Africa. Le truppe statunitensi ritornano in Somalia dopo 24 anni
Ufficiali americani dislocati a Mogadiscio in appoggio all'Unione Africana
A 24 anni dalla disastrosa missione “Restore Hope” in Somalia e dalla sanguinosa battaglia immortalata dal film Blackhaw down sulla battaglia di Mogadiscio, in cui venero abbattuti due elicotteri Usa e vennero uccisi 18 militari americani, innescando la precipitosa fuga dal Paese abbandonato ai Signori della guerra, un contingentedi soldati Usa, «poche decine», sono stati schierati nel Paese.
L'obiettivo ufficiale della missione - che segna un ulteriore cambio nella strategia sempre meno isolazionista, dal punto militare, del presidente Donald Trump - è assistere l'esercito nazionale (da febbraio il presidente è Mohamed Abdullahi Mohamed Farmajo, con doppia nazionalità, statunitense e somala) nei combattimenti contro i jihadisti di al-Shabaab, legati ad al-Qaeda, e condurre non meglio precisate «operazioni di sicurezza».
Come ha riferito un portavoce del Pentagono, mentre la prossima settimana il ministro della Difesa, James Mattis sarà in Medio Oriente ed in Africa, tra le mete la vitale base nella vicina Gibuti da cui vengono coordinate le operazioni dei reparti speciali statunitensi nella regione del Corno d'Africa. I militari impegnati saranno i paracadutisti della celebre 101esima divisione aerotrasportata (Le aquile urlanti), tra i protagonisti (tra l'altro) dello sbarco in Normandia. Non è comunque chiaro cosa effettivamente le truppe Usa, il cui numero esatto non è stato rivelato, andranno a fare in Somalia.
Il fragile governo somalo
Il fragile governo di Mogadiscio sopravvive solo alla presenza del contingente di 22.000 baschi verdi dell'Unione Africana, che hanno in qualche modo ristabilito un'illusione distabilità dopo oltre 30 di guerra civili. Gli shabaab, costretti a lasciare Mogadiscio nel 2011, continuano a colpire con regolarità la capitale somala.