La storia. Tra Bergamo e Sermig, «Fiducia dagli adulti così siamo cresciuti»
Il gruppo Sermig di Bergamo
Sedici anni fa un gruppo di adolescenti della provincia di Bergamo pensava di vivere una semplice e breve esperienza di volontariato al Sermig-Arsenale della Pace di Torino, il Servizio Missionario Giovani fondato da Ernesto Olivero e sua moglie Maria Cerrato negli anni Sessanta. Oggi, invece, gli stessi ragazzi inviano in Ucraina tir carichi di aiuti umanitari, coinvolgono decine di volontari nelle loro attività e hanno a cuore soprattutto i più giovani.
A cambiare la loro storia è stata la possibilità di prendersi delle responsabilità, racconta Chiara Basta, 33 anni, una delle prime volontarie del gruppo, ora mamma di due bambine. «Era il 2006, noi eravamo una decina di minorenni ed eravamo arrivati al Sermig per vivere un week-end di servizio con altri giovani – ricorda Chiara –. Ma il primo giorno, durante la visita degli spazi dell’Arsenale, abbiamo avuto un incontro imprevisto». Oltre un cancello, infatti, Chiara e gli altri ragazzi vedono dei bambini che giocano, alcuni sono in carrozzina, altri hanno sul volto una mascherina. Chiara spiega che «avevano patologie gravi, come leucemie e tumori, e venivano in Italia da altri Paesi per farsi curare. Li abbiamo conosciuti e abbiamo subito deciso di volerli rivedere». Così, dopo poco, i ragazzi tornano a Torino per una settimana di campo estivo, poi decidono insieme al Sermig di prendersi cura di quei bambini a distanza: a Bergamo organizzano raccolte fondi tra i conoscenti e inventano giochi da portare periodicamente ai bambini. Azioni piccole, che aprono però la strada: «Dopo quel primo incontro il nostro gruppo è cresciuto – racconta ancora Chiara – . Tutto è stato possibile perché abbiamo incontrato adulti (consacrati e consacrate della Fraternità del Sermig, ndr) che hanno dato a noi, un gruppo di sedicenni, la responsabilità di collaborare a un progetto così delicato». Una fiducia tra generazioni che ha aperto anche un cammino più ampio: «Abbiamo deciso di chiedere a quegli adulti di accompagnarci in un percorso di crescita personale e di gruppo». Nel tempo, altri giovani si sono uniti e le attività si sono allargate, sino ad arrivare all’invio in Ucraina di 100 tonnellate di materiale umanitario, grazie anche alla collaborazione con la Provincia di Bergamo. Il motore che li guida, oggi? «Condividere con altri giovani tutto il bene che sperimentiamo».