Quasi 90 milioni di ragazzi e ragazze nel mondo hanno subito violenza sessuale e più di un miliardo di donne e uomini hanno subito violenze durante l’infanzia. Dati che diventano ancora più allarmanti se si tiene conto del tumultuoso sviluppo di casi di abuso prodotti con l’intelligenza artificiale – 800mila segnalazioni ricevute dalla Rete internazionale Inhope. Mentre, per quanto riguarda l’Italia, il Servizio 114 Emergenza Infanzia, promosso e cofinanziato dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia e gestito dalla Fondazione Telefono Azzurro, ha raccolto più di 2.700 casi di emergenza, con alcune tendenze preoccupanti, come il notevole incremento dei genitori tra gli abusanti, soprattutto quelli che, tramite l’online, mettono in atto comportamenti che mettono a rischio i figli minori, per esempio con la pubblicazione di contenuti e foto che li riguardano. Ma è stato registrato anche l’aumento tra gli abusanti degli stessi minori ed è stato confermato che oltre il 40 per cento degli episodi d’abuso avvengono all’interno delle mura domestiche.Nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata di preghiera per le vittime degli abusi, i dati diffusi dal dossier “Diamo voce al silenzio: ascoltare i bambini e gli adolescenti vittime di abuso sessuale per sviluppare nuovi interventi di aiuto e di tutela”, realizzato da Telefono Azzurro, contribuiscono a definire meglio una situazione sempre più allarmante e forse possono essere utili per comprendere dove meglio indirizzare gli sforzi per “ritessere fiducia”, secondo il proposito condiviso e rilanciato dalle comunità ecclesiali.
Il quadro italianoNelle 112 pagine del Dossier, la parte più interessante per le immediate ricadute che potrebbe avere in un quadro di interventi più mirati, appare quella riguardante il lavoro del Servizio 114. La ricerca è suddivisa in abuso on line e offline, dove si comprendono casi di abuso fisico, abuso psicologico, comportamenti sessuali a rischio, disagio emotivo e psicologico, disturbi alimentari, patologia della cura e ideazione suicidaria.Nell’anno 2024, per quanto riguarda i minori coinvolti, il 2,18% sono bambini nella fascia di età 0-10. Nel 43,87% sono invece preadolescenti (11-14 anni) e nel 53,95% adolescenti (15-18 anni). Nel 2023 erano stati coinvolti il 7,39% dei minori nella fascia 0-10, 35,80% preadolescenti e 56,81 adolescenti.Tra le regioni, in testa per quanto riguarda la percentuale di minori coinvolti c’è la Lombardia (28,57%) seguita da Veneto (14,29%) e Calabria (10,71%). Ma chi sono i presunti responsabili degli abusi? Al primo posto un estraneo (adulto) con il 32,14% dei casi, poi da un genitore (25), quindi un amico/conoscente minore (14,29), un amico/conoscente adulto (10,71) e da un estraneo minore (10,7).Il Servizio Emergenza Infanzia 114 viene raggiunto nel 48,84% dei casi via telefono. A seguire Whatsapp – 41,86 - e chat (6,98). Solo il 2,53 dei casi via posta elettronica. Comparando i dati del 2023 emerge come solo il 15,29% delle segnalazioni era avvenuto via whatsapp.Un terzo di chi chiama (32,8%) il 114 chiede di rimanere anonimo mentre nel 68% dei casi comunica i propri dati. Il 54% si è identificato come adulto, il 46% come minorenne. Nel 38% dei casi i minorenni contattavano il 114 per loro stessi, nel restante 62% per conto di altri minori. Per quanto concerne le
segnalazioni riguardanti materiale online, l’83% riguardavano materiale pedopornografico: adescamento, incitamento alla pedofilia, contenuti pornografici su siti per minori.Nel 87,60% dei casi di abusi offline gestiti i minori risultano coinvolti nel ruolo di vittime, nel 6,20% come autori e in un ulteriore 6,20% come testimoni.Dove avvengono gli abusi? Nel 40,52% dei casi offline tra le mure domestiche. Ma anche in casa di parenti/amici (12,93%), a scuola (3,45%), in luoghi aperti (2,59%) e pubblici (14,66%), in impianti sportivi (2,59%) e in strada (1,72%). Per il 13,79% dei casi segnalati non è stato reso noto il luogo prevalente.
Come uscirne?Dati preoccupanti e dettagli ancora più tristi, soprattutto in riferimento al ruolo dei genitori e delle violenze domestiche. Ma stiamo facendo abbastanza per prevenire e per sensibilizzare? «Per superare il silenzio, che chiude in una drammatica solitudine le vittime con conseguenze devastanti – risponde Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro - mettiamo in campo strumenti di ascolto e di intervento, promuoviamo, al nostro interno ma anche presso i vari soggetti e realtà educative, dalla famiglia alle scuole al mondo dello sport, l’acquisizione di competenze utili a individuare i fenomeni, anche silenti, e a rispondere nella maniera corretta, ampliamo e rafforziamo le reti di collaborazione - sul fronte legislativo, giuridico, educativo - per fare di questa sfida una sfida condivisa, e promuoviamo momenti di confronto con le imprese tecnologiche e le autorità di vigilanza affinché, rispetto all’emergenza dell’abuso online, sia la stessa tecnologia ad aiutarci a intercettare le situazioni di pericolo e a proteggere i più piccoli». Ora però si tratta di andare oltre, di unire gli sforzi perché nessuno può dirsi estraneo a un problema che ferisce, con la stessa drammaticità, società civile e società ecclesiale. «Certo – concorda Caffo - è fondamentale uno sforzo condiviso a livello nazionale e internazionale, attraverso il lavoro di network fondati su modelli di ascolto e intervento che possano permettere l’emergere del fenomeno degli abusi, che resta spesso nascosto. Solo così sarà possibile costruire una rete di intervento capace di dar vita a un sistema di fiducia con le vittime e fornire risposte concrete e misure di intervento e aiuto sia per le vittime che per gli autori dei crimini». Va detto anche che l’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile ha sottolineato come non solo le realtà organizzate pubbliche che operano a contatto con i minori ma anche quelle del terzo settore, le istituzioni sportive e di altro genere – si ricorda ancora nel dossier - dovrebbero dotarsi di una
Child Safeguarding Policy che favorisca un modello per l’identificazione, la prevenzione e la gestione di comportamenti inappropriati da parte degli adulti di riferimento.
L’obbligo quindi da parte di tutte le associazioni, enti e istituzioni di richiedere il casellario giudiziale oppure i carichi pendenti prima di assumere le persone per lavorare a contatto con minorenni.
«È necessario che tutti, soprattutto coloro che lavorano a stretto contatto con bambini e adolescenti – osserva ancora Caffo - abbiano le competenze per cogliere, anche nel silenzio, quei segnali di allarme che possano segnalare alle autorità competenti i percorsi da attivare per aiutare le vittime e contrastare i comportamenti abusanti. Solo in questo modo si potrà dare voce a tutti, evitando che alcuni casi restino nel limbo».
Il quadro internazionaleIl dato più nuovo, e più allarmate, riguarda la presenza sempre più devastante dell’intelligenza artificiale nell’inferno abusi. Nell’arco di circa un anno le immagini autogenerate sono decuplicate e appaiono così simili alla realtà che anche gli analisti più qualificati stentano a distinguerle. Esistono tecnologie facilmente reperibili in rete che consentono agli utenti di caricare una foto o un video di una persona reale e di modificarla in modo da trasformarla in contenuto sessuale.Negli Usa – si riferisce sempre nel Dossier - si sono già verificati casi di giovani che hanno usato app di “declassamento” sui loro compagni di classe facendo poi circolare le immagini prodotte.È stato inoltre osservato un aumento della circolazione sul dark e sull’open web di materiale pedopornografico costituito da immagini e video realistici “deepfake” di bambini reali che probabilmente – riferisce ancora Telefono Azzurro – possono rientrare nella fattispecie prevista dall’articolo 20 della Convenzione di Lanzarote, la Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali. Tali immagini e video manipolati possono essere utilizzati nei confronti della vittima per costringerla a produrre immagini e video sessuali autogenerati da minori. Spiega ancora Caffo: «Nell’anno 2023, Inhope, rete internazionale di cui come Telefono Azzurro facciamo parte, ha ricevuto quasi 800 mila segnalazioni di contenuti online potenzialmente dannosi, il 70% delle quali relative a materiale pedopornografico illegale. Cifre impressionanti, ma si tratta purtroppo solo di numeri dedotti per approssimazione, perché il primo grande problema che, come comunità internazionale, ci deve far riflettere è quello della mancanza di dati sull’abuso. Mancano dati che siano realistici, trasparenti, coerenti. Solo se partiamo dai dati possiamo avere contezza della situazione reale dell’abuso e delle sue declinazioni, e quindi possiamo intervenire con strumenti efficaci e universalmente condivisi. Questo è ancora più vero e urgente se guardiamo allo scenario ancora più oscuro dell’abuso online».