Ucraina. Armi sparite, Kiev indaga su alcuni comandanti della Legione internazionale
Una postazione di artiglieria ucraina
È una inchiesta interna in Ucraina a puntare il dito contro alcuni comandanti della “Legione Internazionale”, accusati di soprusi sui sottoposti e appropriazione indebita di armi leggere. E arriva nelle stesse ore in cui una “gola profonda” russa, coinvolta nell’eccidio di Bucha, è fuggita in Europa e sta rivelando i crimini commessi dalle forze di occupazione.
Da Kiev a sollevare sospetti è una delle testate più autorevoli e in prima linea a sostegno della resistenza contro Putin. Con una serie di documenti ora nella disponibilità della procura generale. «Diversi legionari – si legge – affermano che alcune armi leggere, comprese armi fornite dall’Occidente, sono scomparse. I legionari sospettano specifici comandanti di appropriazione indebita».
Il Kyiv Independent ha parlato con oltre 30 fonti, tra cui ex e attuali combattenti, volontari che supportano la Legione e funzionari, raccogliendo interviste, testimonianze scritte, rapporti ufficiali, cartelle cliniche, foto, video e file audio. Nelle loro testimonianze i legionari «affermano che alcuni comandanti li minacciano con le pistole, li maltrattano e li molestano, anche sessualmente».
A questo si aggiunge l’accusa «di aver rubato il loro equipaggiamento personale». La coraggiosa testata giornalistica, diventata la fonte ucraina internazionale di riferimento per chiunque segue il conflitto, con oltre 2 milioni di follower solo su Twitter, è nata un anno fa.
I giornalisti sono dislocati in tutto il Paese, e al seguito delle forze armate ucraine forniscono resoconti dettagliati delle operazioni sul campo. Perciò la denuncia viene presa molto sul serio. Non vengono indicati i nomi né i Paesi di provenienza dei combattenti, «per evitare di metterli in ulteriore pericolo».
Alcuni dei soldati raggiunti dai giornalisti sarebbero stati individuati ed espulsi «con pretesti inventati come essere spie o disertori». Anche le identità dei comandanti coinvolti al momento vengono protetti, nel timore di mettere a rischio l’intera Legione i cui uomini sono in prima linea.
Uno dei volontari «arrivato da oltreoceano» nella tarda primavera, rispondendo all’appello del presidente Volodymyr Zelensky, aveva appreso da un commilitone che un team aveva subito perdite perché durante uno scontro ravvicinato al momento di rispondere al fuoco «mancava un componente vitale dell’arma, un’unità di comando per il lancio del sistema missilistico portatile anticarro Javelin di fabbricazione americana».
Qualcuno aveva fatto sparire quel componente limitando le capacità di difesa dei commilitoni. «Messe insieme, queste prove – si legge nel dossier – indicano che la leadership della Legione Internazionale, l’ala gestita dai servizi segreti militari e quella gestita dall’esercito, potrebbe essere coinvolta in vari tipi di cattive condotte».
Le accuse per appropriazione indebita di armi sono una questione controversa. I giornalisti sanno che queste inchieste potrebbero essere strumentalizzate per «dichiarazioni contrarie alle forniture di armi, anche in Occidente».
Tuttavia, non sono state trovate prove riguardanti massicce sparizioni, tali da giustificare «le illazioni della propaganda russa». Alcuni investigatori del Regno Unito, secondo fonti del Kyiv Independent, stanno indagando su alcuni casi di munizioni disperse.
Dal fronte opposto il muro del silenzio comincia a sgretolarsi. E si parla di soldati impreparati che commettono crimini e saccheggi potendo contare sull’impunità, mandati al fronte con una «menzogna organizzata».
A parlare è Nikita Chibrin, soldato russo ora disertore, originario di Yakutsk, città portuale nella Siberia Orientale. Chibrin era uno dei soldati della della famigerata “Brigata 64”, accusata di aver commesso crimini di guerra a Bucha, Borodianka e in altre città e villaggi a Nord di Kiev. «I soldati hanno stuprato una madre e sua figlia. I comandanti hanno alzato le spalle quando hanno scoperto gli stupri. Sono stati solo picchiati, ma mai pienamente puniti», ha raccontato nel corso di una intervista alla Cnn in una località segreta in Europa.
I documenti militari del disertore russo, confermano che il suo comandante era Azatbek Omurbekov, l’ufficiale responsabile della Brigata motorizzata e noto come il “Macellaio di Bucha”, premiato da Vladimir Putin. Nikita Chibrin ha riferito di avere ricevuto un «ordine diretto di uccidere» chiunque potesse condividere informazioni sulle posizioni dei militari russi sul terreno: «Se qualcuno aveva un telefono, potevamo sparargli». Non importa che fossero civili disarmati. «Ci sono psicopatici a cui piace uccidere uomini, lì ci sono dei maniaci», ha detto. La dotazione ricevuta da Chibrin era quella solita: «Un’arma e 5 mila proiettili». Ma una volta in combattimento, si è compreso come il mancato addestramento facesse sembrare le operazioni più come azioni suicide che non classiche azioni d’attacco.
Chibrin ha disertato lo scorso settembre ed è fuggito in Europa dopo aver attraversato il Kazakistan e la Bielorussia.
«Ovviamente la Russia perderà, pensare che vinceranno i russi è stupido», preconizza il disertore. Tuttavia Mosca «non si fermerà finché non sarà versato molto sangue. Per loro i soldati sono soltanto carne da macello. Non li rispettano». E a pagarne le conseguenze sono i civili.