LA LEGGE DI STABILITÀ. Vendita delle spiagge, dietrofront del Pd
Scoppia un caso sulle spiagge in vendita. Ieri la proposta del Pdl ha fatto breccia anche nel Pd, dalla cui fila è uscito a sorpresa un emendamento quasi fotocopia sulla cessione delle aree demaniali attrezzate sui litorali. Qualche ora più tardi i nove senatori democrat che lo avevano firmato hanno fatto retromarcia, ritirandolo. Ma per arrivare a questo esito ci sono voluti prima il no del ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, la frenata del relatore pd alla legge di stabilità Giorgio Santini e lo stop del segretario del Pd Guglielmo Epifani. A sostenere la soluzione – finalizzata a trovare nuove risorse, ma fonte di polemiche a tutto campo – è rimasto così solo il Pdl, senza più chance di approvare l’emendamento che pure ha superato il primo vaglio tecnico di ammissibilità da parte della Commissione Bilancio. Non è detto, però, che la questione non si ripresenti.
Un’altra frenata riguarda l’aumento della no tax area, la proposta per portare da 8 a 12mila euro la soglia di esenzione Irpef avanzata a sua volta da parlamentari sia del Pd sia del Pdl. Ieri mattina il sottosegretario Pier Paolo Baretta ha confermato la contrarietà del governo definendo l’ipotesi «non sostenibile» perché costerebbe troppo, e ha aggiunto che il governo dovrà dare «una sforbiciata alla diverse propagande, anche sul terreno della casa». Il riferimento è alle proposta del Pdl che ridisegna l’intera service tax, annullando il prelievo su tutte le prime case e riducendone il gettito di 4-5 miliardi di euro. «Non c’è spazio per terapie choc», ha spiegato a sua volta il viceministro pd Stefano Fassina, ma il governo è «disponibile a intervenire per irrobustire il potere d’acquisto delle famiglie più difficoltà». Sul cuneo fiscale le proposte dei partititi di maggioranza sono meno lontane che su altri capitoli. Pd e Pdl puntano entrambi a rafforzare gli sconti in busta paga. Ma mentre il primo si limita a ridistribuire le risorse già assegnate solo tra i redditi inferiori ai 22.500 euro (con un taglio massimo di 232 euro) il Pdl chiede sgravi fino a 382 euro che presuppongono il reperimento di risorse aggiuntive per circa due miliardi. Non è un mistero che la legge di stabilità continui a risentire delle turbolenze politiche nei partiti, alla spaccatura nel Pdl e al voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi, previsto per il 27 novembre, come ha osservato ieri lo stesso ministro Maurizio Lupi, "colomba" pidiellina. Nel calendario del Senato la decisione su Berlusconi è in coda alla manovra e dunque un allungamento dei lavori sul ddl potrebbe farlo slittare. Fino alla serata di ieri la Commissione Bilancio aveva dichiarato inammissibili 92 emendamenti relativi ai primi quattro articoli del ddl. L’esame proseguirà per tutta la giornata di oggi mentre in seduta notturna dovrebbero cominciare le votazioni. Il governo prepara la sue proposte di modifica per la prossima settimana, tra le quali ci sarebbero le misure per sostenere le piccole imprese. Gli emendamenti «saranno pochissimi e circoscritti», ha sottolineato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini. Un segnale rivolto non solo ai partiti, ma anche al pressing dei ministri per inserire nel ddl provvedimenti fin qui rinviati.