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Green. Ecuador, un taglio del debito in cambio di progetti per proteggere l'ecosistema

Costanza Oliva mercoledì 8 maggio 2024

Una parte della foresta amazzonica e un’area marina protetta. Potrebbero essere queste le protagoniste dei nuovi scambi debt-for-nature a cui sta guardando con interesse l’Ecuador. Dopo l’operazione da record dell’anno scorso, Quito ci riprova. È uno dei 17 Paesi megadiversi al mondo, ovvero quelli più ricchi di diversità, e allo stesso tempo, ha tra i peggiori tassi di deforestazione dell’America Latina. Se si aggiunge l’alto debito pubblico (pari al 62 per cento del Pil), l’Ecuador è il candidato perfetto per operazioni di questo tipo: ridurre i passivi esteri in cambio di impegni per la conservazione degli ecosistemi. È ormai lontana la fase esplorativa di questa tipologia di strumenti di finanza sostenibile. Il primo accordo fu firmato dalla Bolivia nel 1987, e da allora 140 Stati ne hanno seguito l’esempio con negoziati simili.

A beneficiarne sono soprattutto i Paesi a basso reddito, le cui economie sono rese ancor più fragili dai sempre più frequenti fenomeni estremi, come siccità prolungate o alluvioni. Le risorse che i governi hanno a disposizione per mitigarne gli effetti sono insufficienti. E quando vengono distrutte le economie di sussistenza, grazie alle quali vive la maggior parte della popolazione, gli Stati sono costretti a indebitarsi. Anche per questo, il mercato degli scambi debito- natura è in grande espansione e potrebbe arrivare a crescere fino a 800 miliardi di dollari. Dopo il successo delle obbligazioni verdi, ora l’attenzione è sempre più rivolta proprio ai blue bond: titoli volti a finanziare progetti per la tutela di mari e oceani.

Secondo le stime del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, la blue economy vale circa 2.500 miliardi di dollari. E in questo senso il Paese sudamericano ha già scritto la storia. Nel maggio del 2023 ha scambiato 1,63 miliardi di dollari delle sue obbligazioni internazionali con un prestito blu da 656 milioni di dollari. Un’operazione resa possibile grazie a Credit Suisse e alla Banca interamericana di sviluppo (Bid) che hanno acquistato una percentuale del debito dell’Ecuador, mettendone poi una parte all’asta. Debito che Quito ha ricomprato con un nuovo prestito acquisito a tassi di interesse più bassi dal fornitore di servizi finanziari GPS Blue Financing Designated Activity Company.

Grazie a parte delle risorse risparmiate, circa 1,1 miliardi di dollari, è stato creato un fondo da 450 milioni per la conservazione della riserva delle Galapagos. Con i suoi 198 chilometri quadrati è una delle più grandi aree marine protette del pianeta, e ospita 3.500 specie, il 20% delle quali vivono solo in questa area. Tra queste, ci sono, ad esempio, le tartarughe giganti e le iguane marine. È stata la più grande transazione per operazioni di questo tipo mai registrata. E il governo ecuadoriano starebbe valutando la possibilità di replicare l’operazione. Sul piatto ci sono due opzioni di scambio del debito. La prima sarebbe legata alla protezione di parti della foresta amazzonica. In quello che è considerato il più importante ecosistema naturale del mondo, è ancora attiva la pratica del gas flaring, che consiste nel bruciare all’aria aperta i gas derivati dall’estrazione del petrolio.

Si tratta di un processo che impatta gravemente sulla biodiversità locale, oltre che sulla salute delle persone che vivono nei dintorni. Nel 2021 la Corte provinciale di giustizia di Sucumbíos, nel nordest del Paese, ha dato ragione a un gruppo di nove giovani che ha fatto causa allo Stato. Ma, nonostante la sentenza obblighi le compagnie petrolifere a chiudere i 447 mecheros, le strutture che bruciano i gas residuali, distribuiti nell’Amazzonia ecuadoriana, è stato fatto bene poco. Anzi, l’Unione delle persone colpite dalle operazioni petrolifere di Texaco (Udapt), che rappresenta le 30mila persone indigene, coloni e contadini residenti nella foresta amazzonica ecuadoriana che hanno subito le conseguenze di decenni di contaminazione, ha denunciato lo scorso febbraio che attualmente i siti attivi sono 486.

La seconda opzione di scambio riguarda il finanziamento dell’area marina protetta che l’Ecuador ha creato lungo l’intera costa continentale del Pacifico, lunga 2.237 chilometri. In questo caso, un ruolo decisivo sarebbe svolto da Re:wild. L’organizzazione, co-fondata nel 2021 da Leonardo DiCaprio insieme a un gruppo di scienziati, ha contribuito con 43 milioni di dollari alla realizzazione di una serie di operazioni per la conservazione della biodiversità nelle isole Galapagos. Secondo stime ancora non definitive, l’Ecuador potrebbe riuscire a rifinanziare con ciascuno dei due swap circa un miliardo di dollari del proprio debito. Ma data la complessità di questo tipo di operazioni, gli esperti ritengono che probabilmente l’Ecuador dovrà concentrarsi solo su uno dei due negoziati.