Finanza etica. Suresh e Robert, nella City fioriscono manager Esg
A sinistra Suresh Mistry, a destra Robert Rubinstein
Valori morali e personali molto forti. Questa è la chiave per una conversione del mondo della City agli investimenti Esg e “Impact”, quelli che proteggono l’ambiente, promuovono una società più umana e anche un modo di gestire lo Stato e le aziende più attento alle persone. Concordano su questo punto Suresh Mistry e Robert Rubinstein, responsabili di due aziende, “Alquity” e “TBLI group”, che si impegnano per un cambiamento di mentalità nel mondo della finanza. «Oggi gli investimenti Esg, nella City, non sono più solo una piccola nicchia e vengono scelti da molti, ma, purtroppo, sono soltanto circa la metà di tutto il volume di affari. La maggior parte degli investimenti sono ancora indirizzati al profitto e alla crescita ad ogni costo, a discapito di ambiente e società», spiega Suresh Mistry, un Mba dalla London Business School, una lunga esperienza come stratega e manager in diverse aziende, Lloyds Bank, Levi’s, Logica.
Insieme a Paul Robinson ha dato vita a “One Water”, progetto che promuove la vendita di bottiglie d’acqua nel Regno Unito, mentre i profitti vengono investiti in programmi africani, e ha anche fondato “Alquity”, azienda che promuove investimenti Esg che garantiscono profitti.
Sulla stessa linea d’onda Robert Rubinstein, americano di casa a Amsterdam, una carriera nell’editoria, per il quale realizzare valori morali che vadano oltre il profitto è stata la missione di una vita. «Dai miei genitori, ebrei, sopravvissuti all’Olocausto, ho imparato che la nostra vita deve essere al servizio degli altri», spiega. «Mi è sempre piaciuto pensare al mondo degli affari come a una forza per il cambiamento e, a un certo punto, nel 1998, mi sono chiesto come potevo generare questo cambiamento e dare vita a un’economia più umana – aggiunge Rubinstein –. Mi sono accorto, allora, che soltanto un piccolo gruppo di azionisti e manager controllavano un quinto di tutto il giro di affari della City e così ho pensato che, se avessi convinto loro, avrei promosso una rivoluzione. A questo scopo ho fondato “TBLI group”, la mia società, che educa manager e azionisti, attraverso conferenze, ritiri, training e masterclasses, ai valori della sostenibilità. Insegno loro, anche, a fare attenzione a che cosa si nasconde dietro l’etichetta Esg perché è possibile, spesso, che si tratti di investimenti soltanto all’apparenza a favore di ambiente e società».
«La mia conversione a una finanza etica risale al 2010, quando avevo quarant’anni, e, insieme a mia moglie, abbiamo cominciato a preoccuparci del futuro che preparavamo per le nostre figlie che erano molto piccole – racconta a sua volta Suresh Mistry –. Insieme al mio collega Paul Robinson abbiamo dato vita ad “Alquity”, un’azienda di successo che promuove soltanto investimenti Esg. Il nostro “India Fund” è il fondo di investimento più popolare in India. Bisogna essere realisti. Gli investimenti etici devono garantire un profitto e, con “Alquity”, abbiamo voluto dare vita a prodotti con i quali si possa guadagnare ma che promuovono l’ambiente e una società più giusta. Doniamo anche il 10% dei nostri profitti, come azienda, a una finanza a favore dei più poveri perché crediamo che una società più giusta sia anche più sostenibile e porti a maggiore profitti, in un circolo virtuoso che coinvolge tutti gli aspetti della nostra vita».
«Il coraggio – aggiunge ancora Suresh Mistry – è la parola di cui la City ha bisogno per una conversione agli investimenti Esg. Molti, nel miglio quadrato, a livello personale, credono in questa finanza etica, ma si trovano a lavorare per aziende che ignorano la dimensione sostenibile. Quindi, anche se gli individui vogliono cambiare, la cultura alla quale appartengono non lo consente. Per questo motivo è molto importante che il governo britannico intervenga, introducendo una legislazione che costringa le aziende a pubblicare l’impatto sulla società e sull’ambiente dei loro fondi, così che gli investitori possano scegliere azioni Esg».
È d’accordo anche Rubinstein. «Chi opera nella City, quasi sempre, non è motivato da valori di lungo periodo ma dalla necessità di guadagnare quel bonus che porta più soldi. In questo momento gli investimenti Esg interessano soltanto se convenienti economicamente, ma se a.d. e presidenti di società decidessero di dire no, perché ci credono davvero, ai fondi che danneggiano ambiente e società, allora un cambiamento sarà davvero possibile».