Giovani e politica. Gianotti: fatevi avanti, c'è un'amicizia sociale da costruire
Giovani impegnati nell'iniziativa "Giovani e Vescovi", il 6 novembre 2021 nel duomo di Milano
Giovani, impegno civico e fede: come si intrecciano? Risponde monsignor Daniele Gianotti, vescovo di Crema, anche lui come tutti i presuli lombardi coinvolto in prima persona in «Giovani e Vescovi», il percorso di incontro e dialogo diretto che ha l’obiettivo di costruire nuove strade di crescita dentro la Chiesa.
Lei ha ascoltato i vissuti e le idee di tanti giovani. Cosa pensa dei ragazzi che ha incontrato?
Sono rimasto colpito dalla loro competenza e passione. Erano certo giovani 'scelti', ma si erano preoccupati di raccogliere i punti di vista di altri giovani, anche 'lontani' dalla Chiesa. Mi ha colpito l’acume con cui alcuni di loro hanno saputo cogliere determinate problematiche. Valeva la pena di stare in ascolto, di ricevere critiche, sollecitazioni, proposte, e anche di rilanciarle a loro, perché la loro testimonianza in mezzo ai coetanei può essere molto efficace.
Molti giovani sono impegnati in attività civiche e di volontariato e motivano il loro impegno con i valori del Vangelo. Qual è il rapporto tra la fede cristiana e l’impegno in ambito sociale?
Il Vangelo è annuncio di vita buona, anzi, di 'vita eterna'. Una vita radicata in Dio, che abbraccia tutto l’uomo e tutta la creazione, qui e ora, e certamente anche al di là del presente e dei suoi limiti (quello della morte in particolare). Non si può credere in Gesù Cristo e non desiderare questa vita buona, per sé, per tutti e per tutto il mondo, per l’oggi e per un domani anche più forte della morte: e non solo desiderarla, ma darsi da fare perché incominci a realizzarsi. Vedo qui il nesso tra fede cristiana e impegno in ambito sociale.
Proprio le azioni politiche e l’impegno civico sono al centro del dibattito in queste settimane, con le elezioni ormai in vista. Cosa direbbe a un giovane che sta valutando se impegnarsi anche in politica?
Non saprei dire meglio di papa Francesco, quando scrive: «Propongo ai giovani di andare oltre i gruppi di amici e costruire l’amicizia sociale, cercare il bene comune. L’inimicizia sociale distrugge. E una famiglia si distrugge per l’inimicizia. Un Paese si distrugge per l’inimicizia. Il mondo si distrugge per l’inimicizia. E l’inimicizia più grande è la guerra... Siate capaci di creare l’amicizia sociale» (Christus vivit, 169): e questo richiede di impegnarsi per «la migliore politica» (Fratelli tutti, 5).
Come si possono far sentire coinvolti i giovani nel servizio al bene comune, una sfida che li porta a uscire da sé stessi?
Credo che le esperienze di servizio con gli 'ultimi', soprattutto se si prende il tempo di stare con loro, di ascoltarli, di vivere e agire insieme (e non soltanto di fare qualcosa 'per' loro), siano il punto di partenza più adatto per vivere questa uscita da sé stessi.
La Chiesa come dovrebbe accompagnare i giovani verso la passione per un impegno pubblico personale, e cosa possono fare le parrocchie, i movimenti e le associazioni?
Suggerisco almeno una tentazione da evitare: quella di 'usare' i giovani soprattutto per le necessità delle comunità cristiane, che ci sono, senza dubbio. Dovremmo però avere il coraggio e la responsabilità di dire a una ragazza, a un giovane: che bello se fai il catechismo, ma sarebbe bellissimo se tu volessi impegnarti nella politica, nella società, nella promozione del bene di tutti. E noi ti sosteniamo e ti diamo una mano a prepararti e ad andare avanti. Troppe volte, invece, rischiamo di 'accaparrarci' i giovani per le 'nostre' necessità, e di assorbire in esse tutte le loro energie.
Monsignor Gianotti - Dal sito della Diocesi di Crema
Nella sua storia personale ci sono state persone che l’hanno fatta appassionare alle sfide sociali e politiche del nostro tempo?
Cito solo un’esperienza molto recente. Ho avuto la grazia di visitare, nelle settimane scorse, i luoghi di sant’Oscar A. Romero, l’arcivescovo di San Salvador assassinato nel 1980, e di pregare sulla sua tomba e sul luogo dove l’hanno ucciso. Leggendo il lungo Diario dei suoi tre anni di episcopato, mi ha molto colpito il modo in cui Romero viveva l’impegno 'politico', cioè l’impegno per il bene del suo popolo, come parte integrante del suo ministero di vescovo, anche in un’ora particolarmente drammatica. È una testimonianza forte, che mi ha portato a fare un esame di coscienza sul mio stesso modo di essere vescovo.
Ai giovani che si affacciano per la prima volta al voto, e a cui forse la politica appare lontana, cosa consiglia?
Direi senz’altro, come minimo: andate a votare! Andateci cercando di capire – anche se le prime settimane di campagna elettorale sono scoraggianti, al riguardo – quale proposta politica persegue davvero, in modo realisticamente attuabile, il bene comune nell’Italia di oggi, e votatela, senza la pretesa di trovare la formula che risolve tutti i problemi. Incominciate assumendovi per lo meno la responsabilità del voto: è un primo passo per migliorare quella politica che ci appare lontana e astrusa.