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Giovani e Vescovi. Malvestiti: «Ecologia, liberiamoci dalla schiavitù del consumo»

Chiara Vitali giovedì 21 luglio 2022

Il 6 novembre, giovani e vescovi si sono trovati in Duomo per dialogare di Affetti, Ecologia, Intercultura, Riti, Vocazione e Lavoro

Per rispondere alle sfide ecologiche è necessaria un’alleanza tra le generazioni. Ne è convinto monsignor Maurizio Malvestiti, vescovo di Lodi, che nella giornata inaugurale di «Giovani e Vescovi» dialogò con i giovani proprio sul tema dell’ecologia. Ora quei giovani tornano a interpellarlo con le domande di cui Avvenire si fa portavoce.

Il clima è tra le urgenze del presente. Come possiamo essere custodi della Terra?

Ci aspetta una grande sfida culturale, spirituale ed educativa, che implica processi a lungo termine e deve portare a stigmatizzare alcuni ingranaggi in cui siamo immersi. Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ scrive che «il mercato tende a creare un meccanismo consumistico compulsivo per piazzare i suoi prodotti» e che «le persone finiscono con l’essere travolte dal vortice degli acquisti e delle spese superflue». Oggi pensiamo di essere liberi se possiamo consumare senza limiti, ma in realtà si tratta di una vera e propria schiavitù. I consumi, peraltro, arricchiscono la stretta minoranza che può determinare l’andamento economico e finanziario. È un meccanismo di cui spesso siamo vittime inconsapevoli, che nuoce prima di tutto a noi ma penalizza pesantemente l’ambiente.

Quali risposte concrete si possono dare, a partire dalla Chiesa?

Mi ha colpito questa affermazione del patriarca Bartolomeo: «Dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere». L’invito è per tutti ma va gridato a livello di comunità, istituzioni, Chiesa, per passare dalla cultura dello scarto a quella della cura, in modo concreto. Sui nostri territori le Chiese non possono più sfuggire al dovere di educare e testimoniare determinate proprietà valoriali: sobrietà solidale, centralità dei poveri, essenzialità nel considerare l’uso dei beni della terra, che sono di tutti non solo nell’oggi ma nel futuro. Impostazioni e modelli soffocano o imbrigliano lo sguardo solidale mentre appare improcrastinabile un’educazione intelligente all’ecologia, incentrata su nuovi stili di vita che promuovano sostenibilità e fraternità, attinte all’alleanza tra uomo e natura, tra singoli e comunità. È un processo da non eludere: ci aiuterà il cammino sinodale perché 'partecipare' consentirà di guardare lontano.

I giovani mostrano una sensibilità spiccata per il tema dell’ecologia. Che cosa vede in loro?

Li ho trovati convinti, competenti e capaci di orientare l’opinione pubblica su tematiche trascurate o assenti. Certo, non mancano incoerenze, ma ciò vale anche per gli adulti. Non serve scoraggiarsi bensì puntare sulla correzione vicendevole. Convertire il proprio stile di vita è la strada per esercitare una sana pressione su politica ed economia, dando le ali alla creatività e alla trasparenza di cui sono capaci i giovani. Le manifestazioni che li hanno visti protagonisti ovunque interpellano la comunità internazionale nella verifica dell’autentica volontà politica di contrastare gli effetti negativi del cambiamento climatico. Menti e cuori giovanili possono operare la svolta antropologica dell’ecologia integrale, avviando processi di rinnovamento, equidistanti dalla mancanza di realismo e dall’indispensabile idealità. Onestà, responsabilità, coraggio e risorse umane, finanziarie e tecnologiche più consistenti confermeranno una via nuova, aiutando da subito le fasce sociali più povere e vulnerabili.

Spesso sull’ecologia si nota una spaccatura tra i giovani che hanno idee ma non risorse e gli adulti che hanno potere ma non fanno dell’ecologia una priorità. Le generazioni si possono incontrare?

Nella Laudato si’ il Papa scrive che la Terra è «un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere a quella successiva». È un compito possibile solo con una leale solidarietà intergenerazionale e intra-generazionale, ovvero con uno scambio vicendevole che porti, fin da ora, a una costruzione collaborativa tra generazioni e non solo a un passaggio di consegne. Gli adulti non devono scaricare indebite responsabilità sui giovani, e questi, con cuore e mente aperti, possono risvegliare la coscienza ecologica nelle generazioni adulte, istintivamente meno propense alla visione ecologica integrale. In ogni caso, saremo insieme condannati a perdere questa sfida se non vi saranno consapevolezza e interazione.

La sfida accomuna persone e popoli che hanno culture e tradizioni diverse...

Sì, l’ecologia è un grande banco di prova ecumenico e interreligioso. È un tema che mi sta particolarmente a cuore avendo collaborato per oltre vent’anni alla Congregazione vaticana per le Chiese Orientali, a Roma. L’ecumenismo è irreversibile e l’intesa interreligiosa è inderogabile: l’ecologia integrale li coinvolge ambedue. Terra, persone e cose ci accomunano come fratelli e sorelle, tutti, affinché ciascuno divenga buona notizia, in dialogo con l’intera creazione e nello spirito pacificante di san Francesco d’Assisi, proposto dal Papa.