Cooperative. Rigenerare i beni culturali aiuta la crescita economica e il lavoro equo
Una veduta del Casale dei Cedrati a Villa Pamphilj a Roma, gestito da un consorzio di cui fa parte anche CoopCulture
Più lavoro qualificato ed equo, più valore ai territori e alla cura dell’ambiente, più innovazione al servizio dell’accessibilità e della fruizione. Ma anche più partecipazione culturale delle comunità e più crescita di filiere collaborative e reti territoriali. Sono i principali risultati che emergono dall'VIII edizione del Bilancio di sostenibilità di CoopCulture, redatto assieme alla società Pts. Una delle principali cooperative italiane nel settore culturale e creativo, dunque, consolida il suo impegno sui temi dell'innovazione, della sostenibilità e della rigenerazione del patrimonio culturale italiano. Azione che vuole fondarsi sui valori cooperativi, nel rapporto con le comunità, i territori, i soci, i dipendenti. Bilancio positivo anche per la trasformazione e rigenerazione di luoghi e contesti locali, altrimenti trascurati, che creano crescita diffusa ed equa per tutti.
I numeri raccontano che nel 2023 CoopCulture ha raggiunto ben 91,2 milioni di euro di fatturato, con un aumento del 16% rispetto ai 79,2 milioni di euro del 2022 e un più 78% rispetto ai 51,7 del 2021. «Il 2023 è stato un anno particolarmente positivo per CoopCulture – si legge nel rapporto - che ha consolidato il suo ruolo di motore e soprattutto di moltiplicatore dello sviluppo economico nel settore culturale e creativo. I 64,4 milioni prodotti dalla cooperativa in termini di valore aggiunto hanno attivato nell’economia circa 124,9 milioni, contribuendo alla generazione di un valore aggiunto complessivo nella filiera culturale e creativa di circa 194,3 milioni di euro».
Risultati resi possibile grazie alle tante e diverse forme di presidio dei luoghi e dei territori della cultura in tutta Italia e a oltre 250 progetti internazionali. Al lavoro è stato assegnato il 58% del fatturato (più 60% sul 2021): nel corso dell’anno i dipendenti sono stati 3.334, di cui il 68% donne, per il 38% con meno di 40 anni di età, per il 42% laureati. Dati in controtendenza rispetto all’ultimo posto raggiunto dall’Italia nella capacità di occupare i giovani in lavori qualificati. Le attività in concessione hanno inciso per il 50% sul totale dei ricavi annuali. Da segnalare anche che le iniziative hanno coinvolto 6.587 scuole, con circa 165 mila studenti partecipanti.
Il Bilancio è stato presentato a Roma, nell’antico Casale dei Cedrati di Villa Pamphilj, edificio storico restituito l’anno scorso alla fruizione della comunità, proprio grazie alla collaborazione tra Roma Capitale, Municipio XII e un consorzio di cui fa parte anche CoopCulture. All’incontro sono intervenuti tra gli altri Adriano Rizzi, presidente di CoopCulture, insieme a Costanza Rapone e Martina Barionovi di PTS. «Il 2023 è stato un anno cruciale per CoopCulture - sottolinea Rizzi - grazie ai significativi risultati economici ottenuti, utilizzati per creare valore diffuso. Il settore turistico-culturale ha visto un incremento costante di flussi e mobilità, ma con Coopculture questa crescita non è limitata ai soli soliti grandi attrattori: i nostri obiettivi guardano oltre il fatturato per rafforzare la compagine sociale, la struttura economico-finanziaria e promuovere nuove attività e progetti di sviluppo».
«Non bastano i proclami dei grandi numeri e dei grandi eventi, e neppure le grandi opere per le politiche culturali del futuro», aggiunge Giovanna Barni, Presidente di Culturmedia Legacoop: «Serve piuttosto la tessitura di una rete di organizzazioni e governance culturali in grado di rendicontare, responsabilmente, i propri impatti sulla qualità del lavoro, sui territori, sulle comunità locali e sulla filiera del Made in Italy». Giovanna Barni sottolinea il ruolo della cultura «come veicolo di partecipazione e di cura delle persone e dell’ambiente».
Anche l’VIII edizione del Bilancio di sostenibilità - CoopCulture è stata la prima realtà del settore a produrre annualmente questo tipo di rapporto - ha visto un ampliamento delle valutazioni d’impatto e delle relative certificazioni. Tra le novità c’è la certificazione per la parità di genere (UNI/PdR 125:2022), la riorganizzazione in un’ottica di ricambio generazionale, l’esecuzione di una doppia analisi di materialità, pratica che sarà comune in Europa nei prossimi anni. Il documento si articola nelle categorie della sostenibilità economica, ambientale, sociale e culturale.