Sanità & costi. Per il welfare necessari altri 176 miliardi al 2030
Come sta il welfare del Belpaese? Alla domanda ha provato a dare risposte il forum “Quali opportunità per creare valore nel sistema di Welfare” svoltosi a Roma e dove è stato presentato il Rapporto 2024 del Think Tank “Welfare, Italia” supportato da Unipol Gruppo con la collaborazione di The European House – Ambrosetti.
Il ruolo trasversale della prevenzione per rispondere alle sfide del sistema di welfare in quanto elemento capace di ridurre i costi sistemici, la sostenibilità di medio-lungo termine del sistema di welfare, il ruolo del privato e degli investimenti sociali sono stati al centro del dibattito. Dal confronto è emerso un primo dato: entro il 2030 sarà necessario reperire 176 miliardi addizionali per garantire la sostenibilità del sistema di welfare del Paese. D’altra parte, il nostro welfare deve rispondere ai crescenti bisogni di protezione all’interno di un sistema economico con pochi margini di spazio fiscale, condizionato da un quadro di finanza pubblica complesso e dalle nuove regole della governance europea (nuove clausole del Patto di stabilità e crescita). Per quanto in miglioramento, il quadro di finanza pubblica resta uno dei più complessi in Eu. La correzione di bilancio per l’Italia è quantificabile in 13 miliardi di euro/l’anno per i prossimi sette anni.
Ecco spiegato perché, se alla correzione si aggiungono gli incrementi di spesa previsti nelle voci di welfare, entro il 2030 sarà necessario reperire 176 miliardi per garantire la sostenibilità del sistema di welfare e del Paese. Inoltre, emerge come l’Italia risulti il primo Paese tra i Big-4 europei per incidenza della spesa in previdenza sul PIL (16,2% contro il 12,3%). Al contrario, siamo ultimi sia nel valore dell’istruzione (incide solo per il 4,1% del Pil nostrano, rispetto ad una media dell’Eurozona del 4,6%) sia in quello delle politiche sociali (5,7% contro una media dell’Eurozona del 7,3%) e penultimi nella sanità (7,1% del Pil contro una media dell’Eurozona del 7,9%).
Secondo le stime del Think Tank, nel nostro Paese il welfare (inteso come Sanità, Politiche sociali, Previdenza e Istruzione) ha rappresentato lo scorso anno la principale voce di spesa pubblica con 662,7 miliardi di euro (circa il 57,9% della spesa pubblica). La spesa previdenziale assorbe la metà delle risorse, ovvero il 50,9% della spesa sociale totale, a seguire, quella sanitaria (20,9%), quella in politiche sociali (16,1%) e quella in istruzione (12,1%). Per il 2030 sono previste risorse aggiuntive che vanno dai 60,6 miliardi di spesa previdenziale ai 19,8 miliardi di spesa sanitaria, dai 6,8 miliardi di spesa per le politiche sociali ai 7,6 miliardi di spesa in istruzione.
È stato poi sottolineato come la prevenzione consente di anticipare e ridurre una serie di patologie con un effetto positivo sui costi complessivi del SSN liberando risorse da impiegare nei grandi interventi e nelle emergenze. Eppure, solo l’8% della spesa sanitaria pubblica è destinato alla prevenzione. Emerge che la spesa in welfare nel nostro Paese è sbilanciata sulla gestione del presente con una quota complessiva sulla spesa totale del 78,9%, il 6,1% più alto rispetto alla media europea. Di contro, la spesa dedicata al futuro, ossia gli investimenti per le nuove generazioni e la prevenzione pesano solo per il 21,1% sulla spesa totale di welfare (inferiore di 6,1% alla media europea). Eppure, il Belpaese deve reclutare tra 250mila e 440mila tra infermieri, medici e docenti e un ruolo chiave è rappresentato dallo sviluppo di adeguate competenze, soprattutto attraverso il ricorso a modelli di formazione continua.
Considerando che quest’anno aumenterà la divisione tra Nord, Centro e Sud nella capacità di risposta dei sistemi di welfare regionali vengono indicate 3 priorità: l’introduzione di una normativa dell’ambito della Long Term Care, collegata ai Fondi pensione. La definizione di un piano strategico sulla formazione delle competenze del welfare che focalizzi il cambiamento indotto dall’evoluzione tecnologica e digitale. Infine, la creazione di un punto di accesso unico digitale per i servizi di welfare come obiettivo di digitalizzazione del Paese.