Argentina. Alla ricerca dei figli dei desaparecidos tra le due sponde dell'Atlantico
Le foto ricordano i desaparecidos a Buenos Aires
Memoria, verità, giustizia. E identità. Tutto ciò che il golpe del 24 marzo 1976 ha cercato di strappare agli argentini. Quarantacinque anni dopo, la Repubblica del Plata è riuscita a portare alla sbarra un gran numero di artefici dei crimini contro l'umanità perpetrati durante gli anni cruenti della dittatura, terminata nel 1983. Cruciale, in tal senso, il lavoro delle organizzazioni per i diritti umani, come le Madres e Abuelas de Plaza de Mayo. Sono state queste ultime, in particolare, a ritrovare 130 nietos cioè nipoti: bimbi le cui madri erano state sequestrate dai militari, uccise subito dopo il parto e fatte scomparire nei voli della morte. I piccoli, invece, venivano ceduti come bottino di guerra a famiglie amiche, che li crescevano come propri, nascondendo loro le proprie origini. Mancano all'appello, però, almeno altri 350 nipoti. Per questo, il ministero degli Esteri di Buenos Aires, la Comisión nacional por el derecho a la identidad e Abuelas hanno lanciato anche in Italia Argentina te busca. La campagna, a cui collabora l'organizzazione 24 marzo (www.24marzo.it), si rivolge ai giovani nati nel periodo del regime che abbiano dubbi sulla loro identità. E chiede loro di fare, in modo assolutamente confidenziale, il test del Dna. I figli di desaparecidos possono trovarsi in ogni angolo del mondo (informazioni sul sito www.cancilleria.gob.ar/encontrarte).
In occasione del 45esimo anniversario del golpe, inoltre, l'associazione 24 marzo ha risollevato la denuncia sul "caso Malatto", ex tenente, tra gli artefici della repressione a San Juan, tra il 1975 e il 1977 e accusato dell'omicidio di almeno 61 persone. Crimini per i quali non è mai stato processato perché dal 2010, mentre era in corso l'indagine in Argentina, Carlos Luis Malatto vive in Italia, grazie alla doppia cittadinanza. Nel 2015, dopo il no all'estradizione a Buenos Aires, l'impegno costante di 24marzo Onlus, ha ottenuto dall'allora ministro della Giustizia, Andrea Orlando, l'autorizzazione a procedere penalmente in Italia. La raccolta delle deposizioni dei testimoni a San Juan dovrebbe concludersi entro aprile.