Mosca. Il patriarca Kirill rimuove Hilarion, considerato troppo autonomo
Il metropolita Hilarion in un'immagine d'archivio, all'Università Cattolica di Milano
Fedele, ma di una fedeltà poco appariscente. Forse troppo diplomatico, se così si può dire giocando con le prerogative del suo ormai ex ruolo. Difficile trovare una regione precisa, un “casus belli” a motivare le decisione presa ieri dal Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa sotto la guida del patriarca Kirill, di rimuovere Hilarion (Alfeev). Si tratta semmai di un concatenarsi di episodi, come nei romanzi gialli dove tre indizi costituiscono una prova.
Resta il fatto: il metropolita di Volokolamsk non è più il presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, cioè ministro degli esteri e insieme primo collaboratore del patriarca, anzi fino a poco tempo fa il suo delfino, il candidato alla successione.
Se è vero che lo stesso Kirill prima di essere chiamato alla guida della Chiesa ortodossa aveva esercitato il medesimo incarico. «Il gesto è sorprendente anche se Kirill ci ha abituato a decisioni un po’ improvvise – osserva don Stefano Caprio, docente di Storia e cultura russa al Pontificio Istituto orientale di Roma –. Evidentemente ha ritenuto che Hilarion fosse andato un po’ troppo per la sua strada ma è difficile dire cosa l’abbia disturbato in particolare. Forse non ha sostenuto abbastanza la linea di Kirill sull’Ucraina esagerando nei suoi tentativi di dialogo, di mantenere aperte le relazioni con le altra Chiese». In qualche modo si potrebbe dire che è stato troppo diplomatico. «È una battuta ma qualcuno dice che il patriarca lo considerasse “autocefalo” – osserva Caprio –, cioè troppo autonomo».
A Hilarion subentrerà un fedelissimo di Kirill, il metropolita di Parigi, Antonij (Sevrjuk) di Korsun. «È stato suo segretario personale, nominato vescovo giovanissimo, con esperienze in Italia e a Vienna. Si tratta dello stesso percorso fatto da Hilarion vent’anni prima».
Al di là delle posizioni ufficiali, guardando dall’esterno, questa svolta sembrerebbe confermare una certa solitudine del patriarca. «Forse è isolato – osserva Caprio – ma soprattutto sotto pressione politica. Anche questa misura sembrerebbe presa sotto l’influenza del Cremlino».
Una lettura che si potrebbe applicare anche alla decisione per cui, notizia di ieri, il patriarca di Mosca assume direttamente il controllo delle eparchie di Dzhankoi, Simferopol e Feodosia, in Crimea. Non bisogna dimenticare infatti che nel 2014 quando Putin annunciò l’annessione della penisola, Kirill non l’appoggiò, anzi non partecipò neanche al discorso solenne del presidente.
Da allora evidentemente il legame con il Cremlino si è rafforzato, e la scelta di sostituire Hilarion sembrerebbe confermarlo. A proposito: l’ex ministro degli esteri del patriarcato, informa una nota ufficiale, diventa amministratore della metropolia di Budapest-Ungheria, perdendo anche il seggio di membro permanente del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa.
«Lui era già stato in Ungheria, dopo Londra dove aveva normalizzato, russificato la Chiesa ortodossa del metropolita Anthony (Bloom) distruggendone l’azione di sintesi tra ortodossia russa e cultura inglese». Poi, dopo aver guidato Vienna, la nomina a presidente del Dipartimento delle relazioni esterne lo aveva portato a un progressivo aumento delle iniziative diplomatiche e degli impegni internazionali. Hilarion insegnava in Svizzera, era spesso ospite di convegni, per esempio della Comunità di Bose, componeva musica sacra, eseguita anche in Vaticano.
«Su di lui è stata fatta parecchia propaganda ma certo rappresentava l’ala culturalmente più raffinata ed evoluta del patriarcato», osserva Caprio. Inutile dire che sullo sfondo resta la profonda crisi interna al patriarcato con la Chiesa ortodossa ucraina rimasta nel 2018 sotto la giurisdizione di Mosca che ha annunciato la sua piena indipendenza e autonomia. «Certo, ma è difficile stabilire in che misura abbia influito, Di sicuro all’interno della Chiesa ortodossa russa c’è chi da tempo aveva suggerito a Kirill di dare lui l’autocefalia agli ucraini del patriarcato di Mosca per evitare distacchi successivi. Può darsi che Hilarion si stato tra chi spingeva per lasciarli andare senza impuntarsi troppo. Ma, ripeto, è difficile dirlo».