Coppia. In Italia i figli di genitori separati sono tra più infelici d'Europa
Fino a vent’anni fa, al momento della separazione, i bambini venivano affidati quasi d’ufficio alle madri. In Italia capitava nel 98 per cento dei casi. Ma anche in altri Paesi europei la percentuale non era molto diversa. L’affido esclusivo alla mamma lasciava ai papà un numero limitato di visite programmate. Poi si è fatta strada l’esigenza di una genitorialità condivisa come soluzione capace di offrire risultati positivi per bambini e genitori. Da una parte una migliore collaborazione genitoriale e una decrescita del conflitto familiare, dall’altra un miglior benessere socio-emotivo e psicologico dei minori, oltre a livelli inferiori di stress. In Italia questo diritto è assicurato dalla legge 54 del 2006 che garantisce al bambino di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascun genitore. Ma, come visto, si tratta di un diritto che è rimasto nel grande campo delle buone intenzioni.“In Italia, nonostante qualche segnale di miglioramento, la custodia congiunta dei figli è una strada ancora troppo poco percorsa – racconta Vittorio Vaccaro, conduttore televisivo e da sempre vicino alle tematiche riguardanti la famiglia – In parte la causa va ricercata in retaggi culturali che vedono ancora la mamma come prima responsabile della crescita di un minore. Se da questo punto di vista stiamo migliorando, ci sono altri problemi da superare come ad esempio il salary gap tra uomini e donne. Anche le istituzioni possono fare la loro parte con leggi che incentivino l’affidamento congiunto”.I dati che riguardano l’Italia vedono l’affidamento congiunto (equo e non) aumentare con l’avanzare dell’età dei minori fino a raggiungere il 9,2% nella fascia 16-17 anni mentre è decisamente basso (2,6%) per la fascia 0-5. In Europa il Paese dove l’affidamento congiunto equo è maggiormente diffuso è la Svezia. Nel Paese scandinavo è praticato nel 42,5% dei casi seguono i vicini di casa della Finlandia (23,8%) e il Belgio (19,6%). Buoni risultati anche per Slovenia, Danimarca, Spagna e Francia tutti sopra il 10%. L’affidamento congiunto non equo è, invece, particolarmente diffuso in Danimarca (26,2%) seguita da Svezia (11,2%), Slovenia (11,1%) e Belgio (10,7%). In generale, i Paesi con bassi livelli di genitorialità congiunta equa hanno anche livelli relativamente bassi di genitorialità congiunta non equa: i 9 paesi, tra cui l’Italia, con il 5% o meno di genitorialità condivisa equa sono tutti tra gli 11 paesi con i livelli più bassi di genitorialità condivisa non equa. In ogni caso, in tutti i paesi analizzati, tranne la Svezia, l’affidamento esclusivo continua a rimanere la strada più percorsa, in modo particolare in paesi come Grecia, Italia, Lituania, Romania, Croazia e Ungheria.Il quadro che emerge vede la genitorialità condivisa crescere in Europa e, secondo gli ultimi dati analizzati, riguarda il 13% dei bambini di età compresa tra gli 11 e i 15 anni che non vivono con entrambi i genitori rispetto al 5,7% del periodo 2002-2010. Una crescita che ha coinvolto tutti i Paesi tranne – purtroppo - Italia e Ungheria.“Il focus deve essere sempre il benessere dei figli – prosegue Vittorio Vaccaro – Ad esempio se i due genitori vivono in città diverse l’affidamento congiunto non può essere una soluzione, vorrebbe dire stravolgere la vita del bambino. Da padre separato, però, posso confermare che, quando possibile, la genitorialità condivisa è la strada migliore. Richiede sicuramente tanto impegno da parte dei genitori, ma garantisce la serenità dei figli”.Ecco allora – secondo Vittorio Vaccaro - 5 consigli per rendere la genitorialità condivisa davvero efficace.Collaborare e comunicare: anche se un divorzio può aver causato attriti in una coppia, quando si parla dei figli bisogna essere in grado di mettere da parte i rancori. Immaginate l’ex partner come un collega di lavoro poco simpatico ma con cui dovete per forza parlare e collaborare per raggiungere l’obiettivo che, in questo caso, è il benessere dei figli.Essere coerenti: i figli minori vanno guidati anche attraverso regole e indicazioni. Se a casa della mamma è concessa un’ora di videogiochi, dal papà non possono diventare tre. È importante stabilire linee guida che siano comuni per entrambi i genitori in modo che i figli sappiano sempre che strada prendere.Flessibilità: la rigidità non aiuta né quando è rivolta all’ex partner, né quando è nei confronti dei figli. I genitori devono essere pronti ad adattarsi alle esigenze dei figli, soprattutto nei primi tempi quando i minori si trovano davanti a una situazione completamente nuova.Non avere segreti: se uno dei due genitori inizia una nuova relazione, tenerla a lungo nascosto potrebbe essere controproducente. Il figlio, a seconda dell’età, potrebbe vederla come una mancanza di fiducia. Quando si è sicuri di avere una relazione stabile conviene spiegare la situazione all’ex partner e successivamente introdurre l’argomento con i figli.Non vergognarsi di chiedere aiuto: un mediatore familiare può aiutare i genitori nelle prime fasi di affidamento congiunto. Rivolgersi a un esperto è un’opportunità da prendere in considerazione per trovare soluzioni che siano nel migliore interesse dei figli.