Media. Vivendi sale al 20% di Mediaset
La Borsa continua a credere alla possibile scalata ostile della francese Vivendi di Vincent Bolloré a Mediaset, ma molto meno di martedì scorso. Ieri infatti il titolo del gruppo televisivo controllato dalla Fininvest di Silvio Berlusconi ha chiuso in rialzo minimale dell’1% a 3,62 euro, con circa 65 milioni di titoli scambiati pari a oltre il 5,5% del capitale. Ma Vivendi nel giro di 24 ore è salita dal 12,3% al 20% del capitale tanto che lo stesso Berlusconi ha dichiarato trattarsi di «un’operazione ostile», aggiungendo «non ci ridimensioneranno» e che Fininvest arrotonderà la sua quota attualmente al 40%.
L’ex premier, atteso ieri a Roma per la presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa, e incassato l’appoggio del governo che per bocca del ministro Carlo Calenda ha detto di «monitorare la situazione» giudicando «non appropriati» i modi francesi, s’è invece fermato ad Arcore per una serie di vertici con consulenti e banchieri dopo che nella serata di martedì ha riunito i figli, quelli più direttamente interessati come Marina (presidente di Fininvest) e Pier Silvio (vicepresidente e amministratore delegato di Mediaset), favorevoli alla linea aggressiva verso Bolloré, e i tre figli di Veronica Lario (Barbara, Eleonora e Luigi) più orientati a trovare un’intesa. «Sarà dura, ma ci difenderemo», ha detto ieri il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri.
I numeri delle forze attualmente in campo sono però tutti a favore di Berlusconi e rendono molto difficile la minacciata offerta pubblica di acquisto, a meno che Bolloré voglia svenarsi. Fininvest, infatti, oltre al 40% circa, può contare su Mediaset che potrebbe anche acquistare le azioni proprie pari al 3,8%. Non a caso anche gli analisti finanziari cominciano a ragionare, tanto da limare il giudizio sul titolo Mediaset all’indomani del raid di Bolloré. Così scende di una tacca il giudizio di Main First Bank, che passa da "outperform" (prestazione in Borsa superiore all’indice di riferimento) a "neutral" ed analogo è il taglio della raccomandazione di Ubs, che passa da "buy" (acquistare) a "neutral".
Se è vero che con i Berlusconi ci sono Intesa e Unicredit pronti a intervenire, è molto difficile pensare che il finanziere bretone voglia davvero imbarcarsi in una guerra costosissima e dall’esito incerto con il proprietario di Mediaset, con cui convive pacificamente da anni nel capitale di Mediobanca e al quale è legato da lunga amicizia anche attraverso i buoni uffici dell’uomo d’affari franco-tunisino Tarak Ben Ammar. Molto più probabile che Bolloré, il quale in Italia già controlla Telecom dopo aver speso 2,4 miliardi, voglia trattare con Berlusconi da una posizione di forza nel capitale di Mediaset.
Su cosa? La mancata intesa dell’estate scorsa sulla pay tv Mediaset Premium ha certamente favorito gli equivoci, ma entrambi i "tycoon" sanno benissimo che il futuro dei loro business sta nell’integrazione tra telefonia e contenuti multimediali e che dunque le ragioni di un’intesa Vivendi-Mediaset, che coinvolga anche Telecom, restano validissime. È pure probabile che Bolloré abbia forzato la mano in borsa quando ha avuto la certezza di un Berlusconi il quale aveva aperto un tavolo alternativo su Mediaset Premium, che continua a perdere soldi, nientemeno che con Rupert Murdoch, l’arcirivale proprietario di Sky, già sondato negli anni scorsi per un’alleanza con Mediaset.
Il finanziere bretone, abituato a giocare duro, guarda al mercato italiano con molto interesse per arginare l’arrivo dell’operatore americano Netflix, mentre in Francia sta trattando con l’operatore telefonico Orange. Vivendi, infatti, ha appena annunciato di portare anche nel nostro Paese "Studio+", l’applicazione per vedere serie tv create ad hoc per cellulari e tablet, ognuna composta in media da 10 puntate di 10 minuti l’una. E per questa applicazione il gruppo di Bolloré distribuisce le produzioni originali (dal genere d’azione all’horror, dall’avventura al dramma) proprio con Tim. Offrendo un esempio pratico dell’integrazione fra telecomunicazioni e media. Mentre per ora l’unico vincitore della bagarre borsistica è Berlusconi, le cui azioni Mediaset valgono di più.