Giovani. Il Corpo europeo di solidarietà: volontariato anche oltre le frontiere
È come un esercito europeo del volontariato - con già quasi 100mila adesioni in tutta Europa - il Corpo europeo di solidarietà: aperto a giovani dai 18 ai 30 anni, è stato istituito nel 2016 per iniziativa personale del presidente della Commissione europea Juncker ed entrato in azione nel 2018.
Proprio all’inizio di questa settimana la Commissione cultura del Parlamento europeo ha approvare programmi e budget dal 2021 al 2027: la proposta, che andrà in aula in marzo, è di stanziare un miliardo e 260 milioni di euro destinati per l’86% a operazioni di volontariato, l’8 % ad attività di tirocinio e lavoro, il 6 % ad attività di aiuto umanitario. Il Corpo europeo di solidarietà, in questa nuova programmazione, mantiene la stessa finalità per cui è nato – permettere a giovani al di sotto dei 30 anni di impegnarsi in azioni di solidarieià – ma «i partecipanti ora avranno la possibilità di essere impegnati in attività umanitarie anche al di fuori dell’Ue», ha dichiarato la ceca Michaela Sojdrova (Ppe), relatrice della Commissione cultura. Un
Corpo europeo di solidarietà che si prepara dunque a varcare i confini dell’Unione, mentre restano immutati i criteri per aderirvi: si può iscriversi a partire dai 17 anni, ma si deve avere almeno 18 anni per poter iniziare un progetto; si deve risiedere in uno Stato membro dell’UE o in uno dei seguenti Paesi partner: Repubblica di Macedonia del Nord, Turchia, Liechtenstein, Islanda, Norvegia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Serbia, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova, Ucraina, Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Siria, Tunisia, Federazione russa.
Il corpo europeo di solidarietà – ESC, European Solidarity Corps – è concepito per offrire ai cittadini europei al di sotto dei 30 anni la possibilità di sostenere un’organizzazione non governativa (Ong), un’autorità locale, una università o un’impresa privata attiva nella gestione di situazioni difficili in tutta l’Unione Europea: ad esempio la ricostruzione delle comunità a seguito di calamità naturali, interventi per combattere l’esclusione sociale, la povertà. Basta iscriversi sul portale del Corpo europeo di solidarietà e poi candidarsi ai progetti a cui si è interessati.
Una iniziativa che, sin dal suo nascere, ha raccolto una grande attenzione: sono già 93mila i giovani registrati sul portale al dicembre del 2018, più di 13mila in Italia seconda dopo la Spagna, mentre con 10mila iscrizioni è sorprendentemente terza la Turchia (Paese partner). Chi partecipa a un progetto matura «occupability», vale a dire esperienze che vanno a curiculum, mentre sono previste pure forme di tirocinio e veri contratti di lavoro a termine. Dal 2016 a oggi sono 10mila i giovani che hanno pututo partecipare a un progetto, circa 1.000 gli italiani: una offerta molto inferiore alla domanda.
Questo, secondo il mondo del volontariato, è dovito a una certa farraginosità nei meccanismi di accreditamento delle ong e degli enti. Inoltre ha suscitato non poche perplessità nel terzo settore e nell’associazionismo, la sovrapposizione del Corpo europeo di solidarietà al preesistente Servizio volontario europeo e in particolare all’Eu aid volonteers. Inoltre la compresenza, nello stesso progetto, sia di progetti di volontariato che professionali, vere e proprio opportunità di lavoro, ingenera confusione nella finalità dei corpi europei di solidarietà. Inoltre le organizzazioni della cooperazione chiedono che sia previsto pure il costo di formazione, gestione e monitoraggio dei progetti. Pecche che dovrebbero essere eliminate diffondendo e migliorando la proposta dell'ESC: una Europa della solidareità da costruire soprattutto nei Paesi dell’Est Europa, e che si prepara all’esame di maturità.