Moda etica. Con Ape social wear l’abbigliamento si fa etico: «Così promuoviamo il bene»
Ape sta per «all people enlightened» che in italiano si può tradurre «ogni persona è illuminata». Ed è anche il logo grazioso e intuitivo di Ape social wear, brand di moda etica: raffigura un’ape e a inventarlo è stato Alessandro Ferrari. Nato e cresciuto a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, prima grafico pubblicitario in un’azienda milanese, poi studente alla facoltà di Scienze Religiose, quindi responsabile laico in oratorio a Pozzuolo Martesana, Monza e Busto Arsizio e nelle scuole salesiane di San Donato Milanese: una vita, tanti incontri per Alessandro che oltre vent’anni fa decise di intraprendere un nuovo cammino, lasciando il mondo delle aziende per poi tornarci, ma con un ruolo e delle motivazioni differenti.
Quella di oggi è la sua quarta vita professionale, in qualità imprenditore sociale e creatore di Ape social wear, un brand di moda etico con un primo negozio monomarca aperto a Lissone. Al suo interno dal 2021 a oggi hanno lavorato come commessi diversi ragazzi e ragazze con disabilità legate alla cooperativa La vite di Arcore. Alessandro con la mente torna subito indietro nel tempo, ricordando chi quella «conversione», come la definisce lui stesso, tanti anni fa l’ha favorita, coltivata e aiutata a crescere: «Il sacerdote con cui sono cresciuto all’oratorio è stato don Paolo Zago. Mi ha portato a sentire i concerti del Gen rosso da ragazzino e oggi sono entusiasta di poter fare magliette splendide per quella stessa band».
Prima di aprire la sua impresa sociale, Ferrari aveva lavorato come educatore negli oratori ambrosiani: «Un giorno ero in parrocchia e un ragazzo, tra gli animatori con cui lavoravo, indossava una maglietta con su scritta una parolaccia, gli dissi “è vero che l’abito non fa il monaco, ma mi pare comunque lontana dal contesto in cui siamo”. Gli chiesi di togliersela e gliene diedi una bianca su cui scrissi con un pennarello “Il bene genera bene”. Alla fine della giornata vennero altri giovani animatori a chiedermi di quella maglietta: era piaciuta». Da allora c’è voluto ancora molto tempo per creare il brand di moda solidale, Ape social wear: «In quel momento, però, capii che quello che desideravo fare era disegnare magliette – spiega il fondatore del brand – mandare messaggi positivi e inclusivi, attraverso quello che indossiamo». Ogni prodotto, dalle t-shirt alle tazze, dai quaderni alle borracce, a fianco del logo, propone un messaggio positivo incentrato sul “Bene che genera bene” per ispirare non solo chi indossa la maglietta o beve dalla borraccia, ma anche chi intorno si ritrova a leggere questi motti o frasi ispirazionali: «Non ero interessato a produrre delle magliette spiritose» ammette, pur sapendo che, forse, se avesse scelto quella strada più commerciale il suo business avrebbe funzionato ancora di più.
La bontà del progetto di Alessandro e le sue forti motivazioni etiche non lasciano troppo spazio ai dubbi: i prodotti di Ape hanno colori sgargianti, grafiche spettacolari, portano in giro messaggi di senso, che facciano riflettere, «è questo che ho sempre desiderato, so di rivolgermi a una nicchia di persone che gravitano nel mondo del volontariato, dell’associazionismo e delle parrocchie e so anche che spesso non hanno tanti soldi da spendere, ma non mi importa»; la vocazione al bello e al bene fa superare gli ostacoli, esattamente come recitano le sue t-shirt, “Chi cambia sé, cambia il mondo” e “La strada si apre camminando”.
E in questo cammino che Alessandro vorrebbe continuare, avrebbe tanto bisogno non tanto di un socio, ma di un «sognatore», come lo definisce lui stesso, che dia una mano a portare il brand Ape più vicino ai luoghi della fede: «Mi piacerebbe poter aprire un secondo negozio ad Assisi o Roma per incidere di più con messaggi di cambiamento e gioia e anche qui creando occasioni di lavoro per persone con disabilità». «Il mio vero sogno è diventare il Pizza Aut dell’abbigliamento etico» rilancia con entusiasmo Alessandro, continuando a scegliere di promuovere il bene, l’ambiente, la solidarietà e soprattutto di far ruotare la sua vita e quelle delle persone che ronzano vicino ad Ape social wear, attorno alla parole “restituzione” e “comunità” che sempre hanno contraddistinto il suo cammino.