Economia

La sfida. Visco: anche i privati devono innovare

sabato 29 marzo 2014
Non solo "ai soggetti pubblici e ai policy-maker" è chiesto uno "sforzo di cambiamento". Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco chiede "un altrettanto profondo mutamento del settore privato", a imprese e lavoratori. La sfida per le imprese è "un salto di qualità di prodotto e di processo, che le porti a essere più grandi, più tecnologiche, più internazionalizzate".Visco non molla insomma la presa e continua a spronare il sistema produttivo. "Attraverso una maggiore patrimonializzazione, anche con risorse proprie, gli imprenditori potranno dimostrare direttamente la fiducia nelle prospettive delle loro imprese", sottolinea ad esempio alla platea di industriali del convegno di Confindustria a Bari. La ripresa "richiede di affrontare i nodi strutturali", dice. Nel privato come nel pubblico, non solo bisogna agire su capitale umano e innovazione tecnologica, "sono necessari comportamenti e politiche volti a stimolare gli investimenti fissi e a innalzare le frontiere della conoscenza e della tecnologia, in ultima analisi, la crescita del Paese"."Nel confronto con gli altri principali Paesi avanzati la struttura finanziaria delle imprese italiane è più sbilanciata verso l'indebitamento", ha proseguito. "E' un tratto strutturale - ha spiegato - che dipende anche dalla scarsa propensione delle imprese ad aprire l'azionariato a investitori esterni".E sul quadro macroeconomico c'è poco da stare allegri. Accanto ai "segni di ripresa", la situazione resta "fragile", avverte. "Riprendere una crescita robusta e bilanciata, in grado di creare occupazione stabile e accrescere la produttività del lavoro necessita inevitabilmente di azioni su vari fronti, inclusi il consolidamento fiscale e le riforme strutturali".Camusso: abbiamo perso interi settori manifatturieriDal palco di Bari parla anche Susanna Camusso, segretario del principale sindacato italiano, che nel corso del suo intervento è torna sulle parole pronunciate ieri proprio dal governatore di Bankitalia. "Stiamo ancora discutendo di rigidità, quale rigidità. È la stagione in cui i colpevoli sono le imprese e i sindacati, perché va di moda. E c'è un entusiasmo di massa nel trovare questi colpevoli"."È lo stesso schema in cui non c'è una proposta per il Paese e allora troviamo un colpevole", dice Camusso, aggiungendo poi: "Non ho problemi di vittimismo". "In nome delle rigidità di cui si racconta e narra da 30 anni, nel frattempo il Paese è totalmente cambiato. Abbiamo distrutto gran parte dell'industria manifatturiera, abbiamo perso interi settori. È successo di tutto - continua il leader della Cgil - e continuiamo a discutere se c'è una rigidità del mercato del lavoro o non c'è, avendo un livello di flessibilità assolutamente straordinario. Il governo ha pensato bene che l'offerta che fa ai giovani è quella di avere al massimo un contratto a termine che però nell'arco di 36 mesi puoi disdettare e rifare fino a otto volte...".Un distinguo che Visco ha preferito 'disinnescare'. Le polemiche innescate ieri dalle parole su imprese e sindacati? "Bastava ascoltare bene quello che ho detto", precisa. "E' stato riportato, ad esempio, con grande clamore un allarme che avrei lanciato ieri. Mi sono semplicemente e con moderazione limitato a ripetere concetti espressi a lungo e da lungo tempo".Poi Camusso è tornata sulla questione lavoro.  La legislazione sul lavoro "non permette di dire ai giovani che hanno una prospettiva". Lo dice il leader della Cgil, Susanna Camusso, intervenendo al convegno di Confindustria. "Noi abbiamo creato questo mercato del lavoro" e "non abbiamo investito sul lavoro", aggiunge. "Se ci sono molteplici forme di precarietà, il Paese non riparte".Squinzi: già lo facciamoIl numero uno di viale Astronomia, Giorgio Squinzi, sul capitolo Visco, invece smorza. "Non le leggo in questo modo". Così Giorgio Squinzi ha risposto infatti alla domanda "cosa risponde alle 'critiche' del governatore di Bankitalia Visco". "Si è riferito a considerazioni che risalgono a Guido Carli. È anche vero che i tempi sono cambiati". "Conosco molto bene il governatore, anche per essere stato nel Consiglio superiore di Bankitalia. È una persona che stimo e apprezzo", afferma Squinzi, a margine del convegno del Centro studi, al quale partecipa anche il governatore."Confindustria, la mia Confindustria, sta puntando - sottolinea Squinzi - a mettere come esempio di tutto il sistema industriale italiano aziende innovative e competitive nel mercato globale, aziende che hanno fatto dell'innovazione, anche attraverso la formazione del proprio capitale umano, la chiave di competitività del mondo. Altrimenti non si spiega come potremmo avere tante imprese, tanti settori in cui la manifattura italiana è leader mondiale".Poi una nota polemica. "Il problema del credito richiederebbe il pagamento immediato dei debiti della Pa, su cui si è messo mano in maniera solo modesta: parliamo di poco più di 20 miliardi quando l'ammontare complessivo, che non si conosce esattamente, si aggira intorno ai 100 miliardi".All'incoraggiamento di Visco Squinzi ha invece risposto così: "C'è tra noi imprenditori la percezione netta e diffusa della necessità di avviare un cambiamento profondo nella società. Ogni giorno misuriamo i costi altissimi di un immobilismo di maniera, durato troppo a lungo".