Ue. Sassoli eletto presidente dell'Europarlamento. Ecco chi è
Davide Sassoli (Ansa)
L'italiano David Sassoli, eletto al Parlamento europeo nelle liste Pd, è il nuovo presidente dell'assemblea di Strasburgo. Sassoli ha avuto al secondo turno 345 voti su 667, ovvero la maggioranza assoluta. Il predecessore, il connazionale Antonio Tajani, gli ha fatto gli auguri e gli ha dato la parola.
Nel primo discorso pronunciato in Plenaria a Strasburgo, il presidente Sassoli ha ringraziato i deputati della 9a legislatura per la fiducia riposta. Ha poi detto: “In questi mesi, in troppi, hanno scommesso sul declino di questo progetto, alimentando divisioni e conflitti che pensavamo essere un triste ricordo della nostra storia. I cittadini hanno dimostrato invece di credere ancora in questo straordinario percorso, l’unico in grado di dare risposte alle sfide globali che abbiamo davanti a noi”.
“Dobbiamo avere la forza di rilanciare il nostro processo di integrazione, cambiando la nostra Unione per renderla capace di rispondere in modo più forte alle esigenze dei nostri cittadini e per dare risposte vere alle loro preoccupazioni, al loro sempre più diffuso senso di smarrimento”.
Sassoli ha inoltre sottolineato le priorità che il Parlamento dovrà portare avanti nei prossimi anni. “Siamo immersi in trasformazioni epocali: disoccupazione giovanile, migrazioni, cambiamenti climatici, rivoluzione digitale, nuovi equilibri mondiali, solo per citarne alcuni, che per essere governate hanno bisogno di nuove idee, del coraggio di saper coniugare grande saggezza e massimo d’audacia”.
Ha concluso dicendo: “L’Europa ha ancora molto da dire se noi, e voi, sapremo dirlo insieme. Se sapremo mettere le ragioni della lotta politica al servizio dei nostri cittadini, se il Parlamento ascolterà i loro desideri e le loro paure e le loro necessità.
QUI IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO
Da volto dei Tg all'Europarlamento, chi è David Sassoli
Dai primi passi nei quotidiani locali al Parlamento Europeo: quella di David Maria Sassoli, del gruppo socialdemocratico, è una storia umana e politica legata in maniera indissolubile al Partito Democratico. Gli esordi da giornalista lo vedono impegnato lontano dai riflettori dei media mainstream, nelle testate locali e nelle agenzie di Firenze, dove Sassoli nasce nel 1956. Poi passa alla redazione romana de Il Giorno dove, per sette anni, racconta la politica e non solo. Il 3 luglio 1986, a trent'anni, diventa giornalista professionista. Nel 1992 entra in Rai come inviato di cronaca del Tg3. Il suo volto entra nelle case degli italiani che imparano a conoscerlo anche per la collaborazione con l trasmissione Il Rosso e il Nero, di Michele Santoro. Nel 1996 gli viene affidata la sua prima trasmissione, Cronaca in Diretta, un contenitore di Rai 2 e, poco tempo dopo, passa a condurre Prima, rotocalco quotidiano del Tg1. Passa a condurre il Tg1 delle 13.30, poi quello delle 20 e infine, con Gianni Riotta alla direzione, diventa vicedirettore della testata della rete ammiraglia del servizio pubblico.
L'incontro con la politica avviene grazie a un sindaco di Roma che vuole fondare un partito, mettendo insieme le due grandi tradizione della politica italiana, quella di sinistra del Pci-Pds-Ds e quella cattolica e popolare della Dc poi confluita nella Margherita: è uno dei primissimi 'nativi dem' visto che aderisce al partito non appena Walter Veltroni tiene a battesimo la propria creatura politica. Lo fa candidandosi con successo alle elezioni europee del 6 e 7 giugno 2009 come capolista nell'Italia Centrale e raccoglie 412.500 preferenze, un record che gli frutta il 'titolo' di primo eletto nella sua circoscrizione oltre a quello di capogruppo del Pd all'Europarlamento.
Tre anni dopo Sassoli fa i conti con una prima delusione: è il 2012, a Roma si vota dopo cinque anni di governo di centrodestra. Il Pd sente in mano la vittoria, ma è anche atteso alle primarie per la scelta del candidato sindaco. Allo start sono in tre: David Sassoli, Paolo Gentiloni e Ignazio Marino, il chirurgo genovese passato per un incarico come senatore del Pd. A vincere sarà Marino, seguito da Sassoli e da Gentiloni.
Si ricandida alle elezioni Europee nel 2014, quelle del 40,8% del Partito Democratico. Le preferenze per lui si dimezzano, ma il suo lavoro tra i banchi di Bruxelles e Strasburgo è riconosciuto dai compagni del Pse - nel quale il Pd è confluito per scelta dell'allora segretario Matteo Renzi - e dagli avversari. Il 1° luglio di quell'anno diventa vicepresidente del Parlamento Europeo con 393 voti, risultando il secondo più votato in quota Pd-Pse. L'ultimo capitolo della sua carriera è storia recente: alle elezioni di maggio ottiene 128.533 preferenze, ottenendo la terza elezione.