Famiglia

Affettività. Il «corpo racconta» progetti d'infinito

Luciano Moia domenica 11 febbraio 2024
Il «corpo racconta» progetti d'infinito

Stare bene con la propria sessualità, con il proprio corpo, con il pensiero del proprio corpo. Non è un obiettivo da poco di questi tempi, con un numero crescente di ragazze disorientate e confuse, troppo spesso incapaci di gestire le tante sollecitazioni che arrivano da amici, social e da un clima in cui tutto può essere rimesso in discussione, rovesciato e riorganizzato. Lo sanno bene i genitori che cercano di fronteggiare i problemi delle loro adolescenti alle prese con autentici o presunti problemi di identità di genere. In tanti casi si tratta di situazioni da non sottovalutare e che richiedono il sostegno di uno specialista. In altri basterebbe forse accompagnare le ragazze a una serena e meditata scoperta del proprio corpo, della sua anatomia e fisiologica, dell’igiene, del ciclo mestruale con i suoi segnali di fertilità, del significato autentico di “fare l'amore” che è relazione bella e appagante e non coincide con il “fare sesso”.

Facile a questo punto l’obiezione. «Ma come? Le nostre ragazze sanno già tutto. Prima ancora che i genitori possano aprire bocca, quelle già spiegano come un libro aperto». Sanno tutto forse, ma a modo loro. Anzi, nel modo “insegnato” dalle amiche, dai social, dai siti web. Quindi in modo confuso, più denso di suggestioni che di sicurezze. Che non è certo la strada giusta per comprendere il mistero della vita, i cambiamenti del corpo con la pubertà, il significato di una parola preziosa come pudore, le differenze di ruolo maschile e femminile, la femminilità, la bellezza, l'autostima, le emozioni, come riconoscerle, esprimerle, gestirle. E anche il significato del piacere, il linguaggio del corpo, l’amicizia e l’amore.

Un giorno di vent’anni fa, Fabia Ferrari, insegnante di metodi naturali e consulente psicosociale residente a Lugano, rifletteva su questi aspetti e pensava a come sarebbe stato bello mettere a punto un percorso per accompagnare le ragazzine a scoprire il significato dell’amore, quello trasparente e sereno che si esprime con il cuore e con il corpo insieme. Non c’era nulla, o quasi, tra le proposte allora a disposizione che a suo parere riuscisse a conciliare in modo efficace un bisogno educativo tanto naturale, eppure tanto trascurato, con le richieste di associazioni, comunità ma anche di tanti genitori. Così Fabia si è messa alla scrivania, ha buttato giù i primi appunti, si è confrontata con le colleghe e amiche del Clomb (Centro lombardo metodo Billings) e ha deciso che sì, un tentativo andava fatto. E quindi, perché non proporre a mamme e ragazzine quello che era stato progettato? «Le mie colleghe hanno provveduto a raggruppare sette mamme con figlie adolescenti e siamo partite».

Fabia Ferrari - Archivio

È nato così Il corpo racconta, forse il percorso più noto e diffuso di educazione all’affettività e alla sessualità del nostro Paese. Oggi quell’intuizione diventata un metodo apprezzato e replicato in tante diocesi, parrocchie, movimenti, è cresciuta, si è arricchita di tanti consigli e dell’esperienza accumulata dalla stessa ideatrice in tanti incontri, da Nord a Sud. «Penso di aver fatto il giro d’Italia con il Corpo racconta. Ogni occasione di confronto è stata preziosa per migliorare il percorso, per attualizzarlo, per renderlo sempre più aderente alle esigenze delle mamme di oggi». Lo schema di fondo però è sempre fedele all’intuizione delle origini. Dal Corpo racconta sono nati gli incontri Mamma & Figlia, momento educativo-formativo rivolto a ragazzine di 10-12 anni accompagnate dalla mamma. Due incontri di tre ore ciascuno su sessualità e affettività.

«Cerchiamo di fare in modo che i grupno pi non siano troppo numerosi - dice ancora Fabia Ferrari - ci sembra che sette coppie mamme- figlia, in cerchio attorno a un tavolo, possa essere un numero adeguato». Si prende spunto dalle mestruazioni e si punta a dare un senso positivo alla femminilità, alla maternità, alla fertilità. «Nessuna lezione di anatomia però – riprende l’esperta – ma una sorta di laboratorio interattivo con esempi semplici. Io, per esempio arrivo sempre con un cestino adagiato su una tovaglietta rossa e spiego che l’utero è un nido morbido e accogliente e le ovaie so- cestini con ovetti di cioccolato. Le ragazze diventano consapevoli che le mestruazioni sono un servizio alla vita, perché il nido che si prepara ogni mese va disfatto e preparato ogni volta nuovo, finché non verrà ad abitarci un bambino. Certo, magari tra molti anni».

Parole semplici e concetti di facile comprensione quindi per spiegare anche i sintomi della fertilità, che ogni donna può conoscere attraverso semplici segnali percepiti nella quotidianità. Ma quello su cui insiste con particolare entusiasmo è la bellezza, esteriore ma soprattutto interiore, di cui è simbolo la femminilità. Bellezza che si manifesta in ogni circostanza, dentro e fuori dal contesto della famiglia. E il ruolo delle mamme in questi incontri? «Fondamentale: l’essere lì, insieme, a condividere emozioni e conoscenze crea complicità e allena ad un dialogo profondo e autentico».

E per i figli maschi? Qualche anno dopo, sempre all’interno del Clomb, sono nati percorsi specifici che sul modello de Il corpo racconta, che prevedono la presenza insieme di papa e figlio, e che oggi sono coordinati dal pediatra Lorenzo Rizzi. Si tratta di tre incontri ciascuno che permettono al papà e al figlio preadolescente (11-13 anni) un cammino insieme verso la scoperta e l’approfondimento dei legami affettivi e dello sviluppo sessuale. Nel primo incontro si affronta il divario intergenerazionale, anche per dire ai ragazzi che non sono affatto soli in questa fase della loro vita. Nel secondo incontro i ragazzi, con i loro papà, si aiutano vicendevolmente ad affrontare e comprendere i cambiamenti. Nel terzo, infine, si giunge a raccontare il legame affettivo eterosessuale.

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