I rischi dell'amore. Cinque tombini aperti sul cammino della coppia
Una coppia di fidanzati
Un percorso ormai avviato quello della consulenza familiare in diocesi di Fiesole. Un tracciato, voluto e sostenuto dal Vescovo Stefano Manetti, che intende stare vicino alle famiglie con dialogo e aiuto. E proprio in virtù di questo che l’ultimo incontro ha voluto chiedersi “Quando pensare alla consulenza familiare? Cinque campanelli di allarme”. L’appuntamento è avvenuto presso l’Istituto Universitario Sophia, nel fine settimana, ed organizzato dall’ufficio di Pastorale Familiare della Diocesi di Fiesole. Ha avviato la serata don Rosario Morrone, parroco, e direttore dell’Ufficio Catechistico della Diocesi di Crotone – S. Severina affermando “come la pastorale familiare oggi debba essere sostenuta da strumenti più idonei per accompagnare e sostenere le famiglie nelle sue varie fasi sottolineando il contributo delle scienze umane per reinventare una nuova narrazione dell’evangelizzazione dell’annuncio Kerigmatico”.
A introdurre i lavori è stata Giulia Battigaglia, PhD student presso la stessa Università, Consulente Familiare e coordinatrice dell’evento, la quale ha sottolineato l’importanza di “creare e donare spazi reali – ha precisato – e competenti nella pastorale familiare per rimarcare la centralità di una teologia pratica e rinnovata sulla scia di AmorisLaetitia, che promuovere l’ascolto dei bisogni emergenti delle famiglie senza assolutizzare il primato della Dottrina ma incarnando il significato lanciato da papa Francesco su come la realtà supera l’idea”. La coppia referente della diocesi di Fiesole, Francesca Sassolini e Gianluca Bartolommei, hanno spiegato invece come nella nostra storia personale e familiare, durante una crisi, il senso profondo del cambiamento possibile può avvenire se proviamo a ri-costruirci attraverso percorsi esperienzialmente fondati sulla nostra personale umanità e come così il bisogno di comunità e reciprocità passi attraverso la propria “risoluzione personale”.
È da qui che Antonella Deponte, docente incaricato di Psicologia delle Relazioni all’Istituto Universitario Sophia e Consulente familiare supervisore AICCEF, ha tenuto la sua relazione affermando che invece di “campanelli di allarme”, sarebbe corretto parlare di veri e propri “tombini aperti” sul percorso di vita delle persone e delle famiglie. “Ce ne sono un po’ più di cinque, - ha commentato la professoressa – e riguardano le diverse fasi di vita familiare”. Le differenze culturali e religiose, differenze di personalità, modi diversi di affrontare le situazioni e poi quelli legati ad alcune fasi della vita di coppia e famiglia come, ad esempio, la generatività ed il rischio dell’abitudine.
“Occorre fare attenzione: alcuni si possono superare con un salto,- ha spiegato Deponte – per altri meglio costruire un ponte. Ma fare attenzione ai tombini aperti che si possono incontrare lungo il cammino non significa che si deve tenere lo sguardo verso il basso, o rinunciare a godersi il paesaggio. Il benessere è anche questione di cura. Come ogni organismo vivente, la coppia e la famiglia hanno bisogno di attenzione e di cure per crescere, svilupparsi e fiorire. Nella quotidianità possono passare inosservati piccoli malesseri, atteggiamenti lievemente disfunzionali che, se ignorati o trascurati, portano a crisi più serie. Quando le difficoltà diventano troppo grandi per essere ignorate, talvolta sono insormontabili. Si può prevenire, in larga misura: occorre lavorare in maniera attiva al mantenimento delle proprie relazioni di coppia e di famiglia, fare attenzione a quei piccoli malesseri, ripristinare i fattori di crescita. Un ruolo importante in questo senso è quello del consulente familiare, a cui ci si può rivolgere non solo quando i problemi sono ormai evidenti, ma anche quando si sente la necessità di affrontare con più strumenti e più consapevolezza le diverse fasi di vita, personale e familiare”. Insomma, è qualcuno che ci aiuta a costruire ponti solidi per attraversare i tombini aperti.