Famiglia

Riscoperte. Amoris laetitia e Lutero, quegli incroci sorprendenti

Luciano Moia venerdì 13 dicembre 2024

Martin Lutero

«In una moglie si trovano unite insieme molte cose buone: la benedizione di Dio i figli, la comunione dei beni, e tutte queste cose sono così numerose che potrebbero seppellire un uomo. Immaginare che non ci sia il sesso femminile: crollerebbero le famiglie e tutto quanto concerne l’economia, crollerebbero gli stati, le città. Il mondo quindi, non può essere privo di donne, anche se gli uomini potessero generare figli da sé».

Queste parole bellissime sul ruolo femminile in generale, e su quello delle mogli in particolare, sono state scritte nel 1530. L’autore? Martin Lutero, il grande riformatore, che nel 1525 aveva lasciato la tonaca da monaco agostiniano per sposare la sua “cara Kathe”, al secolo Katerina Von Bora, anche lei una ex religiosa. La tenerezza di Lutero nei confronti della moglie e dei figli, ma anche la sua interpretazione originale e profetica del matrimonio sono tanto sorprendenti quanto sconosciute. Ecco un passaggio di un’omelia tenuta nel 1531: «La parola di Dio è in realtà iscritta nel coniuge. Quando l’uomo guarda sua moglie come fosse l’unica donna sulla terra, e quando una donna guarda suo marito come se fosse l’unico uomo sulla terra, allora proprio lì siete faccia a faccia con Dio che parla».

Profondità di pensiero e capacità di lettura del valore coniugale come percorso comune di salvezza da consentire un accostamento tra quanto scriveva e pensava Lutero cinque secoli fa con quanto proposto oggi da papa Francesco in Amoris laetitia. Può sembrare sorprendente, e qualcuno considererà inopportuno il parallelo, ma rileggendo i testi davvero poco conosciuti del padre della Riforma sul matrimonio, un teologo brillante come don Francesco Pesce non esita a scrivere: «L’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia presenta numerosi elementi che sembrano aprire la possibilità di strutturare un dialogo con quanto emerso sul matrimonio di e per Lutero».

È un passaggio di un testo prezioso arrivato da pochi giorni in libreria, Il matrimonio a Wittenberg . Con un’antologia di testi di Martin Lutero (Marcianum press, pagg.125, euro 15) che presenta molte pagine spiazzanti, su cui riflettere anche per riconoscere che quanto raccontato su Lutero da certa vulgata controriformista arrivata fino ai nostri giorni quasi indenne, non solo ha contribuito a dipingere un ritratto irreale, perché tutto negativo e demonizzante, del teologo tedesco, ma si è tradotta in un pessimo servizio per il percorso ecumenico.

E invece – guarda che bella sorpresa – un esperto come don Pesce, docente di teologia pastorale e direttore del Centro della famiglia di Treviso, mette in evidenza i tanti punti comuni tra il documento di papa Francesco – distillato di due Sinodi sulla famiglia – e le parole di Lutero. Anche l’esortazione apostolica, fa notare il teologo, mette a tema il sacramento del matrimonio a partire dall’amore umano, «anzi invita esplicitamente a partire dall’amore per capire un cosa consista l’annuncio evangelico sul matrimonio e la famiglia». Lutero a sua volta dà valore alla vita quotidiana in famiglia e ne esprime la gioia.

Ma non basta, ci sono almeno altri tre aspetti in cui l’autore coglie in Amoris laetitia elementi comuni con il pensiero di Lutero. Nell’ esortazione postsinodale si legge che «l’amore convive con l’imperfezione, la scusa e sa stare in silenzio di fronte ai limiti della persona amata» (AL, 113). Cinque secoli prima il padre della Riforma parlava nelle sue lettere che l’azione di Dio, pur nella e attraverso la situazione di peccato in cui l’uomo si trova, è in grado di «conservare il bene». Similitudini importanti anche nell’affermazione sul cammino di gradualità del matrimonio e nell’invito agli sposi di «invocare il Signore perché riversi il suo amore dentro i limiti delle relazioni coniugali». (AL 73).

Non si tratta soltanto di curiosità a metà strada tra la storia della teologia e la rilettura del ruolo giocato da Lutero nella storia del pensiero occidentale, ma di spunti che diventano preziosi in chiave ecumenica. Nel 2025, ricorda ancora don Pesce, sarà il 500esimo anniversario del matrimonio tra Lutero e Caterina. Evento poco studiato e spesso derubricato come l’ennesimo sgarbo dell’ex monaco agostiniano per esacerbare il rapporto con il Papato. Invece, sottolinea ancora l’autore, il fatto che Lutero non attribuisca al matrimonio valore sacramentale – pur considerandolo profondamente e totalmente opera di Dio, anzi di “diritto divino” – non impedisce di recuperare nelle sue parole altri importanti motivi per affermare che ciò che ci unisce è molto più significativo e più solido di quello che ci divide dalle altre confessioni cristiane.

Di grande interesse anche il parallelismo sul concetto di indissolubilità. Per la teologia cattolica – argomenta don Pesce - «è il sacramento che rende indissolubile l’amore umano tra un uomo e una donna». E per questo motivo è sbagliato parlare di divorzio. Lutero invece «affermando che il matrimonio non può essere sciolto pur non essendo un sacramento, conferisce all’amore umano di per sé la qualifica dell’indissolubilità». Spunti che sollecitano la teologia a indagare con un nuovo sguardo sia il concetto di indissolubilità legato soltanto all’aspetto sacramentale, sia il valore dell’amore umano. Del resto, già qualche anno fa, l’arcivescovo di Algeri, Jean Paul Vesco, da pochi giorni creato cardinale da papa Francesco, aveva scritto un testo dal titolo provocante, Ogni vero amore è indissolubile. E questo perché, per dirla con Lutero, Dio conserva nel matrimonio il bene della relazione.