L'emergenza. Vivai in ginocchio: «Aumenti del 1.200% rispetto allo scorso anno»
I rincari energetici nel settore florovivaistico si aggiungono agli aumenti che hanno colpito nell’ultimo anno le materie prime necessarie a produrre
C’è un settore che più di altri rischia in tempi di rincari (non solo energetici) fuori controllo. Le aziende del comparto florovivaistico, già provate dal lockdown che ha fermato imprese che hanno subito anche l’assenza di eventi, sono oggi a un bivio: continuare a produrre in perdita, rischiando il fallimento, oppure sospendere la produzione, con ricadute occupazionali drammatiche. “La floricoltura in serra è tra le filiere produttive che più risentono dell’incremento dei costi energetici – sottolinea Nada Forbici, presidente dell’organismo di categoria Assofloro -. Chiediamo alle istituzioni di intervenire nell’immediato”.
I numeri lasciano poco spazio all’ottimismo. Per l’energia elettrica l’aumento medio riscontrato a gennaio 2022 rispetto allo stesso mese 2021 è del 35 per cento, mentre nel periodo luglio 2021/2022 è del 97 per cento. Numeri altrettanto negativi per il gasolio: si è registrato un +45 per cento nel periodo gennaio 2021/2022 e un +80 per cento nel periodo marzo 2021/2022. Ma i dati che più fanno riflettere sono quelli relativi al metano: +653 per cento da gennaio 2021 a gennaio 2022, +694 per cento nel periodo giugno 2021/2022 e un +1.212 per cento a luglio 2022 rispetto a luglio 2021. L’impennata dei prezzi, insomma, è stata senza freni. Le aziende del settore fanno notare che la floricoltura in serra è un comparto fortemente legato alla stagionalità con tempi e dinamiche specifici. Non è possibile, insomma, rinviare la produzione, come accade in altri settori: per crescere le piante hanno bisogno di un determinato tempo e, per le varietà legate a una stagione, il rischio è quello di saltare totalmente il ciclo produttivo annuale. I rincari energetici si aggiungono inoltre agli aumenti che hanno colpito nell’ultimo anno le materie prime necessarie a produrre, dalla vasetteria alla torba, e chiaramente vanno oltre la produzione in sé, riguardando anche la distribuzione e i trasporti. È una situazione, insomma, che incide negativamente anche sulla programmazione delle future produzioni, produzioni che, proprio per le peculiarità del settore, non si possono poi accelerare a emergenza rientrata. «Dai dati raccolti, è ben chiaro che la situazione è gravissima ed è necessario agire subito cercando di fare risparmiare liquidità finanziaria alle imprese – aggiunge Nada Forbici – Se gli interventi non saranno tempestivi, tante aziende del settore rischieranno seriamente di morire. Un valido aiuto per il settore è stata la decontribuzione per i dipendenti e per i datori di lavoro nel periodo del lockdown, come la moratoria dei mutui. Questa soluzione potrebbe essere un immediato risparmio di liquidità per le imprese, in attesa dell’applicazione dei crediti di imposta e di poter tornare a investire anche in energia rinnovabile. Perché oggi la spesa folle delle bollette sta fungendo da detrattore agli investimenti per le aziende proprio per il consumo dei risparmi, nonostante i contributi, nella speranza di tornare presto alla normalità».