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Solidarietà. Benefficienza: una piattaforma per aiutare chi vuole fare il bene

Ilaria Solaini giovedì 12 dicembre 2024

Quando si prendono decisioni importanti come comprare una casa, si analizzano in modo scientifico le opzioni disponibili per ottenere la massima resa con la minima spesa. Va detto che questo investimento è, spesso, per se stessi, per la propria famiglia, per il futuro dei propri figli. Che cosa cambia quando l’investimento, attraverso donazioni verso enti non profit, viene fatto per una causa che sentiamo più o meno vicina a noi?

Innanzitutto non sempre viene utilizzato un approccio razionale quando si tratta di fare del bene e donare dei soldi a un ente benefico: manca un’analisi scientifica dell’impatto delle nostre azioni. A prevalere sono innumerevoli altre ragioni che sono emotive e morali, legate a criteri come la vicinanza, la richiesta o la conoscenza diretta di quell’ente specifico o di quella causa; a condizionare ci sono anche i bias cognitivi, come l’insensibilità al numero di persone salvate e la tendenza a concentrarsi sulla quota di persone che si possono aiutare, piuttosto che sui numeri assoluti. Lo ha messo in luce uno studio piuttosto recente della prestigiosa Università di Oxford che ha evidenziato quanto i donatori sottovalutino le differenze sull’efficacia delle organizzazioni di beneficenza. Basti considerare che, in media, le persone pensano che l’ente benefico più valido nel rapporto costo-efficacia sia una volta e mezza più efficace rispetto ad altri che si trovano nella fascia mediana. Al contrario «esperti di salute globale e di economia sanitaria ritengono che la differenza reale sia di 100 volte maggiore: è un divario percettivo significativo» ha spiegato Luca Stocco, giovanissimo direttore esecutivo di Benefficienza che ha fondato assieme al fisico Sebastian Trenckmann. La piattaforma online ha la mission di indirizzare «i donatori che sottovalutano le differenze di costo-efficacia tra le organizzazioni benefiche, senza gestire direttamente gli interventi benefici, ma aiutandoli a scegliere dove destinare le proprie donazioni in modo informato ed efficace».

I due co-fondatori di Benefficienza, Luca Stocco e Sebastian Trenckmann - Web

Alla base di Benefficienza vi è il concetto di effective giving, in italiano “donare efficacemente”, nel nostro Paese se ne parla ancora poco: «significa utilizzare le proprie donazioni in beneficenza per generare il massimo impatto positivo possibile. Ed efficacemente, nel senso di scegliere dove donare in base a dove la donazione caritatevole può fare più bene, piuttosto che un po’ di bene. Nel 2023 oltre 60 organizzazioni in tutto il mondo hanno raccolto più di un miliardo di dollari per sostenere enti benefici ad alto impatto di efficacia» ha proseguito Stocco.

Il co-fondatore Luca Stocco: «Valutazione d’impatto per garantire il miglior risultato possibile»

Se secondo gli studiosi di Oxford le idee sbagliate sulla differenza di efficacia tra gli enti di beneficenza sono probabilmente una delle ragioni, tra le tante, per cui le persone donano in modo inefficace, allora «il nostro lavoro a Benefficienza diventa importante. Facendo divulgazione su questi temi, possiamo aiutare i donatori ad aiutare molto di più il prossimo». Vero, ma come? «Per selezionare le organizzazioni da consigliare, ci basiamo sulla ricerca di valutatori indipendenti di enti di beneficenza. Questi valutatori, finanziariamente indipendenti dagli enti esaminati, confrontano l’impatto generato dalle organizzazioni per identificare le migliori opportunità di donazione – ha spiegato ancora Stocco – Ad esempio, nell’ambito di salute e povertà, ci avvaliamo della ricerca di GiveWell, organizzazione leader del settore che investe oltre 50mila ore di ricerca all’anno per identificare le organizzazioni che, a parità di donazione, salvano o migliorano la vita a più persone».

Osservando la lista di Benefficienza, tra le charities consigliate innanzitutto non ci sono grandi Ong conosciute come Save the Children o Medici senza frontiere o Emergency, perché «quantificare la loro efficacia è molto difficile – viene riportato sul sito di Benefficienza –, al punto che non esiste una valutazione del loro impatto»: viceversa sono in elenco organizzazioni meno conosciute che si occupano di intervenire nell’ambito della povertà sanitaria, su problemi cronici che affliggono maggiormente chi vive nei Paesi del Sud del mondo. Per fare un esempio, tra le consigliate c’è Against Malaria Foundation che ha il solo scopo di distribuire zanzariere trattate con insetticida nelle zone infestate dalla malaria. Questo tipo di interventi ha prevenuto 450 milioni di infezioni da malaria in 15 anni, al costo di soli 5 euro a rete. Si può notare come la convenienza venga misurata dal numero di vite salvate: in altre parole, un’organizzazione benefica più conveniente può salvare più vite di quante un’organizzazione meno conveniente possa fare con la stessa quantità di denaro.


Le realtà specializzate nel contrasto alla povertà sanitaria nei Paesi del Sud del mondo, come Against Malaria Foundation, sono più performanti

Ma è vero, quindi, che dove si dona è più importante di quanto si dona? Difficile dare una risposta univoca: ad esempio, esistono servizi di volontariato che sostengono le famiglie in difficoltà o le persone che vivono ai margini, come clochard e stranieri in attesa dell’asilo che sono in larga parte incentrati sulla relazione con gli operatori sociali. Come è possibile misurare l’efficacia di questi interventi? E poi, ha senso pensare di utilizzare un metodo scientifico per tutta la variegata rete delle associazioni non profit? Laddove si procedesse soltanto con donazioni in un’ottica di costo-efficacia si rischierebbe di perdere una parte preziosa della rete del Terzo settore che è diversificata in Italia, dalla cultura allo sport fino all’assistenza sociale.

Far ragionare le persone sull’efficacia del bene, in termini di volumi, può rivelarsi, certamente uno strumento valutativo prezioso, ma è rischioso farne l’unico criterio di scelta. È bene ricordare che la Dottrina sociale della Chiesa, da secoli chiede ai cristiani di «fare il bene senza calcoli, anche se nessuno ce lo chiede, anche se non ci fa guadagnare nulla, anche se non ci fa piacere» perché nel fare questo gesto si sostanzia l’annuncio della Parola di Gesù. Lo stesso papa Francesco con quell’espressione molto nota della «Chiesa che non è una Ong» ha da sempre enfatizzato proprio il senso del donare: «tutto dipende dall’amore che muove il cuore di chi fa le cose». Senza quell’Amore, ragionare su come fare del bene in termini di efficacia, perderebbe ogni senso.