Famiglia

La festa. Ma quali santi invoca la famiglia?

Benedetta Verrini giovedì 31 ottobre 2024

Gianna Beretta Molla con il marito Pietro e la prima figlia

Ce li portiamo nei nomi, li celebriamo in alcune ricorrenze, li invochiamo nelle difficoltà. Sono con noi, ma a volte la loro vita ci pare talmente esemplare da essere proprio irraggiungibile. La famiglia italiana è ancora devota ai santi? Come li pensiamo, in particolare in prossimità della festa del primo novembre? Lo abbiamo chiesto a Marco e Romina Manali, coppia di sposi impegnata nell’approfondimento e nella formazione teologica (coinvolta nel Progetto misterogrande, un laboratorio teologico-pastorale per la promozione del matrimonio e della famiglia), che ha recentemente pubblicato Compagni di viaggio. I santi che illuminano la vita di famiglia (Edizioni San Paolo). «Abbiamo la fortuna di vivere in Umbria, a poca distanza dai monasteri di Francesco e Chiara. Da qui vediamo ancora una splendida devozione da parte di tanti pellegrini e visitatori, fatta dall’incontro coi luoghi che riecheggiano una grande storia. E poi, sicuramente, gioca la sua parte la ricerca interiore di ciascuno», spiegano.

Ma chi si rivolge ai santi, nella nostra contemporaneità?

Naturalmente ci sono i credenti, che nei santi vedono l’esperienza del divino, cioè il modo in cui Dio si manifesta nella vita delle persone, ma ci sono anche in non credenti, che si avvicinano ai santi attraverso percorsi culturali, perché hanno dentro al cuore una domanda di senso.

Nel vostro nuovo libro c’è un percorso d’incontro con dodici figure, tra santi e beati, che appartengono al nostro tempo: da don Pino Puglisi a Carlo Acutis, da Chiara Luce Badano a don Oreste Benzi. Sono profili che forse sanno stare più vicini ai problemi moderni?

Sicuramente la loro vita ci parla da un orizzonte vicino, che conosciamo; il loro quotidiano è stato simile al nostro. Ed esercitano una fortissima attrattiva nei giovani. Qualche estate fa abbiamo fatto un campo estivo “alternativo” coi ragazzi della nostra parrocchia: siamo stati ospitati per alcuni giorni nell’episcopio di don Tonino Bello. Abbiamo incontrato di persona chi lo aveva conosciuto e amato, e che oggi continua a promuovere i suoi progetti per i poveri. L’esperienza, per i nostri ragazzi, è stata fortissima: hanno conosciuto una storia santità “dei giorni nostri”, hanno sperimentato la domanda di cambiamento e realizzazione che porta una vita così esemplare. Puoi restare uguale, dopo essere stato accanto a un santo, dopo aver capito il senso del suo servizio?

“Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità”, ha scritto Papa Francesco nella Gaudete et Exsultate. Il suo richiamo alla “santità della vita di famiglia” è costante anche in Amoris Laetitia e nei tanti interventi che dedica alle coppie di sposi. Viene quasi da schermirsi: ma come, proprio noi, santi?

Certo, capita di sentirsi così, un po’ “inadeguati”, perché i santi li associamo allo straordinario, ai gesti eroici, al sopportare terribili prove. Ma anche le più straordinarie vicende dei santi della storia, dobbiamo ricordarlo, sono solo momenti eccezionali maturati in un quotidiano sconosciuto. Il vivere nell’ordinario, rispondendo alla chiamata dell’amore, ci avvia su un cammino di santità che è la ricerca costante e incrollabile della pienezza di vita. In un tempo in cui il modello della famiglia è ampiamente in crisi, viverlo fino in fondo, superando insieme le difficoltà, significa essere testimoni di santità.

Colpisce, in tema di pienezza, il percorso di un giovane come Piergiorgio Frassati, che esercita il fascino della coerenza delle scelte, ma anche la gioia di vivere.

Sì, Piergiorgio Frassati - come Carlo Acutis, del resto – ci porta due diversi doni: non aver paura del proprio tempo, usandone i mezzi in modo buono, e intravedere il cambiamento portando in sé una testimonianza di bellezza. Carlo e Piergiorgio hanno capito, in un mondo spinto sempre più verso la ricchezza, l’egoismo e l’imperialismo degli oggetti, che le cose si usano e le persone si amano, non il contrario.

Anche Gianna Beretta Molla, che voi associate alla speranza, è un modello di donna che ci interroga tutte, al giorno d’oggi. Diventata medico tra tante difficoltà, amava profondamente suo marito e ha messo al mondo i figli che desiderava. Adesso invece viviamo nel dramma di dover scegliere: o la carriera o i figli.

Gianna ha portato avanti tutto quello che si era prefissata e ha fatto una vita bellissima, all’insegna non della sottrazione, “o questo o quello”, ma dell’incremento: “sia questo, sia quello”. Ha tenuto insieme studi, lavoro, amore, figli: seguire la via di Cristo insegna questo, a tenere insieme l’impossibile.

Allora, nel giorno dei santi, chi pregherete?

Pregheremo tutti i santi che ci parlano, con la loro vita, dal lungo svolgersi della storia, e che ci testimoniano non la grandezza, ma la pienezza della vita. Pregheremo per gli sconosciuti che hanno vissuto loro accanto, e ne sono stati cambiati, e per quelli che hanno percorso una via silenziosa di santità. Pregheremo anche per le generazioni che ci hanno preceduti e che si sono impegnate a fare dei cristiani un popolo bello, capace di portare speranza nel mondo. E il giorno dopo, il 2 novembre, pregheremo per i morti, che hanno vissuto con fede il loro quotidiano, e che ci aspettano nel Regno dei Cieli, insegnandoci la bellezza del nostro essere umani abitati da un’anima immortale.