Famiglia

Il 2 ottobre. La Festa dei nonni, ora voltiamo pagina perché sia davvero Festa

Luciano Tosco domenica 29 settembre 2024

La Giornata di mercoledì prossimo non può limitarsi a celebrare in modo generico 14 milioni di ultra 65enni ma deve valorizzarne il ruolo nella società e nella famiglia con scelte concrete, anche politiche «Nonno, il 2 ottobre a scuola faremo uno spettacolino per la vostra festa. Ma, questa estate, c’era già stata una Giornata dei Nonni e degli Anziani, e quella domenica, a Messa, avevamo recitato, per loro, una preghiera». Premesso che il maschile comprende, naturalmente, entrambi i generi, la profonda ingenuità bambina di questa osservazione, indirettamente, mi suggerisce quattro considerazioni: - la progressiva tendenza verso l’irrilevanza della festa “civile” dei nonni del 2 ottobre; - l’identità, per molti aspetti, tra nonni e anziani; - la presunta “concorrenza” da parte della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani voluta da papa Francesco; - l’opportunità di due celebrazioni annuali civile e religiosa e il loro rapporto, a fronte di una unica categoria di “festeggiati”.

Rispetto al rischio di progressiva irrilevanza, la legge n. 159 istituisce, nel 2005, la Festa dei Nonni per «celebrare l’importanza del ruolo svolto all’interno delle famiglie e della società in generale». Allo scopo prevede, oltre il « Premio nazionale del nonno e della nonna d’Italia», la promozione, da parte di Regioni, Province, Comuni, Ministero dell’istruzione nelle scuole, di «iniziative di valorizzazione del ruolo... volte a discutere e approfondire le tematiche relative alle crescenti funzioni assunte dai nonni nella famiglia e nella società». Purtroppo, tranne lodevoli eccezioni a livello istituzionale e associativo, nonché le sincere e affettuose festicciole presso scuole dell’infanzia e primarie, mi risulta che gli eventi previsti si siano ridotti al punto da rischiare di rendere questa festa sempre più un puro omaggio formale ad una benemerita categoria di cittadini silenziosamente impegnata a integrare, se non sostituire, il nostro traballante welfare.

Relativamente all’identità, occorre rilevare come nonni e anziani condividano le condizioni esistenziali di fragilità mantenendo comunque in maggioranza accettabili condizioni di autonomia, pur essendo i non autosufficienti ben 4 milioni, su 14 milioni di ultrasessantacinquenni. Inoltre nonni e anziani in gran parte si identificano per numero in quanto i primi sono 12 milioni. Non solo, ma il loro numero risulta ancora superiore se consideriamo la presenza dei così detti “nonni sociali”, cioè di quegli anziani (zii, vicini di casa, volontari in associazioni…) che ne esercitano le funzioni per nipoti non loro.

Riguardo la presunta “concorrenza” da parte della Giornata “religiosa” si rileva, per la Festa “civile”, la debolezza di elaborazione e contenuti che si esprime, per quanto a mia conoscenza, nell’assenza di “argomenti” annuali definiti a livello nazionale quale stimolo ed occasione per eventi e pubblico dibattito. Ciò a fronte delle tematiche proposte nelle Giornate mondiali della Chiesa per nonni e anziani. Infatti, in queste, la nonnità nella dimensione del legame con le altre due generazioni più giovani, pur nelle differenze di ruolo e compiti (profezia, visione, sogno) è trattata nel tema della prima giornata (Luglio 2021): “I vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni” (Gioele 3, 1) e ripresa nella terza (Luglio 2023): “Di generazione in generazione la sua misericordia (Lc 1,50)”. Il tema della seconda giornata (Luglio 2022): “Nella vecchiaia daranno ancora frutti” (Salmo 92,15) indica l’importanza delle opere nella vecchiaia capace ancora di offrire doni per gli altri. Quello della quarta (28 luglio 2024) “Nella vecchiaia non abbandonarmi” (Salmo 71,9), è particolarmente appropriato in quanto si colloca nella comune dimensione di “fragilità feconda” della condizione di nonnità.

Per quanto riguarda l’ultimo punto, le due celebrazioni annuali, pur legittime e opportune in quanto rappresentano “sensibilità” in parte diverse, devono configurarsi in modo unitario e complementare. Peraltro, già è presente nella festa “laica” del 2 ottobre un “legame” con la dimensione religiosa. Infatti, nello stesso giorno, il calendario liturgico celebra la ricorrenza del santi Angeli Custodi, figure celesti presenti nella Bibbia con la funzione di inviati dal Signore agli uomini per accompagnarli con la loro invisibile e muta presenza. E non sono forse i nonni, angeli custodi terreni? Ricordo che la mia nonna materna mi aveva raccontato che per ognuno di noi, quando nasce, scende dal cielo un angelo custode che starà sempre accanto a lui per aiutarlo e consigliarlo.

E così crede anche la mia nipotina Agnese con un “arricchimento interpretativo”, penso a cura della sua mamma: « Nonno, l’angelo custode sta accanto a me per incoraggiarmi, ma non per fare le cose al posto mio». Questi angeli custodi terreni costituiscono quindi un’unica categoria di “festeggiati” perché hanno in comune, come fondamentale, la “relazione di nonnità anziana”, qualità che si basa su: - un legame fatto di sapienza, amore pacificato e stabile attenzione all’essenziale, da trasmettere ai nipoti attraverso le concrete vicende della quotidianità; - la capacità, peraltro imposta dall’età, a rallentare il ritmo della vita, a camminare lentamente per assaporare, cogliere, osservare, ricevere un significato maggiore da un numero minore di avvenimenti. Così il tempo della “nonnità anziana” non è il kronos, quello “dell’orologio”, per usare una felice espressione di papa Francesco, ma il kairos del momento presente e opportuno, un tempo lento che permette di cogliere l’essenziale anche attraverso le piccole cose, fatto di ascolto, comprensione, a volte anche intima “complicità” con l’altro, in questo caso i nipoti.

La “relazione della nonnità anziana” quale vocazione/ missione alla condivisione, ascolto, ma anche aiuto negli aspetti pratici accomuna tutti i nonni siano essi “laici umanisti” o “credenti di fede”. Per i primi si inserisce e risolve nell’istanza morale di imperativo categorico ed etica di responsabilità. Per i cristiani credenti trova fondamento nella relazione personale e comunitaria con Cristo, per inverarsi nella vita secondo lo Spirito. L'etica cristiana non nasce da un sistema di comandamenti, ma è conseguenza della nostra amicizia con Gesù. Questa amicizia influenza la vita: se è vera si incarna e si realizza nell'amore verso Dio e verso il prossimo (papa Francesco, Udienza del 26/11/ 2008). Da queste pur brevi considerazioni risulta, a mio parere, essenziale una profonda riforma della Festa del 2 ottobre sia al fine di una sua “rivitalizzazione”, che per una configurazione unitaria e complementare tra la dimensione civile e quella religiosa. Con estensione anche agli anziani, ma soprattutto con temi di discussione e dibattito coordinati, pur nelle dovute specificità, con quelli della celebrazione “religiosa”.

Perché allora non tematizzare le celebrazioni del 2 ottobre sia rilanciando così le citate disposizioni della legge istitutiva, che riflettendo sulle connessioni tra Giornata nazionale “laica” e mondiale “religiosa”? Per esempio in chiave “laica” risulta molto coerente con i temi delle Giornate mondiali per la Chiesa sopra citati, la Riforma delle politiche pubbliche per gli anziani contenuta nella legge delega 33/2023, alla cui formulazione la Chiesa stessa ha fornito un determinante contributo. Infatti, questo provvedimento reca obiettivi e disposizioni, pur con limiti che impongono, per una effettiva attuazione, un costante e progressivo se pur graduale sviluppo, sia di sostegno per le situazioni di fragilità grave fino alla non autosufficienza (quasi quattro milioni di ultrasessantacinquenni) che di promozione dell’invecchiamento attivo e in salute (circa dieci milioni di ultrasessantacinquenni) quale forma di vita sana e prevenzione ai rischi di gravi limitazioni dell’autonomia e di non autosufficienza.

Con l’augurio di una Festa che sia, a partire da quest’anno, rinnovata testimonianza della vita e dei contenuti, ma anche delle fragilità e fatiche che nonni e anziani esprimono concretamente, in silenzio, ogni giorno dell’anno, nella solidarietà tra generazioni.