Famiglia

Revenge porn. "Le mie foto intime sul web? Nessun problema, lo rifarei"

Paola Molteni sabato 23 novembre 2024
“Tutti i giorni veniamo a conoscenza di storie di violenza e di ricatti che si consumano nella rete. Con uno smartphone basta un minuto per distruggere la vita di una persona, soprattutto quella fragile dei più giovani. La tecnologia è una risorsa preziosa ma può diventare anche un mezzo con cui si commette un crimine. Ecco perché un’azienda come la nostra ha il dovere di utilizzare i suoi strumenti per educare e fare prevenzione”.

Così Carlo Barlocco, Executive Director & General Manager Italy di Motorola Italia, spiega perché la società ha deciso di mettersi in prima linea per contrastare la nuova piaga del web, il revenge porn, cioè la condivisione e la pubblicazione di immagini o video intimi in rete senza il consenso della persona ritratta, allo scopo di nuocerle, umiliarla o ricattarla. Una forma di violenza che può portare a gravi conseguenze, sia fisiche che psicologiche, di fronte alla quale l’azienda ha deciso di impegnarsi attivamente promuovendo il progetto NonMiViolare. Un’iniziativa realizzata in collaborazione con Telefono Rosa, la prima associazione italiana al fianco delle donne che dal 1988 offre supporto alle vittime di violenza. Fondamentale, per la realizzazione del progetto, il contributo di Polizia di Stato – Polizia Postale, e il supporto di AC Monza, Pallacanestro Varese e UYBA Volley.

Presentato nei giorni scorsi a Milano presso lo spazio Lenovo, il programma educativo si basa sull’uso responsabile dello smartphone. Una guida pratica e semplice, che è già disponibile sul sito https://nonmiviolare.it/, dove ragazze e ragazzi potranno trovare tutte le informazioni utili per affrontare i pericoli di questa trappola online.

Una realtà allarmante, come indicano i dati di un’indagine che Motorola ha realizzato insieme alla società di ricerca Nielsen su un campione di giovani di età compresa tra i 18 e i 27 anni, presentati nel corso dell’evento. Il 92% degli intervistati sa bene cos’è questa pericolosa condotta e un giovane su quattro conosce una vittima del reato. Ancora più preoccupante però è che nonostante la consapevolezza delle gravi ripercussioni psicologiche, come depressione, isolamento e persino suicidio, la metà dei giovani è disposta a condividere nuovamente le proprie foto intime.

Il 90% riconosce nello smartphone lo strumento utilizzato per commettere revenge porn. Invece, solo il 52% identifica come reato il cosiddetto deepfake, cioè quelle tecniche basate sull’intelligenza artificiale che permettono di inserire il volto di una persona in contenuti pornografici senza il suo consenso. Un fenomeno che pure è noto all’83% di chi ha risposto all’indagine. Una sottovalutazione che si traduce in una scarsa e preoccupante propensione alle denunce: meno della metà denuncerebbe, pur conoscendo la vittima, e solo un giovane su quattro lo farebbe se si trattasse di un estraneo.

La buona notizia che emerge da questi numeri è che esiste una forte richiesta di informazione: il 95% vuole maggiore consapevolezza sul fenomeno e il 79% desidera indicazioni su come proteggersi. Sono le donne intervistate, con una percentuale pari all’85% contro un 74% degli uomini, ad essere maggiormente interessate a una maggiore cultura sul tema.

Ed è proprio sulla base dei dati emersi dal sondaggio che l’azienda, insieme alle esperte di Telefono Rosa, e con il contributo della Polizia di Stato, hanno realizzato questo booklet, cioè un opuscolo digitale e smart, che offre in un linguaggio semplice gli strumenti concreti per comprendere che cos'è il revenge porn, quali sono le sue implicazioni legali, fisiche e psicologiche e in che modo prevenirlo, promuovendo una cultura del rispetto e della consapevolezza online.

La guida spiega anche come reagire in caso di diffusione di immagini intime, indicando a chi rivolgersi e quali passi intraprendere per tutelarsi. Regole chiare e semplici che aiutano a difendersi. Tra le altre, quelle che invitano a non lasciare in giro i propri dispositivi, non condividere le password, non affidare ad alcuno il cellulare, non accettare in regalo smartphone o tablet già inizializzati. E tra i consigli rivolti ai ragazzi, quello più importante: parlate, confidate sempre dubbi e paure in famiglia.

Lo fa presente anche Giorgia Bulgarella, Responsabile Marketing di Motorola Italia. “Invitiamo mamme e papà a visitare il sito e approfondirne i contenuti. Abbiamo deciso di promuovere la nostra iniziativa proprio per sensibilizzare anche i genitori su questa emergenza e per ricordare loro che il dialogo su temi spesso considerati come tabù possono invece colmare quel vuoto di comunicazione familiare che spesso alimenta disagi e malesseri”.

“Una guida che può essere intesa anche come primo spunto per riflettere in famiglia, non solo sui reati online ma sulla dimensione virtuale che coinvolge tutti, i figli e gli stessi genitori”, aggiunge Annarita Antoniani, psicologa di Telefono Rosa. “Questa lettura condivisa può essere l’occasione in cui anche madri e padri si mettono in discussione rispetto al loro rapporto con cellulari e tablet, abitudini e tempi di utilizzo. È quanto mai importante oggi sforzarsi di sviluppare uno spirito critico verso il mondo digitale, avere consapevolezza delle sue risorse e soprattutto dei rischi, per noi e per i figli”, raccomanda l’esperta. Che conclude: “e quando si pensa che la vita in rete e sui social sfugga al nostro controllo non abbiamo paura: chiediamo aiuto”.