Mondo

Ucraina. Il cardinale Parolin porta a Odessa l'abbraccio del Papa

Giacomo Gambassi, inviato a Odessa sabato 20 luglio 2024

Il cardinale Pietro Parolin nella Cattedrale ortodossa della Trasfigurazione di Odessa che un anno fa è stata bombardata

«Uniti nella sofferenza e nella speranza che non delude». Firmato: «Cardinale Pietro Parolin». Il segretario di Stato vaticano riassume in poche parole il senso della sua visita in Ucraina. Parole che lascia scritte sul libro degli ospiti della piccola chiesa greco-cattolica di San Michele al termine della sua sosta a Odessa. È la seconda giornata della missione nel Paese invaso, dopo il suo arrivo venerdì a Leopoli. Una giornata che Parolin sceglie di trascorrere in una delle località dove la guerra sta lasciando ferite profonde. «L’ultimo bombardamento è di ventiquattro ore fa», gli spiega il governatore regionale Oleh Kiper dandogli il benvenuto al porto sul mar Nero.

Il cardinale Pietro Parolin visita il porto di Odessa. Alle sue spalle l'albergo del porto colpito da due missili - Amministrazione regionale Odessa

È il volano di Odessa. E, con l’inizio del conflitto, uno dei simboli dell’accanimento russo contro la città nel sud del Paese. Il cardinale alza lo sguardo verso l’albergo centrato da due razzi sul molo principale dove viene ricevuto. Resta solo “ssa” della parola “Odessa” nella grande insegna. «Il 40% delle infrastrutture del porto è danneggiata», continua il governatore. Come centinaia di edifici della città. E come la Cattedrale della Trasfigurazione che il 23 luglio 2023 è stata devasta da un missile. Cattedrale della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca che un ordigno russo ha sfregiato.

Il cardinale Pietro Parolin nella Cattedrale ortodossa della Trasfigurazione di Odessa che un anno fa è stata bombardata - Gambassi

A distanza di un anno esatto, il segretario di Stato la visita. È un gesto ecumenico in un momento di tensione fra i cristiani che l’aggressione di Putin alimenta. Le campane suonano alle due e mezzo del pomeriggio per accoglierlo. Entra nelle navate dove le volte sono crollate. Arriva nell’abside di destra che non esiste più e da cui si vede il cielo limpido di una caldissima giornata d’estate. «Qui è piombato il missile», riferiscono i sacerdoti che custodiscono la Cattedrale. È lo stesso Parolin a ricordare l’impegno del governo italiano che «come mi ha ribadito la premier Giorgia Meloni contribuirà alla ricostruzione della chiesa». Poi si ferma davanti all’icona mariana rimasta intatta nel bombardamento. «Ci ha protetto. I cinque che erano fra le panche sono riusciti a rifugiarsi nella cappella seminterrata quando è scattato l’allarme. E si sono salvati», gli racconta uno dei canonici. «Il popolo cristiano sa quanto la Madre di Dio le sia accanto», risponde Parolin.

Il cardinale Parolin accolto davanti alla Cattedrale latina di Odessa con il vescovo Stanislav Szyrokoradiuk, il nunzio apostolico Visvaldas Kulbokas e l'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede Andrii Yurash - Gambassi

La “Regina della pace” che oggi domenica 21 luglio il cardinale invocherà nella Messa al santuario mariano di Berdychiv, centottanta chilometri da Kiev. A invitarlo per l’evento conclusivo del pellegrinaggio nazionale davanti all’immagine della Vergine elevata a patrona dell’Ucraina sono stati i vescovi latini. E Parolin giunge come inviato di papa Francesco per far sentire a una nazione martoriata «la vicinanza» del Pontefice, dice nella Cattedrale latina di Odessa. Una vicinanza che è anzitutto «condivisione del vostro dolore», afferma. Dolore «di fronte alla morte di familiari e amici», dolore dei «troppi feriti e invalidi», dolore «di chi ha visto la sua casa distrutta o è stato costretto a partire». Una vicinanza che, poi, intende farsi invito alla speranza. Perché «il Signore con la sua grazia può toccare i cuori più duri; e con l’aiuto di tante persone di buona volontà può permettere di trovare soluzioni» a questa tragedia. E una vicinanza che si propone anche di «portare un piccolo contributo alla pace» sulla scia della «visita del cardinale Matteo Zuppi a Kiev» nel giugno di un anno fa. Da qui gli incontri di Parolin con i vertici dello Stato ucraino fra lunedì 22 e martedì 23 luglio.

Il cardinale Parolin saluta gli studenti del liceo navale nella parrocchia greco-cattolica di Odessa - Gambassi

«Il nostro Paese è grato al Papa e alla Santa Sede per quanto stanno facendo – dice l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash –. La prima visita del segretario di Stato dall’inizio della guerra è un messaggio che Francesco manda alla nostra nazione e al mondo. Il cardinale aveva partecipato al vertice per la pace che l’Ucraina ha promosso a giugno in Svizzera. E tutto ciò testimonia gli sforzi vaticani che proseguono incessanti». A Leopoli, nella prima tappa del viaggio, il porporato ribadisce la necessità di una «pace giusta e duratura» e la scelta della diplomazia umanitaria come via per aprire spiragli fra Kiev e Mosca: quella che vede la Santa Sede impegnata a favorire lo scambio dei prigionieri di guerra e la restituzione dei bambini deportati in Russia. «C’è bisogno di essere forti e pazienti come insegna la Scrittura», avverte a Odessa. Quasi a lasciar intendere che serve tempo, anche se ripete che «questa sofferenza deve concludersi al più presto». Ad accompagnare il cardinale sono il nunzio apostolico, l’arcivescovo Visvaldal Kulbokas, e l’ambasciatore Yurash.

Il cardinale Parolin nella Cattedrale latina di Odessa con il vescovo Stanislav Szyrokoradiuk - Gambassi

«Preghiamo per l’Ucraina», si legge sui cancelli della Cattedrale latina dove il segretario di Stato ha il primo incontro cittadino. È il vescovo Stanislav Shyrokoradiuk, ordinario della diocesi di Odessa-Sinferopoli, a raccontargli i traumi e la forza di una comunità che il presule ha tradotto in accoglienza degli orfani di guerra aprendo varie case-famiglia. «Ma ho anche già celebrato i funerali di tre miei ragazzi», confida. Partiti con la divisa e morti al fronte. Davanti al piccolo altare dei caduti Parolin si ferma in preghiera e accende una candela. Poi l’abbraccio con i volontari della Caritas. «Per noi il sostegno del Papa ha significato non soltanto la preghiera ma anche l’arrivo di carichi di aiuti», osserva il direttore padre Piotr Rosochacki.

Il cardinale Parolin incontra i profughi di guerra nella parrocchia greco-cattolica di Odessa - Gambassi

Nella parrocchia greco-cattolica il segretario di Stato incontra i profughi costretti a lasciare i territori occupati o le zone a ridosso della linea di combattimento. Come Ruslana, ragazzina di 13 anni fuggita con la madre dalle bombe russe che vorrebbero annientare Kherson. «È durissima la vita di chi ha lasciato tutto», fa sapere Oksana Schenkh, sua insegnante d’inglese e animatrice della chiesa. La famiglia della donna «ha subito la repressione russa durante il regime sovietico. E adesso mi trovo in mezzo a un altro tentativo russo di reprimerci».

Il cardinale Pietro Parolin visita il porto di Odessa, più volte attaccato dai russi - Gambassi

Anche al porto Parolin tocca con mano la resistenza della città. La città del corridoio del grano che «negli ultimi undici mesi ha fatto salpare navi di cereali arrivati a 400 milioni di persone in 70 Paesi fra cui la Cina», sottolinea il governatore di Odessa. Nonostante «i droni e i missili che partono dalla Crimea», aggiunge. Il cardinale gli consegna la medaglia per gli undici anni di pontificato di Francesco dove una colomba e i rami di ulivo si intrecciano. «È il mio augurio di pace».

Il messaggio lasciato dal cardinale Parolin al termine della sua visita a Odessa - Gambassi