Famiglia

Fragilità. La casa che fa sorridere i bambini malati

Antonella Galli lunedì 20 maggio 2024

Una bambina gioca in un appartamento di CasaAmica

Giada ha nove anni e un grande spirito di adattamento. Quando la malattia, senza alcun preavviso e con inaspettata violenza, è entrata nella sua vita, ha cambiato del tutto la sua quotidianità. Prima, ha dovuto lasciare la scuola, per un lungo periodo di ricovero in ospedale. E poi, la sua casa e la sua città, per trasferirsi a Milano, dov’è in cura all’Istituto dei tumori.

Giada ha un grande spirito d’adattamento, ma è pur sempre una bambina. E, com’è giusto che sia, ha trovato un modo per riappropriarsi delle sue abitudini. Soprattutto di quelle che la fanno sentire più serena. E così, dopo le lunghe mattinate passate in ospedale, fra terapie, visite ed esami, appena torna a “casa”, Giada indossa il suo pigiama preferito, un paio di calzettoni colorati e inizia a giocare. Ha bisogno di riposarsi e, ancor più, di trovare un luogo e un tempo dove divertirsi senza pensare, almeno per un po’, alla sua malattia.

Da qualche mese, per Giada e per Manuela, la sua mamma, questo luogo, questa nuova “casa”, è “Casa Bambini”, la struttura di CasAmica dedicata all’accoglienza dei piccoli malati, e dei loro famigliari, che arrivano a Milano per sottoporsi a interventi chirurgici o per seguire cure che spesso si protraggono per lunghi periodi.

Nata nel 1986 per volontà di una giovane mamma milanese e della sua famiglia, CasAmica - che oggi ha 4 sedi a Milano, 1 a Roma e 1 a Lecco - in quasi 40 anni d’attività ha aperto le sue porte a oltre 100mila persone (fra malati e familiari), mettendo a loro disposizione spazi curati e accoglienti, dove sentirsi davvero “a casa lontano da casa”. “Il nostro obiettivo, però, non è solo quello di offrire una camera, una cucina, uno spazio comune…”, sottolinea Stefano Gastaldi, direttore generale di CasAmica. “Per noi, “casa” significa soprattutto un posto dove essere accolti e sostenuti, dove potersi confidare e affidare, sicuri di poter trovare serenità e comprensione, aiuto concreto e preziose amicizie”.

Amicizie e legami che si instaurano pian piano, nella condivisione dei piccoli gesti di ogni giorno - il pranzo da preparare, le attività con i volontari, sempre presenti per aiutare a tenere lontane la solitudine e la malinconia, le chiacchiere dopo cena… - e delle tante emozioni che accompagnano il percorso della malattia e della cura. A CasAmica arrivano persone da tutt’Italia ma spesso anche dall’estero. E portano con sé lingue, culture e abitudini diverse. Fra le pareti, ora colorate, di uno dei matronei laterali della Chiesa milanese dei SS. Nereo e Achilleo e sul grande terrazzo che, quando arriva la primavera, si riempie del profumo dei fiori e delle voci allegre del quartiere, però, le barriere cadono rapidamente. E anche se non si parla la stessa lingua, un modo per capirsi e confortarsi a vicenda lo si trova senza grandi difficoltà.


“In casa, la mattina soprattutto, c’è sempre movimento. Le persone vanno e vengono dagli ospedali e ognuno ha tempi diversi, dettati dalle terapie e dalle visite. In cucina, però, ci si ritrova sempre con qualcuno” racconta Manuela. “Ed è bello scambiarsi le ricette, osservare quello che sta preparando un’altra mamma, scoprire pietanze diverse. Anche Giada si è lanciata ad assaggiare cibi un po’ più “piccanti” di quelli che si solito predilige e credo le siano piaciuti. Noi non abitiamo molto lontano da Milano ma Giada deve essere in ospedale molto presto tutte le mattine per la radioterapia e sarebbe stato impossibile fare avanti e indietro ogni giorno. Quando siamo arrivati qui, non sapevo bene che cosa avremmo trovato. Ci siamo sentiti subiti a “casa”, però. E con la certezza di avere sempre qualcuno su cui fare affidamento”.

“La malattia di una persona cara - e tutto ciò che le ruota intorno: le cure, i colloqui con i medici, le pratiche burocratiche… - ti assorbe completamente. Spesso – continua Manuela - non ti lascia nemmeno il tempo di respirare. E se sei lontano da casa, dalla tua famiglia, dai tuoi amici, sapere di poter contare su qualcuno che ti aiuta a gestire la quotidianità è molto importante. Ma ancor di più lo è sentirsi circondati da una disponibilità e da una comprensione discrete eppure totali.

Quello che stiamo attraversando è difficile. La preoccupazione non ti dà tregua. E ogni piccolo gesto può fare la differenza per aiutarti ad affrontarla. Il 14 aprile, Giada ha compiuto gli anni. Le volontarie lo hanno saputo e hanno organizzato per lei una festa a sorpresa…”.

Si emoziona, Manuela, ricordando quel momento di allegria. Mentre parliamo, la sua voce spesso si incrina, i suoi occhi si riempiono di lacrime. Con lo sguardo non perde mai di vista Giada che, nella sala accanto, gioca con una volontaria e con una ragazzina rumena, anche lei ospite di CasAmica da diverso tempo. Viene da chiedersi come possano fare, considerato che nessuna conosce la lingua dell’altra. Insieme, però, sembrano davvero divertirsi molto. Quando un’altra volontaria arriva con un vassoio di dolci alla panna, poi, i confini cadono del tutto. E davanti alla gioia di Giada per questa inaspettata merenda, Manuela si concede un sorriso e, almeno per un attimo, si gode la normalità di un pomeriggio di giochi fra bambini.

Anche Attilio ci accoglie con sorriso. Lui è già stato qui, lo scorso anno, con Serena, sua figlia. Ci sono rimasti per parecchi mesi, durante i quali lei ha affrontato un percorso di cure molto duro. Ora è il soggiorno è più lieve, perché si tratta di un controllo, per verificare che tutto proceda bene.

“Quando siamo arrivati qui la prima volta, Serena, a 16 anni, aveva appena ricevuto una diagnosi terribile. Il medico ci aveva detto: il 50 per cento dei malati ce la fa, l’altro 50 per cento no Non conoscevamo Milano ed eravamo spaventati, agitati, confusi. Avevamo bisogno di un posto dove stare che fosse compatibile con le nostre risorse economiche; di indicazioni pratiche, concrete, su come muoverci in città. E ancor di più, di sentire che intorno a noi c’era qualcuno che sapeva capire quello che stavamo attraversando. A CasAmica abbiamo trovato tutto questo. E abbiamo condiviso con chi ci stava accanto la strada in salita che dovevamo per forza percorrere. Quando Serena ha iniziato le cure, la radioterapia le bruciava la pelle. Poi, sono caduti i capelli... Sa che cosa vuol dire questo per una ragazzina?”.

“Quanti momenti difficili ci sono stati, quanta sofferenza, quanta paura. A un certo punto – riprende Attilio - anche mia moglie si è ammalata e ha dovuto essere operata. Io ho lasciato il lavoro, per prendermi cura di loro. Ogni tanto vacillavo, certo. Non potevo lasciarmi andare, però, perché avevano bisogno di me. Dovevo dare loro sostegno e coraggio, per combattere la malattia. La sera, qui a “casa”, insieme agli altri ospiti, ci confidavamo timori e speranze, ci facevamo forza a vicenda. Insieme, però, abbiamo anche riso, scherzato, ci siamo divertiti. Se ti abbatti è finita. Devi sempre guardare avanti, anche quando vedi solo il buio. Perché la vita è bella, nonostante tutto”.

Già, la vita è bella, nonostante tutto. Nonostante ti possa capitare di ammalarti a 15 anni di un male che non lascia scampo. Nonostante tu debba lasciare la tua casa, su una piccola isola in mezzo al blu del mare, e ritrovarti nel grigio di Milano.

La vita è bella, nonostante tutto. Come scriveva nel suo diario Alessia, che a CasAmica ha passato gli ultimi mesi della sua vita. Portandosi in ospedale i vocabolari di latino e greco, facendo le boccacce nelle foto che la ritraggono con i capelli tagliati a zero, dando forza a chi le stava accanto, arrabbiandosi e dicendo parolacce - quando servivano… - come qualsiasi altra ragazzina della sua età. Con lucidità, ma anche con serenità. Perché la vita è bella. Nonostante tutto.

Per maggiori informazioni su CasAmica e per sostenerne i progetti, in particolare i lavori per la costruzione di una nuova struttura, alle porte di Milano, che conterà circa 60 nuovi posti letto: https://www.casamica.it/