Minori. Aprire le porte ai piccoli più fragili senza sradicarli dai Paesi d'origine
L'aiuto dei genitori in difficoltà
“Salvaguardare il futuro dei bambini” è il titolo dell’iniziativa che si propone di aiutare i minori del Burkina Faso devastato da bande di terroristi islamici Salvaguardare il futuro dei bambini è un obiettivo tanto condivisibile da apparire quasi scontato. Ma nel caso del progetto Ciai (Centro italiano aiuti all’infanzia), sostenuto dalla Commissione per le adozioni internazionali, il buon proposito – che s’intitola proprio “Salvaguardare il futuro dei bambini” diventa un impegno concreto, di vasto respiro, finalizzato a offrire un aiuto importante ai piccoli di un Paese africano tormentato e impoverito come il Burkina Faso.
A sottolineare che l’aiuto all’infanzia non deve tradursi soltanto in percorsi adottivi, ma può anche puntare a sostenere i piccoli e loro famiglie nei Paesi d’origine. Vanno in questa direzione i diciassette i progetti di cooperazione internazionale approvati e finanziati dalla Commissione adozioni internazionali con l’ultimo bando datato 2022. Sedici sono già stati avviati. Sono iniziative che puntano a sostenere bambini e famiglie in Africa e America Latina, con l’obiettivo di dare forza alle reti locali, per quanto è possibile, lasciando – come detto - sullo sfondo l’ipotesi dell’adozione. Nel 2024 la Commissione per l’adozione internazionale prevede di stanziare per questi progetti di sviluppo altri 12 milioni. Il progetto Ciai intende rispondere alla precarietà del sistema di protezione integrato per l’accoglienza dei bambini a rischio o già fuori dalla famiglia d’origine. Si punta anche alla prevenzione sanitaria tramite la collaborazione tra enti pubblici e privati.
Ma in cosa consiste il progetto “Salvaguardare il futuro dei bambini”? In tanti Paesi africani, e in Burkina Faso in particolare, il fenomeno dell’abbandono dei minori è gravissimo, anche per la situazione sociopolitica sempre più precaria. Per ridurre il fenomeno il progetto punta al rafforzamento del sistema di registrazione allo Stato civile dei bambini entro due mesi dalla nascita, o quanto prima possibile. Ma anche alla formazione ( capacity building) degli operatori statali e privati. Terzo obiettivo, il miglioramento dei servizi socio-sanitari per le famiglie vulnerabili, con una attenzione specifica ai servizi integrati di salute sessuale e riproduttiva. Un progetto ambizioso di cui Ciai è l’associazione capofila affiancata da sei partner (Sant’Egidio, Movimento Shalom, Nuovi orizzonti per vivere l’adozione, Gruppo volontariato solidarietà, Servizio regionale del Piemonte per le adozioni internazionali e Amref Health Africa-Italia). La rete è rinforzata poi da realtà locali del Burkina Faso, collegate a vari ministeri.
Tutto organizzato al meglio, dunque. Ma, come detto, si tratta di un percorso tutt’altro che agevole perché l’obiettivo è reso pesantemente difficoltoso dalla gravissima realtà socio- politica del Paese africano. Tanti, purtroppo, gli elementi di preoccupazione. Da oltre otto anni il Paese, governato da una giunta militare, è assediato da gruppi armati islamisti di Al-Qaeda che hanno ucciso centinaia di civili, saccheggiato e bruciato case e terreni, costretto a fuggire oltre due milioni di persone. E poi ci sono gli scontri etnici con il vicino Mali, con frequenti contrasti tra agricoltori e pastori, afflitti anche da fermenti sociali e migratori legati al cambiamento climatico. Va anche considerato che la mobilitazione generale annunciata nell’aprile dello scorso anno dalla giunta militare per la riconquista del territorio in mano ai terroristi, che controllano circa il 40 per cento del Burkina Faso, ha innescato una guerriglia permanente. I terroristi di Al-Qaeda attaccano i villaggi, bruciano le abitazioni e seminano paura e distruzione. E, al momento, non sembrano esserci margini per una ricomposizione del conflitto.
In questo clima è facile immaginare come i servizi sociali di base, i centri medici, le strutture scolastiche, le amministrazioni statali siano ormai inesistenti. In questa situazione i neonati non vengono registrati alla nascita, se il sistema educativo e quello sanitario siano tanto precari da risultare quasi inesistenti. Ecco perché un progetto come quello avviato dal Ciai diventa una straordinaria occasione di stabilizzazione sociale e di speranza per tante famiglie in difficoltà. Spiega Emanuele Arosio, responsabile Ciai dei progetti di sussidiarietà: «Tutelare il diritto alla famiglia per ogni bambino e bambina fa parte del Dna di Ciai e l'impegno costante nello sviluppo di progetti di sussidiarietà ne è la dimostrazione. Difendere questo diritto in contesti complessi come quelli del Burkina Faso diventa ancora più importante e questo progetto incarna appieno lo spirito di Ciai per il quale “ogni bambino è come un figlio”: come tale va protetto e i suoi diritti vanno tutelati».