Ben-vivere. Laboratorio d'idee per una vera ripresa
Sergio Gatti
Dall’esordio del marzo 2019 alla seconda edizione di questo settembre 2020, il Festival Nazionale dell’Economia Civile non si sottrae all’obbligo congiunturale di essere un laboratorio nel quale ascoltare e studiare, discutere e concretizzare per contribuire con idee e paradigmi tipici dell’economia e della finanza civili al NextGenerationItalia, lo storico Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
La pandemia sta aggravando disuguaglianze e problemi, soprattutto per chi già nel 'mondo di prima' era rimasto indietro, donne e giovani in particolare. Può allora la generatività entrare nei criteri (intanto) nazionali di selezione dei progetti da sottoporre all’Unione europea? Può arricchire le metriche di valutazione dell’efficacia multidimensionale dei progetti del NextGenerationItalia? Il secondo Rapporto sul benvivere delle province italiane, che viene presentato oggi a Firenze, offre stimoli e piste metodologiche in questa direzione. Unendo una parte strutturale di aggiornamento rispetto al Rapporto 2019 e due parti congiunturali necessariamente dedicate alle relazioni tra Covid-19 e geografia e al grado di incidenza della pandemia sugli indicatori di benessere.
Quali condizioni di contesto servono per agevolare la generatività nelle policy? Immaginiamo il Pnrr come tre cerchi concentrici che contengono i progetti veri e propri. Primo cerchio, le quattro sfide: migliorare la resilienza e la capacità di ripresa dell’Italia; ridurre l’impatto sociale ed economico della crisi pandemica; sostenere la transizione verde e digitale; innalzare il potenziale di crescita dell’economia e la creazione di lavoro. Secondo cerchio, le sei missioni: digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; equità sociale, di genere e territoriale; salute; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione, ricerca e cultura. Terzo cerchio, sei riforme: pubblica amministrazione, fisco, giustizia, lavoro, investimenti pubblici, ricerca e sviluppo.
Il filo che annoda questi tre cerchi-condizioni dovrà produrre un valore aggiunto in termini di visione. I progetti non potranno essere indifferenti alle sorti della 'casa comune', accrescere ingiustizie, essere privi di una missione e di uno stile di servizio. L’homo è almeno in parte, per natura, cooperativus. In parte lo può diventare 'addomesticando' la parte più distruttiva di oeconomicus. La generatività, la capacità di influenzare con le nostre scelte e le nostre
azioni quanti e quanto ci circonda, può entrare nei paradigmi del Pnrr e divenire fattore di distintività, competitività, innovatività. Il benessere personale si costruisce in una prospettiva di benessere comune. E qui l’investimento culturale educativo è cruciale.
Non a caso il Festival-Laboratorio di Firenze ha organizzato 70 tavoli di lavoro di proposte per il Pnrr in 'ottica economia civile' che scriveranno i partecipanti (in presenza e da casa). Una piccola, ma significativa palestra. Perché molti dei partecipanti sono già protagonisti e testimoni di imprese, amministrazioni locali, banche 'civili'.
Qual è la formula della generatività in un territorio? Ruota attorno al lavoro. Macro-leva indispensabile per sviluppo durevole, soddisfazione e pienezza di senso delle vite personali. Per invertire il declino demografico, includere e integrare. Per combattere la povertà. Un territorio, si propone nel Rapporto Benvivere 2020 è più o meno generativo nella misura in cui è capace di combinare almeno tre ingredienti: vivacità dell’attività economica e intellettuale (numero di start-up e brevetti) + numerosità e qualità delle organizzazioni sociali e di volontariato + abbassamento della quota di giovani che non lavorano e non studiano (Neet) e innalzamento della longevità attiva. Questi tre ingredienti compongono l’indicatore innovativo di generatività in atto. Considerando essenziali elementi come la qualità della relazione, la fiducia, ben-essere (in senso lato), la reciprocità-mutualità, la valorizzazione del capitale umano e del capitale sociale.
Finanza civile e banche di comunità. Cruciale, in questo contesto, un ripensamento o una focalizzazione del ruolo delle aziende finanziarie. Che possono avere un impatto enorme in termini di generatività se finalizzate allo sviluppo e non ad autoalimentare rendite di posizione, spesso a danno dei più deboli. Le banche di comunità e mutualistiche sono portatrici per statuto di una visione tipica di 'finanza civile', hanno per fine la creazione di benessere diffuso; l’investimento sui territori del risparmio che lì si origina, declinando in concreto la propria funzione anticiclica. Uno studio pubblicato il mese scorso sulla rivista Usa Economic Inquiry conferma come le Bcc italiane riducano significativamente la disuguaglianza dei redditi nelle province in cui operano. Confermando di considerare il risparmio e la finanza come strumenti al servizio del lavoro. Il prossimo Rapporto Ben-vivere 2021 vedrà la luce quando il Pnrr sarà in fase attuativa e dal basso si inizierà a scorgere se il dinamismo è reale