EconomiaCivile

Transizione. Energia è collettività: da Gubbio un modello per il futuro delle Cer

Ilaria Sesana mercoledì 9 ottobre 2024

Per festeggiare i primi dieci anni di attività, la cooperativa energetica «ènostra» ha dato appuntamento ai suoi soci sulle colline intorno a Gubbio. Per la precisione nella frazione Salia, da cui si può ammirare la turbina eolica del Cerrone installata nel 2022 grazie al capitale raccolto tra i soci. Con i suoi 900 kilowatt di potenza e una produzione media di 2GWh all’anno, è in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa mille famiglie. La messa in funzione della pala del Cerrone è stata una delle tappe più importanti del percorso di ènostra, realtà nata per iniziativa di un gruppo di pionieri con obiettivi precisi: fornire energia elettrica 100% da fonti rinnovabili e favorire la partecipazione attiva dei cittadini. «Fin dall’inizio abbiamo voluto metterli al centro del processo, per promuovere una transizione democratica ed equa – spiega a L’economia civile Sara Capuzzo, presidente di ènostra –. Nel nostro piccolo, in questi dieci anni, siamo riusciti a produrre importanti cambiamenti».

Nel 2014 ènostra ha iniziato la propria attività come fornitore di energia da fonti rinnovabili: «Acquistavamo da fornitori certificati, con garanzia d’origine – ricorda Capuzzo –. Ma presto ci siamo resi conto che non era sufficiente: per avere un impatto concreto era necessario chiudere il cerchio tra produzione e consumo, quindi fare a nostra volta impianti collettivi». Il passo successivo si è realizzato tra il 2017 e il 2018 attraverso la fusione con Retenergie, cooperativa nata nel 2008 e che realizzava impianti fotovoltaici condivisi da parte di gruppi di cittadini.

Fin dall’inizio, quello di ènostra è stato un progetto mosso da una forte carica ideale: «Quando abbiamo iniziato ad accogliere i primi soci non fornivamo nessun servizio: ci sono voluti altri due anni prima di riuscire a farlo – continua Capuzzo –. A marzo 2016 erano circa 300, oggi sono 16mila e la cooperativa ha un capitale sociale di 5,5 milioni di euro. Abbiamo attivato 14 impianti collettivi». Chi si associa alla cooperativa può anche diventare socio sovventore versando un contributo per la realizzazione dei nuovi impianti e acquistare l’energia prodotta a un prezzo fisso grazie alla “tariffa prosumer” sganciata dalle fonti fossili. Una tariffa che non ha subito oscillazioni nemmeno in concomitanza con l’aumento esponenziale dei prezzi dell’energia a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina: «Mentre il costo era schizzato a 540 euro a megawattora (MWh), noi eravamo a 120 euro per MWh», ricorda la presidente.

Ènostra è stata anche una delle prime realtà del settore dell’energia ad affiancare associazioni, cittadini ed enti locali nello sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer): nel 2020 ha avuto i primi incarichi dai sindaci sardi di Ussaramanna e Villanovaforru e oggi ne affianca una sessantina, tra cui quella promossa dalla Pontificia università Antonianum e il Centro islamico di Roma. Tra i progetti più ambiziosi la prima Cer italiana alimentata da una turbina eolica (da 1 MW) realizzata nel 2023 da ènostra in una frazione di Gubbio.

Quattro anni possono sembrare pochi, ma non bisogna dimenticare che proprio in questo periodo c’è stato un rapido sviluppo con il recepimento della direttiva europea “Red II” del 2018. «Abbiamo potuto toccare con mano i limiti della normativa e, pur essendo una piccola realtà, abbiamo contribuito al processo restituendo al legislatore il nostro contributo sui correttivi da adottare – ricorda Capuzzo –. Osserviamo un altro cambiamento: nelle prime fasi erano quasi tutti progetti promossi da Comuni, spesso piccoli, che ricadevano sul loro territorio. Ora con la possibilità di costituire Cer più grandi, che si estendono su territori più ampi coperti dalle cabine primarie, le dinamiche si fanno più complesse. Per questo, a mio avviso, è importante stimolare i cittadini e le associazioni a seguire un percorso simile a quello fatto da ènostra: raccogliere capitale per finanziare l’installazione degli impianti e l’avvio della Cer».

La parola chiave è “comunità”: una Cer, argomenta Capuzzo, non si costruisce per caso o semplicemente unendo persone che hanno come unico obiettivo quello di tagliare i costi della bolletta. È fondamentale invece che la Cer si cali in una dimensione solida con obiettivi condivisi, a partire dalla finalità a cui destinare gli incentivi. I prossimi mesi saranno fondamentali per la messa a terra di molti dei progetti di comunità energetiche. «Il recepimento della direttiva si è concluso con 19 mesi di ritardo, le regole operative sono state pubblicate ad aprile 2024 ma ci sono ancora incertezze su alcuni passaggi burocratici che devono essere risolte – sottolinea Capuzzo –. E i Comuni con meno di cinquemila abitanti hanno tempo solo fino a marzo 2025 per presentare domanda per i fondi messi a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza».