Gran Bretagna. Primo il partito pro Brexit di Farage, crollano Tory e Labour
Farage
Con il 32% dei consensi il Brexit Party di Nigel Farage, il leader dell’ultradestra britannica, si conferma alle elezioni europee prima forza politica della Gran Bretagna. Segue, con il 20%, il partito europeista Liberal Democratico che ha fatto il pieno di voti soprattutto a Londra.
L’esito di una consultazione elettorale controversa, che il Paese non avrebbe dovuto affrontare se fosse stata portata a termine la Brexit, registra, come previsto, il crollo dei due grandi partiti tradizionali: i Tory guadagnano solo l’8,8%, circa 15 punti percentuale in meno rispetto alle elezioni del 2014, mentre i Laburisti si fermano al 14,1%.
Meglio dei conservatori hanno fatto persino i Verdi che con l’11% dei consensi si piazzano al quarto posto. Deludenti invece, appena 2,8%, i risultati di Change Uk, il partito che fa capo al Gruppo Indipendente, la forza centrista nata a febbraio su iniziativa di transfughi Tory e Labour.
Significativo è il risultato portato a casa dagli indipendentisti scozzesi, convinti oppositori della Brexit: a livello nazionale l’Snp ha ottenuto il 3% ma in Scozia ha raccolto il 39%, un dato che Londra legge come un avvertimento: Edimburgo vuole rimanere in Europa.
Un messaggio chiaro a milioni di lettori, firmato dal "Sun" e una dura critica del successo di Nigel Farage diffuso online dal "Guardian", quotidiano della sinistra progressista. Basta leggere i commenti di questi due giornali, sul versante opposto della scena politica, per capire dove si collocano oggi gli opinionisti britannici.
Il "Sun", il secondo tabloid in lingua inglese più venduto nel mondo, commenta il risultato delle elezioni europee dicendo che "chiunque voglia il lavoro del premier deve spiegare, nei dettagli, quale piano ha per la Brexit e deve portarlo a termine". Durissime le parole usate dal "Sun" per lo sconfitto leader dell'opposizione Jeremy Corbyn definito "un dinosauro" che guida "un partito preistorico".
In un editoriale il "Guardian" fa notare che "nessun partito britannico ha saputo diffondere un vero messaggio politico durante la campagna elettorale per queste elezioni europee". Neppure la formazione che ha vinto, il "Brexit party" di Nigel Farage.
Il leader, al quale si deve l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, non ha usato la carta immigrazione, come durante il referendum del 2016, nè chiarito se ha un piano per la dipartita del Regno Unito. I populisti britannici hanno vinto usando gli slogan anti politica, anti Westminster, anti elites.
Il "Guardian" definisce il loro trionfo "insieme terrificante e noioso" e fa notare che "la storia è piena di persone che sono arrivate al potere con l'unico intento di distruggere le istituzioni e raramente questo si è trasformato in una politica costruttiva per la società". Secondo il quotidiano quello che è morto, durante queste elezioni europee, è "qualunque nozione realista di una maggioranza silenziosa che voleva semplicemente un passaggio tranquillo e controllato alla Brexit. Forse questi elettori non c'erano o forse non si sono mobilitati. Di fatto il risultato è che la scena politica si è polarizzata tra chi vuole andarsene dall'Unione Europea sbattendo la porta e chi vuole rimanere a tutti i costi".