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USA. A Chicago trema il team di Obama

mercoledì 10 dicembre 2008
Il fango schizza dovunque a Chicago nello scandalo che ha coinvolto il governatore dell’Illinois e l’America si chiede se non finirà per macchiare anche Barack Obama. Dopo l’arresto di Rod Blagojevich, accusato di aver messo all’asta la poltrona di Obama in Senato, l’Fbi sembra pronto a passare al setaccio l’intero ambiente politico democratico locale e per il presidente eletto, ufficialmente estraneo all’indagine, aumentano i rischi di imbarazzi. Obama ha scelto di scaricare pubblicamente il governatore, chiedendone le dimissioni ed esortando lo Stato dell’Illinois a dar vita ad elezioni speciali per scegliere il suo successore in Senato a Washington. Il governatore dell'Illinois non si è ancora dimesso. Ma Blagojevich per ora resiste al proprio posto e per legge mantiene anche il potere di decidere su una nomina per la quale – secondo le intercettazioni che lo hanno incastrato – intendeva ottenere contropartite: soldi, favori, forse un posto nel governo Obama o una sede da ambasciatore. Il presidente eletto ha detto e ripetuto di non aver avuto alcuna conversazione con il governatore riguardo alla scelta. Ma a segnalare quanto sia potenzialmente rischiosa la situazione per Obama, è emersa un’intervista ai media locali nella quale uno dei suoi più stretti collaboratori, lo stratega elettorale David Axelrod, affermava due settimane fa esattamente il contrario: «Il presidente eletto e il governatore si sono sentiti per discutere la nomina». L’ufficio di Obama ha dovuto far circolare una dichiarazione con la quale Axelrod smentiva se stesso, dicendo di essersi sbagliato.Altri politici liberal coinvolti. Il procuratore Patrick Fitzgerald e l’Fbi non sembrano intenzionati a limitare l’inchiesta al solo Blagojevich e al suo capo dello staff. Gli investigatori si apprestano a interrogare politici a Washington e Chicago che possono essere coinvolti nella vicenda. Un nome già emerso è quello del deputato democratico dell’Illinois Jesse Jackson Jr., figlio e omonimo del celebre leader delle lotte per i diritti civili ed ex candidato presidente. Sarebbe lui il “candidato senatore numero 5” che, nelle intercettazioni, viene descritto come disponibile a versare fino a un milione di dollari al governatore per farsi eleggere come senatore. Ma il suo potrebbe non essere il solo nome di esponenti democratici ad essere stato «sporcato» da Blagojevich.La vicenda. Il governatore dell'Illinois Rod Blagojevich, incaricato di scegliere il successore del presidente eletto Barack Obama come senatore dell'Illinois, era stato arrestato martedì dagli agenti federali sotto l'accusa di corruzione. Gli agenti avevano arrestato anche il capo di staff del governatore John Harris nell'ambito di un'ampia indagine, avviata tre anni fa, su possibili caso di corruzione nella amministrazione di Blagojevich. Nel corso della indagine gli inquirenti sono stati autorizzati da un giudice a registrare segretamente le conversazioni telefoniche del governatore. Blagojevich, un democratico, è stato accusato di corruzione: avrebbe accettato, fra le varie cose, denaro in connessione con le consultazioni in corso per scegliere nelle prossime settimane  un successore ad Obama per il seggio di senatore dell'Illinois. La indagine era in corso da tempo ed il governatore aveva sempre sostenuto di non avere commesso alcun reato. Dopo che ieri era emerso il fatto che le sue telefonate erano state registrate dagli inquirenti, il governatore aveva detto ai media di «non avere niente da temere: non ho mai commesso alcun reato». Le accuse contro il governatore non riguardano solo possibile corruzione nel processo di scelta del successore di Obama ma anche altri reati come rappresaglie illegali nei confronti dei responsabili di un giornale che l'aveva criticato. Il governatore era stato rilasciato mercoledì mattina dietro il pagamento di una cauzione: Blagojevic, in tuta e scarpe da ginnastica aveva consegnato 4.500 dollari, senza rilasciare commenti, ma ancora non aveva fatto sapere nulla circa le sue eventuali (e attese) dimissioni dall'incarico.