Voto in Europa. Boom dei Verdi in Francia, Germania e Irlanda
Alcuni attivisti del green block alla manifestazione Friday for Future, a Napoli del 24 maggio (Ansa)
Mentre non c'è stato lo "tsunami" dei nazionalisti, la vera sorpresa di queste elezioni è l'"Onda Verde", l'avanzata dei partiti ambientalisti in molti Stati membri soprattutto del centro-Nord Europa: tanto che, complessivamente, nel nuovo Parlamento Europeo i Verdi Europei passano da 52 a 69 seggi, un aumento di ben 17 seggi.
Sullo sfondo, soprattutto la vasta mobilitazione soprattutto tra i più giovani contro il riscaldamento del clima, che ha visto in vari Paesi migliaia di studenti in piazza.
I successi in effetti sono numerosi. Spicca, naturalmente, anzitutto la Germania, dove per i Verdi è un autentico trionfo: con il 20,5% (+9,8% rispetto al 2014) diventano secondo partito dietro la Cdu/Csu della cancelliera Angela Merkel, e ottengono 21 seggi, 8 in più. Colpisce anche la Francia, dove gli ambientalisti, con il 13,47% (dall'8,95% del 2014) e diventano terzo partito dietro il Ressemblement National di Marin Le Pen e la coalizione di Emmanuel Macron, raddoppiando i propri seggi da sei a dodici.
Ottimo risultato anche in Gran Bretagna, con un inedito (per il Paese) 11,09% (dal 7% circa del 2014), passando da sei a undici seggi.
E poi c'è il caso dell'Irlanda, dove gli ambientalisti hanno ottenuto i primi due seggi dopo vent'anni.
Da evidenziare i risultati in Danimarca e Finlandia, dove c'è un raddoppio di seggi (in entrambi casi da uno a due seggi), bene anche il Belgio, che passano da due a tre (con il raddoppio in particolari dei francofoni Ecolo, mentre i fiamminghi Groen restano invariati). E un incremento si registra anche nei Paesi Bassi (da due a tre seggi). Rimane, certo, il "buco nero" italiano: in questa legislatura non ci sarà neppure un eurodeputato del nostro Paese nel gruppo dei Verdi europei. In altri Paesi, come ad esempio l'Austria, gli ambientalisti ristagnano.
Forti del loro successo complessivo, i Verdi adesso avvertono che chi vorrà il loro sostegno dovrà presentare un chiaro programma a favore della lotta al cambiamento climatico, e chiedono impegni scritti sull'azione da intraprendere. Sia sul fronte di più severe anti-inquinamento per le industrie, sia di clausole per la difesa del clima al momento di stipulare accordi commerciali. Per i Verdi, ad esempio, nessun accordo dovrebbe essere stipulato con gli Usa finché Washington non sarà rientrata nell'accordo sul clima di Parigi, da cui è uscito il presidente Donald Trump. Il loro tallone d'Achille è che, per quanto rafforzati, i Verdi non sono indispensabili per una maggioranza, che sarebbe comunque assicurata dall'asse Popolari-Socialisti-Liberali. Il loro peso, comunque, si sentirà.