Dopo il voto. Risultato “certo” e politiche fiscali: i mercati e il dollaro festeggiano
Da un lato la prospettiva di aver scacciato lo spettro instabilità di un eventuale stallo sul risultato finale, dall’altro l’apertura di credito sulle politiche fiscali annunciate in campagna elettorale: i mercati festeggiano i risultati delle elezioni presidenziali Usa che vedono Donald Trump verso la Casa Bianca. Tagli delle tasse, deregolamentazione e dazi promettono di dare una spinta alla crescita economica degli Stati Uniti e agli utili delle società, in primis quelle americane, nonostante i dubbi sugli effetti a lungo termine del protezionismo e del prossimo duello commerciale con la Cina.
Non stupisce allora che Wall Street si prepari a festeggiare: lo indicano i futures americani con l'S&P 500 che guadagna l'1,5%. Non possono non salire anche listini europei a partire da Londra (+0,86%) che è fuori dall'eurozona dove comunque, dopo una partenza cauta, va bene Parigi (+1%), così come Francoforte (+0,8%) e Milano (+0,85%). Mentre montava la valanga di voti per Trump a perdere in Asia sono state invece le Borse cinesi per la paura dei dazi, mentre Tokyo ha beneficiato dell'ulteriore indebolimento dello yen contro il dollaro (+2,61% per l’indice Nikkei). Il dollaro, che era sceso bruscamente prima del voto, ha registrato oggi il maggior incremento dal 2020 e con la vittoria di Trump guadagna su tutte le valute a partire dall'euro: il cambio dell’euro scende dell'1,8% a 1.0732 dollari.
I titoli del Tesoro americani sono crollati, facendo salire i rendimenti di riferimento di oltre 0,1 punti percentuali sull'idea che la politica di Trump farà ripartire l'inflazione, con i conseguenti effetti sulla politica dei tassi della Fed. La Banca centrale americana si riunisce oggi e domani: le previsioni della vigilia elettorale erano di un ulteriore taglio dei tassi di interesse di 25 punti base.
La deregulation promessa dal repubblicano ha fatto salire poi il Bitcoin, che ha fatto registrare nele ultime ore anche il +9% e ha raggiunto quota 75.800 dollari, a un nuovo livello record. In calo invece il petrolio, anche nella prospettiva promessa da Trump di un ulteriore incremento della produzione Usa dopo il record dell’ultimo anno: il West Texas intermediate (Wti) segna un calo dell'1,1% a 71,18 dollari al barile e il Brent del mare del Nord dell'1,1% a 74,69 dollari.