Famiglia

Separazioni. "Papà ha lasciato la mamma. Mi è venuto il mal di cuore"

Luciano Moia giovedì 17 ottobre 2024

I disegni dei bambini nel libro "Perché proprio a me?"

“Non me l’aspettavo proprio. Ho pensato che la mia famiglia all’improvviso non c’era più, che tutto cambiava per sempre”. Così scrive Marta, 9 anni, alla notizia della separazione dei genitori. E disegna nuvole grigie su un cielo nero con fulmini che s’intrecciano. Giuseppe, 10 anni, ricorda quando il papà è andato via da casa: “Ha detto che andava a trovare la nonna. Io l’ho aspettato per giorni, per mesi. Ho sentito quella tristezza che si sente quando sei in una sala d’attesa”. E disegna il papà con un borsone mentre la mamma guarda da un’altra parte con le braccia allargate. Luca, 8 anni, punta sull’immagine dello strappo: “Quando mamma e papà si sono separati si son rotte tante cose nella mia famiglia. I miei giochi riesco ad aggiustarli quasi tutti, ma l’amore tra mamma e papà non c’è stato niente per incollarlo di nuovo”. Pensieri semplici, frasi che probabilmente i bambini ascoltano e rielaborano con il loro candore segnato da una sofferenza profonda per la famiglia spezzata, per tutto il loro mondo – perché i bambini non hanno altri riferimenti – che sembra andare a rotoli.

“La separazione fa sperimentare un senso di instabilità, cambia l’idea di famiglia e di amore tra mamma e papà. I bambini scoprono che l’amore tra i genitori non è per sempre”, si legge in un volumetto prezioso, Perché proprio a me?, presentato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ieri mattina al Maxxi di Roma. “La separazione non è innocua per un bambino perché va a incidere sul suo bisogno di sicurezza. Fa emergere paure, interrogativi, incertezze e altri stati d’animo ai quali abbiamo voluto dare voce”, ha detto Carla Garlatti. Il volumetto, con le osservazioni e i disegni dei piccoli, è stato realizzato in collaborazione con il Consultorio familiare dell’Università Cattolica di Roma. Disegni e frasi sono dei piccoli che hanno partecipato ai “Gruppi di parola”, strumenti preziosi che aiutano i bambini a vivere con maggior consapevolezza un momento delicato della loro esistenza e a far comprendere ai genitori che “separarsi bene” aiuta i figli a vivere meglio. Un progetto voluto e finanziato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.

“La separazione può capitare e i genitori non vanno colpevolizzati, né stigmatizzati. In tali circostanze è però fondamentale che la coppia faccia attenzione a non danneggiare i figli”, ha aggiunto Garlatti. “Mi auguro che questo libro, “fatto” dai bambini e dalle bambine e pensato per i genitori, possa aiutare questi ultimi a porre al centro i figli, per costruire una comunicazione nuova e positiva”. Le immagini del libro, selezionate dallo staff del Consultorio familiare dell’Università Cattolica nella sede di Roma da un repertorio di circa mille disegni, sono state inserite in un prodotto grafico, firmato da Antonella Abbatiello e Stefano Baldassarre, che ha valorizzato l’espressività dei bambini. Ad accompagnarle i commenti elaborati dal gruppo di esperti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

“Dall’esperienza con i gruppi di parola abbiamo scelto le parole e disegni che raccontano i percorsi emotivi di molti bambini: la loro paura di perdere le relazioni più importanti, la fatica per adattarsi ai cambiamenti, ma anche cosa li aiuta a stare meglio, come mantengono o ritrovano fiducia e serenità”, ha spiegato Paola Cavatorta, direttore del Consultorio familiare dell’Università Cattolica. Alla presentazione del volume sono intervenute, oltre a Garlatti, Cavatorta e a Baldassarre, il magistrato Monica Velletti, presidente della prima sezione civile del Tribunale di Terni e, in videomessaggio, Raffaella Iafrate, docente di psicologia e delegata per le Pari opportunità del Rettore dell’Università cattolica.

Nelle pagine del volumetto i bambini raccontano delusioni, preoccupazioni, rabbia, sfiducia. “Mi è venuto il mal di cuore”, sintetizza Elena 7 anni. E Nino, 6 anni, aggiunge: “Ho pianto tanto e mi è preso un colpo ed ero molto triste”. Più elaborato il pensiero di Sara, 10 anni, che si sente in colpa perché è convinta di essere responsabile per la conflittualità tra i genitori: “Ho pensato che ero io quella sbagliata”. Perché, quando i genitori litigano, i bambin si sentono dimenticati. Capita troppo spesso, purtroppo, che mamme e papà, tutti assorbiti dai loro contrasti, non vedano più i bisogni dei figli e il loro disaccordo innesca nella famiglia un clima pesante di incomunicabilità. Alessandro, 8 anni, sintetizza così il clima che si respira in famiglia “Papà dice: non dire niente a mamma, dì tutto a me. Mamma dice: non dire niente a tu padre. Mi confondete!!”.

La sensazione è quella di essere tagliati a metà, quasi contesi da due amori – quello della mamma da una parte e quello del papà dall’altra – che rimangono tenaci ma, agli occhi dei bambini, diventano inconciliabili. Scrive Giacomo, 11 anni: “Mi sento tirato da due parti e ho paura di spezzarmi a metà”.

Ma, come si spiega nei “Gruppi di parola”, anche se i genitori prendono strade diverse, l’amore nei loro confronti non cambia, come non cambia l’affetto verso nonni, zii, cugini. “E restano uguali gli amici, non cambiano i bei ricordi, i nostri animali,” scrivono Sara, Alessio, Marco, Cesare e Flaminia. E quando si creano nuovi legami, annotano gli esperti, “possono essere accolti positivamente dai figli che vedono papà e mamma di nuovo felici”. Un passaggio affettivo non sempre agevole, che talvolta può diventare motivo di contrasto e di incertezza. “Per altri bambini può essere difficile accettare le nuove relazioni e in alcuni casi c’è il rifiuto di incontrare i nuovi partner anche per molto tempo”.

Come uscirne? “I bambini ritrovano la fiducia - si spiega - se possono continuare ad amare entrambi i genitori senza dover scegliere. Affrontano la vita con più speranza se si sentono amati e capiti. I bambini costruiscono legami positivi se vedono i genitori rispettarsi e collaborare”. Conclude con saggezza Sonia, 9 anni: “Il brutto tempo è passato, non c’è più la tempesta”. E Maria Carla, 11 anni, aggiunge: “Amo la mia famiglia, così com’è”. Il ricordo delle preoccupazioni e delle sofferenze non si cancella, la tristezza per quei mesi tormentati di musi lunghi e di parole grosse rimane, l’ansia, la rabbia, il senso di colpa aleggiano come un velo pesante che a volte si riaffaccia nell’anima, ma alla fine, se aiutati e accompagnati in modo corretto e delicato, i bambini comprendono che loro famiglia c’è ancora, anche se le case sono diventate due e papà e mamma non vivono sotto lo stesso tetto.