EconomiaCivile

Transizione energetica. I giganti web vogliono essere leader anche nell'energia verde

Claudia La Via martedì 27 aprile 2021

Il rendering della Climate Pledge Arena di Stadio, stadio a impatto zero sponsorizzato da Amazon

Saranno i pannelli fotovoltaici siciliani a fornire l’energia per l’attività di Amazon in Italia. La scorsa settimana il gigante del commercio elettronico e il gruppo energetico francese Engie hanno presentato due innovativi impianti agro-fotovoltaici in Sicilia, uno a Paternò in provincia di Catania e l’altro a Mazara del Vallo nel Trapanese. Il 20% dell’energia prodotta dai due impianti – che avranno una capacità di picco complessiva di 104 Mw – verrà messa in circolo, contribuendo così al fabbisogno energetico di circa 20mila famiglie. Il restante 80% alimenterà le sedi italiane di Amazon. La strategia dell’azienda, così, porta un valore aggiunto alla comunità.

Il progetto rientra nell’obiettivo globale di Amazon di gestire con energia verde il 100% del suo business entro il 2025. L’azienda è tra i più grandi consumatori di energia rinnovabile e con 206 progetti in tutto il mondo ha già una propria capacità installata di 8,5 Gw. Era il 2017 quando il fondatore Jeff Bezos brindava rompendo una bottiglia di champagne contro una gigantesca turbina, quella del suo primo parco eolico, una struttura da 253 Mw in Texas. Era l’inizio di un nuovo corso verso la produzione massiccia di energia rinnovabile.

Amazon non è sola. Anche le altre maggiori società tecnologiche tra cui Google, Microsoft e Facebook investono molto sull’energia pulita e stanno cambiando significativamente il mercato energetico globale. Le aziende tecnologiche sono grandi consumatori di elettricità, soprattutto per il raffreddamento dei loro data center. Si calcola che il consumo di energia complessivo di Amazon, Google, Microsoft, Facebook e Apple è di oltre 45 terawattora all’anno, in pratica quasi quanto il consumo interno della Nuova Zelanda. I loro consumi aumenteranno ancora con l’espansione dell’Intelligenza artificiale e dei sistemi di apprendimento automatico che richiederanno una maggiore potenza di calcolo.

Si calcola che il consumo di energia complessivo di Amazon, Google, Microsoft, Facebook e Apple è di oltre 45 terawattora all’anno, in pratica quasi quanto il consumo interno della Nuova Zelanda.

Secondo un recente rapporto pubblicato dalla Lancaster University insieme Small World Consulting, il settore IT da solo produce fra l’1 e il 2,8% delle emissioni globali di gas serra (a causa soprattutto dei data center, delle reti di telecomunicazioni ma anche dei dispositivi degli utenti): un valore in termini di emissioni che più o meno corrisponde a quello del settore dell’aviazione. Secondo gli analisti negli ultimi cinque anni le società tecnologiche hanno rappresentato il 38% di tutta la nuova capacità contrattuale nel settore energetico.

Quando consumatori di energia di questa portata sposano obiettivi climatici ambiziosi, con l’intento di azzerare nel giro di pochi anni le emissioni inquinanti, le loro scelte accelerano la trasformazione dell’intero sistema elettrico.

La prima ad avere imboccato la strada di un consumo più sostenibile è stata Google nel 2010, con il primo accordo di fornitura elettrica verde da un parco eolico da 114 Mw in Iowa. In poco tempo tutte le maggiori società della tecnologia hanno iniziato a sfidarsi sul fronte dell’energia pulita, in quella che è probabilmente la migliore dinamica competitiva nel settore. Microsoft lo scorso anno ha annunciato l’intenzione di diventare entro il 2030 un’azienda “carbon negative”, cioè capace di riassorbire più CO2 di quella immessa nell’atmosfera, con l’obiettivo di azzerare nel 2050 le emissioni prodotte fin dalla sua fondazione, nel 1975. Google si è impegnata a gestire entro il 2030 tutti i suoi data center con elettricità senza emissioni di carbonio (come l’energia idroelettrica, quella eolica e quella solare).

Amazon si è unita alla corsa al clima più tardi e ha anche altri nodi da sciogliere: la sfida delle emissioni non riguarda solo i suoi data center, ma anche i centri logistici e i veicoli per le consegne. Per raggiungere i suoi obiettivi di decarbonizzazione entro il 2040, dovrà aumentare gli acquisti in energia pulita, investire in veicoli elettrici e acquistare “compensazioni” o crediti di carbonio per compensare eventuali emissioni rimanenti. Facebook ha dopo ha acquisito la sua prima partecipazione diretta in un progetto solare nella contea di Andrews, in Texas, che ha iniziato a funzionare lo scorso anno, dimostrando che questi gruppi sono pronti a diventare produttori di energia rinnovabile da vendere sul mercato.

Gli investimenti delle grandi aziende tecnologiche hanno già avuto un enorme impatto sullo sviluppo dell’energia pulita, in particolare negli Stati Uniti. Le nuove installazioni di energia eolica e solare hanno raggiunto livelli record negli Usa nel 2020, nonostante il limitato sostegno federale alle energie rinnovabili durante l’amministrazione Trump. Uno scenario che potrebbe replicarsi anche in Europa, Italia compresa, come conferma il progetto di Engie e Amazon.