Rotta balcanica. Rotta balcanica, il futuro che non c'è
Ma come sopravvivono da mesi in questo limbo? «Chiedono della Germania, chiedono se l'Europa riaprirà le frontiere». In una parola chiedono speranza di un futuro che viene loro negato. «Anche se il diritto all’istruzione va garantito i bambini che vivono nei campi non vanno scuola - ha raccontato Maraone -. Le organizzazioni che sono autorizzate a entrare nei campi sono poche e di conseguenza è scarso il sostegno psico-sociale che ricevono i bambini, ma anche gli stessi adulti».
Se 7.100 sono state le domande di asilo in Serbia nel 2016, di cui quasi mille in queste settimane d'agosto, e i profughi in Serbia a oggi sono circa 4.000 questo significa che mancano all'appello almeno 3mila persone. In altre parole, avviare la procedura per l’asilo in Serbia permette di prendere tempo e di trovare riparo e cibo nei centri profughi della Serbia ma l'obiettivo rimane raggiungere la frontiera serbo-ungherese, dove c'è quella che viene chiamata la «piccola Idomeni», circa mille persone accampate in modo informale. Mancano il cibo e i servizi di base: complice il fatto che le ong non possono operare nella zona di transito tra le due frontiere. L'Ungheria oltre al filo spinato ha schierato anche l'esercito al confine con la Serbia e ha introdotto una legge che punisce i profughi trovati in territorio ungherese fino a 8 km dal confine serbo. L'espulsione verso la Serbia di queste persone è immediata.