Madrid. Timmermans alla guida dei socialisti: «Ci stiamo giocando l'Europa»
Frans Timmermans alla convention dei socialisti a Madrid (Ansa)
"Stiamo lottando per l’anima dell’Europa, dobbiamo offrire ottimismo e speranza, contro la paura agitata da estremisti ed eurofobi”. Parte da Madrid, dalla convention del Partito Socialista Europeo (Pse) la sfida per la "reconquista" politica di socialisti e democratici, per cambiare le politiche dell’Unione Europea. A lanciarla, nella giornata di chiusura del conclave, davanti alla platea strapiena del Teatro Coliseum di Madrid è l’olandese Frans Timmermans, candidato alla presidenza della Commissione Europea alle europee del 26 maggio, accanto al premier spagnolo Pedro Sanchez, che per riconfermare il mandato domestico dovrà passare prima per le urne il prossimo 28 aprile.
Sulle note di "Bella Ciao" nella versione dei Modena City Ramblers, i delegati delle 33 famiglie europee lanciano "Un nuovo contratto sociale per Europa", il manifesto programmatico che sperano faccia da diga di contenimento per l’avanzata della destra antieuropea e razzista. “No pasaran!’, lo slogan mutuato dai repubblicani durante la guerra civile spagnola, è anche la consegna più ripetuta dalla calorosa platea. In prima fila, applausi a scena aperta dei primi ministri, il portoghese Antonio Costa, lo svedese Stefan Lofven, della presidente del Partito Socialdemocratico tedesco (Spd), Andrea Nehles e del leader del Labour britannico, Jeremy Corbyn. Il Pd, che pure nel 2014 con il 41 per cento dei voti era stato il principale portatore d’acqua al Pse, è il grande assente, impaludato nelle primarie. La delegazione è ridotta a una semplice testimonianza, con Fabrizio Barca, Enrico Giovannini e la governatrice dell’Umbria, Catiuscia Marini, l’unica a intervenire sul palco.
“Ci stiamo giocando Europa, non è un’esagerazione, è la verità”, esordisce Timmermans in spagnolo. “L’ultima cosa che meritano i nostri figli è che non resti più nessuno a difendere le conquiste tanto valorose, costato tanto lavoro conseguire”, ammonisce. Fa scorrere il “programma sociale per il futuro, perché i giovani nati nel XXI secolo possano scegliere quale Europa vogliono”. Quella che nessuno vuole, e però somiglia tristemente all’attuale, è lo stesso leader progressista a evocarla: “Non possiamo competere a base di paghe misere. Non possiamo accettare in Europa che le multinazionali guadagnino migliaia di milioni in utili pagando zero imposte”, elenca Timmermans. Un’Unione in cui “un quarto dei bambini, sulla soglia di povertà, arriva a scuola affamato”. Lui, se arriverà al vertice della Commissione, promette fondi strutturali comunitari per finanziare i piani di edilizia sociale nelle città, per combattere la fame di alloggi.
Sullo spinoso fronte delle migrazioni la grande famiglia progressista propone “un’alleanza con l’Africa”, perché il potenziale delle giovani generazioni del continente non sia costretto a emigrare. Senza paura e, soprattutto, senza perdere la memoria degli ultimi sopravvissuti all’Olocausto, per contrastare il preoccupante antisemitismo tornato a serpeggiare nel continente: “Se le nostre sorelle e fratelli ebrei non si sentono al sicuro in Europa, allora non c’è Europa”. La battaglia per la remountada è “fra la speranza e la paura, che sta alimentando il populismo e mina la democrazia, che fa crescere il nazionalismo, minaccia la pace, che alimenta il protezionismo e compromette lo sviluppo economico e la creazione di più e migliori posti di lavoro”, ricorda il premier portoghese Costa. Un populismo di destra che “dà forza allo sciovinismo e al razzismo, alla paura che è l’opposto dell’Europa dei valori di giustizia sociale ed economica”, rincara. “Un’Europa forte – avverte - non si fa convertendo il Mediterraneo in un cimitero di esseri umani”. Sulla stessa linea, gli interventi del premier bulgaro Sergei Stanishev e del collega svedese, Stefan Löfven.
Ma i sondaggi della vigilia pubblicati dal Parlamento europeo non sono affatto favorevoli. Segnalano un calo dei socialisti dai 186 seggi attuali a 135. L’unico a tenere sarebbe il Psoe di Pedro Sanchez, che potrebbe addirittura conquistare un paio di seggi in più rispetto ai 14 attuali. E' su di lui e sul suo effetto-traino che contano le altre famiglie progressiste. E’ dato in ascesa, dai rilevamenti nazionali, anche alle politiche di aprile, dove il partito della rosa nel pugno si affermerebbe come prima forza, seppure senza una maggioranza progressista per poter governare. Il liberale Ciudadanos, nella politica preventiva dei veti incrociati, ha già posto lo sbarramento a un’eventuale alleanza post-elettorale con i socialisti, evidentemente orientato a ripetere a livello nazionale l’alleanza con il Partido Popular, sostenuta dalla forza di estrema destra Vox. Nello scenario europeo, lo smottamento di socialisti tedeschi, olandesi e dei democratici italiani renderà necessario costruire nuove alleanze europeiste con i liberali di Macron e la parte più moderata del Partido Popular Europeo.
A tre mesi dalle europee, i governi socialdemocratici nel continente si contano sulle dita di una sola mano: Spagna, Portogallo, Slovacchia, Romania e Malta. E in Svezia Löfven è stato riconfermato come primo ministro dell’esecutivo progressista solo grazie allo stop imposto dai partiti del centro all’estrema destra. “Vogliono mettere un cordone sanitario alla socialdemocrazia, a chi ha impiantato il sistema sanitario in Spagna, a chi ha eliminato Eta e dato impulso a tutte le leggi di uguaglianza fra uomini e donne”, ha denunciato Pedro Sanchez nel suo discorso di chiusura, riferendosi al veto preventivo di Ciudadanos. Che intanto con il leader Albert Rivera, in una piazza nel cuore di Madrid, lanciava i la candidatura sullo scenario nazionale della "pasionaria" leader in Catalogna, Ines Arrimadas, alle politiche di aprile.
Quello spagnolo del 28 aprile sarà il primo test decisivo per Europa. “E’ molto importante, perché gli spagnoli voteranno chi starà nel Consiglio Europeo”, ha rimarcato il premier portoghese Costa, nell’esortare al voto per Pedro Sanchez. Assieme i due leader socialisti si recheranno domani a Colliure, in Francia, a rendere omaggio alla tomba di Antonio Machado per l’80º anniversario della morte del poeta, esiliato con mezzo milione di spagnoli in fuga dal franchismo in quella che passò alla storia come "La Ritirata".