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Valori di Marca. Asdomar e il tonno a riutilizzo completo

Andrea Zaghi venerdì 28 giugno 2024

Chi va per mare lo sa bene: il tonno è come il maiale. E non si tratta di una facile battuta ad effetto, ma della sintesi di qualcosa di molto reale che, adesso, ha anche una precisa declinazione d’impresa. Perché in tempi grami e complessi come quelli che l’economia e la società stanno attraversando, l’economia circolare, l’abbattimento degli sprechi e l’attenzione generale all’ambiente hanno un ruolo determinante per le aziende.


Così, quella del tonno può diventare uno degli esempi più chiari di industria virtuosa, in grado di conciliare la “circolarità” della produzione con la sua competitività.


In Generale Conserve/Asdomar tutto questo lo sanno bene. E proprio sull’equivalenza tonno-maiale di mare hanno costruito il progetto “tonno zero spreco”. «È evidente – dice a questo proposito Simona Mesciulam, direttore marketing dell’azienda – che per un marchio come il nostro la corretta gestione della materia prima ittica, e in particolare del tonno, ricopra un ruolo fondamentale nell’impegno per la sostenibilità e per l’ambiente». Non si tratta solo di acquisti oculati e attenti che riescano a conciliare qualità con tutela della continuità della presenza di pesce. Asdomar negli ultimi anni ha creato un ciclo produttivo pensato per azzerare gli sprechi partendo da un dato di fatto: la lavorazione del tonno genera oltre il 50 per cento di scarti che, solitamente, sono conferiti in discarica. «Noi – viene subito precisato – siamo riusciti a riutilizzare il 100 per cento dei potenziali scarti, derivanti dalla lavorazione del pesce, dando loro una seconda vita nella produzione di farina di pesce da utilizzare nell’alimentazione degli animali, tramite un impianto di trasformazione dedicato».


Nell’impianto di Olbia, infatti, finiscono tutti gli scarti solidi provenienti dal processo produttivo del tonno (viscere, ossa, carne rossa, spine, ecc.) che vengono trasformati in farina di pesce. Oltre a questo, sono riutilizzati anche i brodi di cottura che vengono filtrati per recuperarne le parti proteiche e arricchire le stesse farine di pesce. «È con questa filosofia d’azione – precisa Mesciulam – che abbiamo aderito nel 2021 all’iniziativa europea EcoeFISHent (collocata nell’ultimo programma Ue Horizon) che ha come scopo proprio quello di ripensare il rapporto con il mare e le forme di vita che lo abitano, contribuendo alla riduzione dell’impatto ambientale sugli ecosistemi marini, riducendo gli scarti e promuovendo il loro riutilizzo».


Attenzione alla materia prima vivente, quindi, per produrre più qualità e tenere conto dell’ambiente. Se fosse tutto qui, però, l’azienda avrebbe fatto solo metà della strada che porta all’applicazione, per esempio, dei criteri Esg dettati dalle Nazioni Unite e che ormai contano così tanto anche dal punto di vista economico. È per questo che da Genova, sede del quartier generale del gruppo, stanno molto attenti almeno ad altri due punti-chiave: la valorizzazione delle artigianalità locali e delle persone che negli stabilimenti del gruppo lavorano. Così, la produzione di tonno a pinna gialla avviene in Italia, quella dello sgombro e del tonnetto striato in Portogallo e non si mischiano le due attività. Così, in Generale Conserve/Asdomar ci si preoccupa molto non solo del cosiddetto welfare aziendale, ma anche del ricambio generazionale. Perché il mestiere di trasformare bene tonni e sgombri è quasi un’arte. Che va trasmessa. Da qui una serie di iniziative che riempiono di contenuto la parte social di Esg e che riguardano la formazione dei futuri collaboratori dell’azienda.


Ma in tutto questo non c’è solo l’etica. «Perché – dice Mesciulam – senza sostenibilità, attenzione all’artigianalità e quindi alle persone, sarebbe a rischio il futuro stesso dell’azienda». Così come i risultati di oggi. Stando agli ultimi conti disponibili, Generale Conserve è passata da essere una piccola realtà che nel 2001 fatturava 20 milioni di euro a una società di produzione e commercializzazione che oggi conta circa 620 collaboratori – tra Genova e gli stabilimenti in Sardegna (Olbia) e Portogallo (Vila do Conde) - e che ha chiuso il 2022 con un fatturato di oltre 156 milioni di euro.