Famiglia

Futuro presente. Fragile, disgregata, ricomposta. Eppure famiglia

Luciano Moia mercoledì 24 gennaio 2024

Don Simone Bruno

Don Simone Bruno, sacerdote, giornalista, psicologo-psicoterapeuta, direttore editoriale di San Paolo Edizioni e direttore di testata de “Il Giornalino”, è certamente una persona coraggiosa. Nel suo ultimo libro Siamo sempre una famiglia? (San Paolo, 79 pagg, euro 8) da oggi in libreria, non si limita a parlare genericamente dei tanti e complessi problemi che le famiglie sono chiamate oggi ad affrontare, ma si inoltra a considerare le diverse tipologie familiari – convivenze, famiglie allargate, ricostituite, omosessuali – con uno sguardo segnato da realismo e serenità. Nessun tono giudicante, ma neppure facili assoluzioni. Su ogni questione, con l’essenzialità che denota lo stile divulgativo del volumetto, la proposta di una riflessione non scontata, che scombina i piani e quindi costringe a pensare. L’approccio è dialogico, attento a mettere in fila i problemi senza emettere sentenze preventive.

Un discorso che vale, per esempio, per coppie di fatto e convivenze. Una certa vulgata diffusa purtroppo anche negli ambienti cattolici, ha spesso bollato i conviventi come adulti incapaci di compiere scelte definitive e feconde. Due eterni adolescenti immaturi e colpevoli, soprattutto per il fatto di “privare l’eventuale prole di uno stabile contesto di affetti e di un’alleanza educativa solida ed efficace”. Ma oggi, si chiede don Bruno, è giusto pensare ancora così? Come parlare di disobbedienza alla tradizione di fronte a condizioni materiali che non favoriscono l’organizzazione di una vita matrimoniale stabile? Oppure di fronte alle domande di coloro che, con una scarsa propensione al rischio ma forse anche con obiettività, riconoscono la propria insicurezza affettiva? “Entrambi i fattori - riconosce l’esperto – sono espressione della società in cui viviamo, segnata da precarietà lavorativa, crisi ricorrenti, insicurezza materiale e motivazionale, timori per il futuro, ecc”. Di fronte a queste situazioni obiettive la scelta della convivenza “è oggi per i cristiani più un percorso da comprendere e accompagnare che una “ribellione” da contenere o una “deviazione” da condannare”.

D’altra parte, nelle parrocchie non è una sorpresa vedere che tra coloro che partecipano ai percorsi di preparazione al matrimonio almeno 8 coppie su 10 sono già conviventi e, in non pochi casi, anche genitori. Significa che la volontà di crescere nell’amore – secondo quel principio di gradualità che anche papa Francesco approfondisce in Amoris laetitia – non è preclusa a chi decide di cominciare la propria avventura a due in modo soft. E, spiega ancora don Simone, si tratta anche di una prassi pastorale di buon senso quella di “dare fiducia alla maturazione dei nostri fratelli e sorelle e all’azione dello Spirito”.

Nell’evidenziare come oggi la famiglia non sia un “bene scontato” ma che necessita di un lavoro di accurata comprensione, l’autore affronta anche temi all’apparenza semplici che richiedono profonde riflessioni e che, sotto lo sguardo della visione cristiana e il confronto con l’orizzonte delle istanze attuali, ritrovano uno spazio lucido di analisi: «Questo saggio vuole inserirsi nel dibattito attuale con un’ottica costruttiva e dialogica a partire dalla linea che, con coraggio, sta tracciando papa Francesco, “accoglienza”, “discernimento”, “integrazione” - spiega don Simone Bruno - perché per qualsiasi tipo di situazione, dove c’è una “relazione” autentica, si può e si deve guardare al futuro».

E con lo stesso approccio il sacerdote psicologo affronta il tema delle relazioni omoaffettive, forse il capitolo più problematico del volumetto. Messe da parte le condanne del passato, con accuse di “condizione contro natura” oppure di patologia, don Bruno spiega come sia opportuno avvicinarsi alla questione con una posizione che sia antropologicamente cristiana, “cioè capace di rispettare la persona con il suo unico e intimo orientamento”. Ecco perché le persone omosessuali non possono essere accolte e integrate nella comunità solo come persone singole, incapaci di vivere relazioni di valore. “Al pari della persona eterosessuale – si legge nel breve saggio – la persona omosessuale si innamora, entra in relazione profonda con un’altra persona, stringe legami appaganti, sogna una convivenza dignitosa e capace di assicurare il senso della reciproca appartenenza, della cura per l’altro, della valorizzazione della sua libertà e dei suoi talenti”.

Se tutto questo è vero – come è vero – come valutare la pienezza del rapporto affettivo tra omosessuali e come riconoscere “famiglia” una unione tra queste persone? Don Simone non si nasconde la complessità della questione e non ignora certamente la posizione della Chiesa circa la differenza tra unitività e generatività eterosessuale e omosessuale. D’altra parte, come conciliare posizioni di chiusura con la volontà crescente di battersi contro ogni discriminazione e con la posizione sempre più condivisa di esigere un approccio umano e rispettoso della condizione omosessuale che nessuno “sceglie” ma che, come ormai riconoscono tutti gli esperti più qualificati, fa parte della dimensione profonda e non modificabile della personalità? La risposta di don Bruno si ispira saggiamente all’attesa: “Ci tocca ammettere con onestà – sottolinea – che la questione è oggettivamente delicata e complessa, non riconducibile a una presa di posizione univoca e definitiva. Confidiamo nell’elaborazione di un pensiero teologico e antropologico che sia in grado di rileggere con attenzione i dati della realtà, ricavandone un messaggio di portata umanizzante. In attesa che questo percorso offra seri spunti di riflessione, la Chiesa proseguirà il suo ruolo di madre generosa”.

Nelle pagine del volumetto, tra storie vere e concetti come vulnerabilità, instabilità coniugale e genitorialità fragile – ogni aspetto viene affrontato a partire da un’analisi sociologica e psicologica per poi approdare a tentativi di sintesi – si parla anche delle difficoltà delle famiglie con minori, delle coppie fragili, della necessità di offrire aiuti mirati e specifici alle famiglie in difficoltà. Molto opportuna anche la presa di distanza da tutte le accese diatribe maturate dal 2010 in avanti rispetto alle cosiddette teorie del gender, su cui non viene espressa la solita aprioristica condanna, tipica di coloro che parlano del tema senza conoscerlo. A tal proposito, scrive l’autore, “siamo convinti che la priorità sia da attribuire allo sguardo buono che Dio riserva a tutti”.