Adozioni. «Non cercherò mai mia madre naturale. Vi spiego perché»
Non sempre. Queste donne, nella maggior parte dei casi, hanno un’altra famiglia, altri figli. Pensiamoci bene. Queste donne hanno già fatto una scelta di grande coraggio e di grande responsabilità. Hanno compreso di non potersi occupare del bambino che stava per nascere e hanno lasciato che altri se ne prendessero cura. Hanno messo da parte l’egoismo e fatto prevalere il bene del bambino. Ecco, tutti i figli adottivi affidati alle istituzioni alla nascita dovrebbero considerare sufficiente quel dono e non pretendere altro. Un gesto di amore e di rispetto.
Eppure, si continua a ripetere che conoscere le proprie origini biologiche sia un diritto.
In queste situazioni ci sono in gioco tre diritti. Quella della donna a partorire in anonimato, che è un diritto riconosciuto in Italia dal 1928 ed è assicurato a tutte le donne, italiane e straniere, con e senza cittadinanza. Il secondo diritto è quello di nascere in sicurezza in un ospedale. E anche questo è riconosciuto a tutte le donne. Il terzo è quello del figlio adulto a riconoscere le proprie origini, secondo modalità che sono però in attesa di una legge. Perché mai questo diritto dovrebbe prevalere sui primi due?
Lei non ha mai avuto il desiderio di scoprire chi l’ha messa al mondo?
Certamente è una curiosità che, soprattutto nell’adolescenza, s’affaccia. Ma poi con la riflessione e con i consigli giusti, prevalgono altri ragionamenti. Accettare il dono della vita, rendersi conto che non sei stata abbandonata ma affidata a qualcuno che si sarebbe preso cura di te. Prendere coscienza del fatto che i tuoi genitori adottivi hanno fatto tutto il possibile e, a tutti gli effetti, sei stata una figlia amata, educata, accudita. Guardi, se dovessi incontrare la donna che mi ha messo al mondo – che, ribadisco, non voglio cercare – non riuscirei a chiamarla mamma. È stata madre. Non mamma…
Che differenza c’è, a suo parere?
Madre è colei che genera, mamma quella che ti fa crescere e che ti tiene nel cuore per tutta la vita. Guardi, nel mio libro c’è una poesia che sintetizza bene, secondo me, questi due concetti. Permetta che gliela legga.
Mamma: la parola che ripetiamo più spesso
Mamma: la persona più importante!
Madre: colei che mi genera
Mamma: colei che mi cresce
Madre: colei che dal primo momento mi fa crescere nella sua pancia
Mamma: colei che già da prima del mio arrivo, mi tiene nel suo cuore!
Madre: colei che mi dona la mia vita
Mamma: colei che mi dona la sua vita!
Non tutte le donne possono essere madri
Non tutte le donne sono in grado di essere mamme
Mamma c’è…
Mamma mi ama
Mamma mi educa
Mamma mi bacia
Mamma mi abbraccia
Mamma mi consola
Mamma mi sprona
Mamma mi insegna le regole…
Mamma mi dice di no…
Mamma mi dice di sì…
Mamma mi lascia libera…
Mamma mi lascia sbagliare…
Mamma…
Spesso madre e mamma coincidono, a volte no!
E se è la volta no…
Ci metterai molto a capire e perdonare la prima,
non smetterai un solo istante di amare la seconda!
Grazie a mia madre per avermi donato la vita!
Grazie a mia mamma per avermi donato l’amore per tutto il resto della mia vita!
Una poesia che fa riflettere, certamente. Ma non possiamo negare che l’attesa di tanti altri figli adottivi per una legge rimane altissima. Le proposte esistono e forse in questa legislatura si arriverà ad approvarla. Che caratteristiche dovrebbe questa legge per essere rispettosa sia dei diritti della madre naturale sia dei figli abbandonati alla nascita?
Per me, e per tanti altri figli adottivi che come me ritengono fondamentale il rispetto della decisione di una madre al momento del parto, l’unica legge accettabile dovrebbe escludere ogni possibilità di ricerca da parte del figlio e ogni possibilità di interpello da parte dei tribunali. Dovrebbe semmai essere la donna a decidere di andare in Tribunale a dichiarare la propria disponibilità all’incontro: “Se mi dovessero cercare, sono disponibile”. Ma non dev’essere cercata, non dev’essere interpellata se non c’è a monte questa dichiarazione di disponibilità.
Una posizione che sembra molto rigida…
Ma no. Scusi, non succede lo stesso con l’adozione? Quando un minore viene adottato in via definitiva con sentenza del tribunale, per la madre naturale non c’è alcuna possibilità di sapere dov’è e come si trova quel figlio di cui non ha potuto o voluto occuparsi. Non può cercarlo. Ma allora perché io, figlia, devo pretendere di violare la privacy di quella donna. Dev’essere una cosa reciproca. E poi, come detto, quella madre ha molto probabilmente un’altra famiglia, un marito, dei figli che certamente non sanno nulla di quell’altro figlio/a, avuto in precedenza e poi lasciato in ospedale. Per quella famiglia sarebbe un terremoto scoprirlo. Ma le faccio un altro esempio. Oggi, tra le donne che scelgono il parto in anonimato ci sono tante musulmane. Se tra 25 anni qualcuno avesse il “diritto” concesso dalla legge di rintracciarle, è facile immaginare quale sarebbe la sorte di queste donne.
Sono preoccupazioni legittime e probabilmente anche fondate. Ma cosa rispondere allora ai circa 400mila figli adottivi di cui, secondo alcune stime, almeno il 50-70 per cento, sarebbe interessato a rintracciare le proprie origini?
A parte il fatto che, secondo statistiche più credibili, i figli lasciati alla nascita negli ultimi 60 anni sarebbero più o meno un quarto della cifra indicata. E che quelli interessati a conoscere la madre naturale sarebbero decisamente una minoranza che per altro nessuno può indicare, perché non esistono ricerche in questo senso. A me preoccupano soprattutto i numeri relativi a quelle madri che scelgono di abbandonare i figli perché hanno timore del parto in anonimato con l’incubo di essere rintracciate dopo 25 anni. E i numeri di quei bambini abbandonati che non saranno compresi in nessuna statistica perché su di loro non c’è alcun conteggio ufficiale. Se ci fosse una statistica dovremmo scrivere “zero”. Ma sarebbe uno “zero” colmo di dolore e di angoscia. Colmo di volti disperati. Vogliamo continuare a riempire quello “zero”?
Non abbiamo certezza però che una nuova legge, equilibrata e ragionevole, possa davvero produrre i danni che lei evoca…
Se per le donne non ci saranno forti garanzie per quanto riguarda il rispetto della riservatezza al momento del parto i rischi sono troppo elevati. No, guardi, stiamo andando incontro a una serie di possibili violazioni con ripercussioni anche gravissime. Vogliamo frenare il ricorso al parto in anonimato e incrementare gli abbandoni nei cassonetti e sui marciapiedi? Fermiamoci finché siamo in tempo.