Pastorale. Per noi single, qual è il sogno di Dio?
Si intotola "Né carne né pesce" (Effatà, pagg.218,euro 17) il nuovo libro della teologa e musicologa Chiara Bertoglio presentato oggi al Salone del libro di Torino, di cui pubblichiamo qui ampi stralci dell'introduzione
Diversi anni fa, un’amica che gestiva un portale di informazione in lingua inglese e di ispirazione cristiana mi invitò a scrivere qualcosa sui single cristiani, e, più o meno nello stesso tempo, anche da Avvenire, mi venne rivolta una richiesta analoga. Iniziò così l’esplorazione di un tema che riguarda moltissime persone, ma che finora forse non è stato trattato adeguatamente, ossia la condizione delle persone non sposate e senza relazioni affettive stabili nel mondo di oggi, con uno sguardo particolare ai credenti cristiani.
Questi, infatti, si trovano in una situazione particolarmente delicata: normalmente, grazie alla loro formazione umana e religiosa, credono nell’amore, sognano una famiglia solida, feconda, desiderano rispondere alla vocazione alla generatività che è insita nell’amore cristiano… ma si trovano soli, spesso senza sapere il perché, e vivendo una cond
izione di profonda sofferenza. A volte si sentono sbagliati, “inamabili”; a volte si percepiscono irrealizzati, irrisolti, anche per via di una impostazione vocazionale che riduce troppo semplicisticamente le esperienze di vita cristiana ad un aut/aut fra vocazione coniugale e vita consacrata.
Ai single cristiani viene insegnato che c’è un progetto, un sogno di Dio sulla loro vita; ma non possono rassegnarsi al fatto che questo sogno si riduca a un “non-essere”: non-sposati, non-consacrati, non-genitori. E infatti non può essere così: anche se non per tutti la vita matrimoniale è il modo per realizzare la propria vocazione alla santità, e d’altra parte neanche la consacrazione religiosa è consigliabile a tutti, è profondamente sbagliato pensare che il sogno di Dio su tante persone, sempre più numerose, sia un sogno “negativo”. È un’idea davvero deleteria, che può minare l’autostima delle persone e la loro fiducia in Dio. Urge perciò trovare il tempo di ascoltare le persone single, di comprenderle in profondità; e di articolare, con loro e per loro, un linguaggio che permetta di comprendere che “vocazione” non è soltanto matrimonio o vita consacrata, ma è prima di tutto, alla radice, la vocazione alla figliolanza rispetto al Padre e alla nuzialità. Una dimensione che ciascun credente deve essere educato a vivere, perché è nel rapporto intimo ed esclusivo, sebbene profondamente ecclesiale, con Colui che “sta alla porta e bussa”, che si realizza la fecondità primaria di ogni essere umano. Nessuno è chiamato alla sterilità, nessuno è chiamato ad una solitudine “vuota”. Per tutti, invece, è la chiamata alla relazione, alla fecondità, alla generatività.
Queste, però, possono rimanere solo belle parole, parole teologicamente strutturate, ma che non riescono a toccare il vissuto di persone spesso ferite, spesso profondamente sole: è fondamentale che la Chiesa, nelle sue istituzioni, nelle sue gerarchie, ma anche e soprattutto nella sua vita vissuta, liturgica, sacramentale e pastorale, sappia individuare i modi per far percepire a ciascuno, single compresi, che ognuno ha un posto ben preciso, unico e insostituibile nel tessuto ecclesiale e agli occhi di Dio, e che questo posto è, e deve sempre essere, fecondo, nuziale e generativo.
Non a caso, credo, molte delle realtà di cui raccontiamo la storia hanno nomi che richiamano a una pienezza, a una sovrabbondanza, a quel compimento di gioia e di Grazia che solo Dio può donare alla vita di ogni uomo e ogni donna, in qualsiasi situazione di vita questi si trovino. Ci sono le “dodici ceste” che, nel Vangelo, raccolgono l’enormità di pane avanzato dal miracolo generoso e traboccante di Gesù (12 ceste); ci sono gli incontri “al pozzo” (Incontro al pozzo), che alludono all’acqua viva che Gesù dona alla Samaritana cui egli stesso aveva appena chiesto da bere, facendo poi di lei a sua volta sorgente che zampilla per la vita eterna; c’è il “sale” (Gruppo Sale) che esalta il sapore della vita, e rende sapide le persone stesse affinché possano diventare “insaporitori” della vita degli altri; c’è Betania (Gruppo Betania), icona di relazioni talmente piene e feconde da spalancare l’amicizia a un profondo arricchimento reciproco, comunione intensa, gioia vera. In questo libro incontreremo diverse realtà, sparse in Italia, in Europa e in America, oltreché nel web, e che cercano di rivolgersi, in modo diverso e complementare, alla realtà dei single cristiani.
Ci sono percorsi di accompagnamento di gruppi di single, avviati da sacerdoti diocesani e consacrati di vari ordini religiosi (francescani, salesiani, carmelitani…), alcuni con un taglio più spirituale, altri più socio/psicologico; alcuni che richiedono impegni di frequenza assidui, altri che sono pensati più come una porta aperta in entrata e in uscita. Realtà che favoriscono l’incontro fra le persone e la crescita umana e spirituale tramite una formazione anche culturale, oltre a permettere l’instaurarsi di amicizie significative che, in alcuni casi, possono anche sfociare in relazioni di coppia finalizzate al matrimonio. In generale, molte di queste realtà si propongono anche di aiutare le persone single a guarire quelle ferite del passato che molti di essi si portano dentro: fidanzamenti finiti o mai iniziati, in alcuni casi anche matrimoni che sono crollati sotto il peso del quotidiano o di fatiche di vario tipo. Diversi degli iniziatori di questi cammini hanno anche realizzato una riflessione profonda sulla tematica dei single, sia dal punto di vista antropologico (come nel caso di don Roberto Carelli) sia da quello teologico (come don Renzo Bonetti): naturalmente, i due livelli si intrecciano in continuazione.
Ci sono poi realtà che cercano di coordinare altre realtà, e proporre vie d’accesso a percorsi che spesso sono difficili da trovare o da reperire, e che invece suscitano interesse non appena vengono conosciuti: ne è un esempio il portale Single Cattolici Italia che si propone appunto di dar voce alle tante proposte che vengono realizzate in diversi contesti. Nella seconda parte del libro esploriamo altre realtà digitali, che si possono sbrigativamente definire come “siti di incontri cattolici”, ma che in realtà sono sempre molto di più. Innanzi tutto, hanno una chiara prospettiva matrimoniale, sebbene si glorino anche delle semplici amicizie che riescono a favorire; in secondo luogo, promuovono a loro volta la formazione culturale e religiosa dei membri, e realizzano opportunità di incontri in persona, con gite, eventi, iniziative di preghiera, pellegrinaggi. Ovviamente, ci possono essere perplessità sull’uso di internet per incontrare l’anima gemella, soprattutto se il punto di vista da cui si valutano queste realtà è quello della fede e della vocazione: può sembrare quasi una forzatura ricorrere a delle ricerche su web per trovare la persona che Dio ha pensato come compagno o compagna di vita! Eppure, sappiamo che internet è un mezzo, e come tale può essere utilizzato bene o male, santamente o in modo deviante.
È un’opportunità, che, utilizzata in modo sano ed equilibrato, può concretamente aiutare tante persone a uscire dalla solitudine. Si tratta, comunque, di realtà che vanno valutate con discernimento; e, per questo motivo, ognuna delle storie che raccontiamo è corredata da spunti di riflessione e di lavoro, che possono essere utilizzati (anche in modo selettivo) dal singolo per una revisione di vita o dal gruppo per una discussione e un confronto.