L'acqua è una sola: per gestirla serve un approccio olistico

Le rovine del porto romano di Cesarea Marittima
«Usiamo la metafora dei colori. L’acqua può essere blu, come in mare e fiumi, bianca come nei ghiacciai, grigia come nelle tubature urbane, ma è una sola. One Water è l’approccio più avanzato nella gestione del ciclo idrico, perché è il più olistico e completo» spiega Emilio Ciarlo, direttore generale del Comitato One Water Italy, gruppo di lavoro che sta organizzando per il prossimo anno a Roma il Forum Euromediterraneo dell'Acqua, che da quest’anno, per la sua sesta edizione, coinvolgerà non solo i Paesi del Mediterraneo, ma si estenderà anche gli altri Stati dell'Unione, ai Balcani, alla penisola arabica ed all’Africa subsahariana, abbracciando 45 Paesi.
L’approccio One Water consiste nel considerare il ciclo idrico nella sua interezza, dando risalto in particolare agli aspetti della salute umana e dell’ambiente, dalle sorgenti al mare. Una visione che traduce la cifra dell’impegno del nostro paese in questo ambito: «L’Italia - dice Maria Spena, presidente del Comitato One Water - è destinata a diventare nei prossimi anni l’hub tecnico-scientifico delle politiche per l’acqua nell'area euromediterranea. Intendiamo svolgere questa missione coinvolgendo mondo accademico, multiutility, industrie del settore, istituzioni finanziarie internazionali e società civile». All’evento di lancio del progetto, il 21 marzo, ha partecipato anche il vice segretario generale dell’Unione per il Mediterraneo, Stephen Borg.
Oltre al sostegno al Forum da parte del ministero dell’Ambiente, quello degli Esteri e della Cooperazione Internazionale ha finanziato un “percorso” di accompagnamento al progetto, teso a scrivere delle Linee guida per l‘uso dell'acqua nel Mediterraneo. «Faremo quattro incontri regionali coinvolgendo i Paesi di tutto l’arco del Mediterraneo, arrivando sino ai Paesi Arabi mediorientali ed ai Balcani. Interagiremo con governi, istituzioni accademiche e scientifiche, imprese che, presentando le loro istanze ed esigenze, si confronteranno il prossimo anno proprio in occasione del Forum Euromediterraneo» spiega Biagio Di Terlizzi, direttore aggiunto dell’Istituto di Bari del Centro di Alti Studi Agronomici Mediterranei (Ciheam Bari), che ha messo a disposizione le sue competenze e il suo network, non solo mediterraneo, per realizzare l’iniziativa.
«Il coinvolgimento dei Paesi interessati - sottolinea Di Terlizzi - avverrà grazie all’attivazione della rete diplomatica italiana ed alla collaborazione con l’Arab Water Council, organizzazione no profit regionale che promuove conoscenze e buone pratiche per una gestione razionale e integrata delle risorse idriche nei Paesi arabi». «Scriveremo le linee guida insieme ai Paesi mediterranei e si focalizzeranno su una maggiore efficienza dell’uso di acqua in agricoltura, responsabile del 70% del consumo totale, per energia, uso civile e industria, con un occhio ai temi del riuso, della desalinizzazione e delle acque non convenzionali», spiega Di Terlizzi.
La costituzione di una piattaforma di confronto tra decisori politici, società civile e accademie con il mondo delle imprese rivolta ad uno scambio sistematico di buone pratiche, innovazioni di processo, nuove tecnologie, ha proprio lo scopo di costruire un compatto blocco di azione impegnato per una maggior sicurezza idrica nel Mediterraneo.
Sulle sponde del Mediterraneo vivono infatti 450 milioni di persone colpite dalla siccità nella stagione estiva, dall’innalzamento del mare, ma al contempo da eventi estremi, dai costi enormi in termini di vite umane e danni al territorio. Oltre all’allargamento geografico, il Forum si propone un altro obiettivo: «È importante ampliare la discussione a settori e attori nuovi: le società assicurative e i fondi di investimento, per trovare nuove risorse economiche; alla filiera alimentare e a quella della moda, alle prese con il tema della qualità delle nostre acque; alle nuove industrie tecnologiche, consumatrici di ingentissime moli di acqua, soprattutto, per la gestione dei grandi data server» conclude Ciarlo.