti di una casa di riposo di Sedaví, nei pressi di Valencia: «Sono tutti vivi», hanno raccontato con sollievo le dieci operatrici sanitarie. Ma stanno emergendo alcuni problemi di coordinamento. Il presidente della Regione valenciana Carlos Mazón ha chiesto ai volontari che si sono mobilitati spontaneamente di «tornare alle loro case» perché occupando le strade ostacolano l'arrivo dei soccorsi. Mazon ha spiegato che verranno istituiti centri di accoglienza dei volontari per organizzare coloro che sono già in strada.

Gli «obiettivi fonda» in questo momento sono di aprire canali di accesso per lo spostamento dei veicoli e il salvataggio delle vittime e anche sfruttare questi canali per l’approvvigionamento di acqua, cibo e beni di prima necessità. Nell’emergenza pure problemi di ordine pubblico. Sono 50 le persone arrestate negli ultimi tre giorni per i saccheggi: 5 persone sono finite in manette per aver rubato in una gioielleria ad Aldaia. Il governo di Madrid, per far fronte agli episodi di saccheggio, ha promesso «assoluta fermezza» da parte delle forze di pubblica sicurezza. E dopo che il presidente del partito popolare Alberto Núñez Feijóo ha accusato il governo di non aver informato per tempo le comunità locali, ieri è stato il leader di Vox, Santiago Abascal ad accusare il premier Sánchez di aver lasciato l’esercito nelle caserme «per interessi politici indegni».