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Africa. Formazione e una filiera più equa: in Kenya il mango rafforza le comunità

Paolo M. Alfieri venerdì 13 dicembre 2024

Difendere una filiera e una tradizione alimentare, sostenere la biodiversità, alimentare la pratiche agricole consapevoli e facilitare l’inclusione delle donne nel mercato lavorativo: sono alcuni dei principali risultati raggiunti in Kenya dal progetto pilota Cultivate The Change (Together). Frutto della collaborazione tra CNH, UNISG e Slow Food Kenya, il programma ha visto protagonisti nell’ultimo anno gli agricoltori delle contee di Machakos e Makueni impegnati nella coltivazione e produzione di apple mango, una varietà di mango molto diffusa in Africa e caratterizzata da una buccia simile a quella di una mela. Collaborazione con le comunità locali, formazione, difesa e creazione di reti necessarie ad un miglioramento della produzione sono stati tra i pilastri del progetto, che ha visto protagoniste in particolare le donne, visto che la popolazione femminile contribuisce per il 60-80 per cento alla filiera agroalimentare locale insieme ai giovani.

Sono oltre 330mila gli agricoltori keniani che dipendono dalla produzione di mango, e 3 milioni coloro che hanno sostentamento economico indiretto da questo ramo della filiera agroalimentare. Dal 2016 al 2020, essendo sempre più redditizio, gli ettari di terra dedicati alla coltivazione di questo frutto sono passati da 50.000 a 63.000. Il Kenya è il quarto produttore di mango in Africa, e contribuisce all’1,8% della sua produzione mondiale. Più del 60% dei manghi, però, è prodotto da piccole aziende agricole, e il 90% di questa produzione viene consumato localmente, mentre la domanda internazionale è sempre più alta: il mango è il terzo frutto più esportato al mondo dopo banana e avocado. Per il Kenya, uno dei principali ostacoli alla redditività è rappresentato dalle elevate perdite post-raccolta, stimate tra il 40 e il 50%, insieme alle malattie dei parassiti e alla perdurante mancanza di acqua.

CNH, azienda impegnata nel mercato dei macchinari e dei servizi per il settore dell’agricoltura, ha scelto di supportare la comunità locale senza fornire direttamente macchinari agricoli, ma puntando proprio sulla formazione su pratiche agricole sostenibili, riducendo l'uso eccessivo di tecnologie, fertilizzanti e pesticidi. Gli agricoltori, grazie al progetto, hanno avuto la possibilità di esplorare come, con le loro risorse e una conoscenza maggiore della biodiversità circostante, avrebbero potuto incrementare qualità e quantità dei raccolti in modo sostenibile e naturale. La condivisione di conoscenze, adattate alle economie locali, si è quindi concretizzata in un sostegno continuo, con l’obiettivo di generare risultati positivi, come la maggiore sicurezza alimentare e vere e proprie catene del valore nelle filiere, sempre più indipendenti.

La formazione ha toccato ogni fase del ciclo di produzione dell’apple mango, sempre più “assediato” dal cambiamento climatico: dalla semina, alla cura e raccolta dei frutti.

Con la comunità locale si è inoltre proceduto con uno studio di base sulla catena del valore del mango, per comprendere dove e come la modernizzazione e la formazione avrebbero avuto il massimo impatto sulla sostenibilità sociale e ambientale. I piccoli agricoltori sono stati messi in contatto tra loro e con formatori ed esperti locali, venendo introdotti anche a specifiche opportunità commerciali, grazie alla partnership con Slow Food Kenya e al miglioramento dell’accesso ai Mercati della Terra di Slow Food. Sono stati costruiti serbatoi per la raccolta dell'acqua piovana per ottimizzare la stagione delle piogge e conservare l'acqua il più a lungo possibile. Grazie alle conoscenze acquisite, comprese le specifiche dei terreni adatti, gli agricoltori potranno replicare la costruzione di bacini d'acqua in prossimità di qualsiasi tipo di coltura.

Il rafforzamento del settore agricolo e il coinvolgimento dei più vulnerabili è essenziale per la crescita dell’economia keniana. Quello dell’agricoltura è il settore produttivo più importante in Africa, quello da cui dipende la sopravvivenza di gran parte della popolazione e in cui è impiegata buona parte della forza lavoro. La perdita di biodiversità è una minaccia costante per la sicurezza alimentare: migliorare le competenze agricole e commerciali dei piccoli produttori, grazie a partnership di lungo periodo, resta una garanzia fondamentale per il futuro delle comunità locali.