Univendita. I venditori a domicilio crescono e raggiungono quota 165mila
Una venditrice a domicilio
Il 2020 si conferma un anno nero per l’economia del nostro Paese: la pandemia in corso ha portato infatti a una diminuzione del Pil dell’8,9% a causa soprattutto della caduta della domanda interna (dati Istat). In questo scenario economico segnato da una contrazione di entità eccezionale, Univendita, l’associazione che riunisce le aziende di eccellenza della vendita diretta a domicilio, ha mantenuto le proprie posizioni e ha chiuso il 2020 con un volume d’affari delle imprese associate pari a un miliardo e 306 milioni di euro, complessivamente con una lieve flessione rispetto all’anno precedente, ma con un forte recupero rispetto alla prima metà dell’anno: un risultato più confortante rispetto al calo registrato dalle vendite al dettaglio. «Ancora una volta, la vendita a domicilio si conferma un settore propulsivo e anticiclico rispetto all’andamento economico del Paese – spiega il presidente di Univendita Ciro Sinatra - e lo dimostrano i dati del fatturato 2020 delle nostre imprese associate. Chiaramente il lockdown ci ha portato ad affrontare criticità legate all’impossibilità di contattare direttamente la clientela, che i nostri venditori sono riusciti a superare, ove possibile, attraverso il ricorso agli strumenti tecnologici messi a disposizione dalle aziende, grazie ai quali sono riusciti a fare consulenze personalizzate attraverso dimostrazioni video da remoto».
Il ricorso agli strumenti digitali, infatti, ha subito una vera e propria accelerazione nel periodo dell’emergenza sanitaria e ha permesso il coinvolgimento della clientela in maniera nuova, sicura pur mantenendo la tradizionale consulenza e attenzione. «Questo ha anche favorito nuovi ingressi nella rosa dei venditori delle aziende associate e ulteriori attività di formazione per stare al passo coi tempi – aggiunge Sinatra -. Nel complesso, credo che ci siano tutte le premesse per un 2021 che possa confermare il forte trend di recupero delle vendite che si è iniziato a registrare nella seconda metà del 2020. In generale, i dati emersi nell’assemblea che si è tenuta in queste ore confermano questa impressione. La Lombardia rimane sempre sul podio, rappresentando circa il 15% del fatturato complessivo delle aziende di Univendita, seguono Campania e Veneto che rappresentano ciascuna poco più del 10% delle vendite a livello nazionale. Nel Nord Ovest si concentra oltre un quarto del fatturato delle aziende di Univendita. In quest’area, dopo la Lombardia, in classifica troviamo Piemonte/Valle d’Aosta (8% del fatturato nazionale) e Liguria (2,5%). Sono ottimista e sento di poter stimare per quest’anno una crescita che si avvicinerà al 10%, anche perché c’è una forte voglia da parte dei consumatori di tornare alla normalità e ai contatti umani».
Particolarmente interessanti infatti i dati riguardanti la dinamica occupazionale: gli italiani che hanno scelto la vendita a domicilio sono oltre 165mila, in aumento del 3,5% rispetto al 2019, con una componente femminile pari al 93,1%: un dato positivo che conferma come questo modello di business sia una valida alternativa in un momento in cui nel Paese si registra un calo dell’occupazione senza precedenti, che non aumenta ulteriormente solo grazie al blocco dei licenziamenti. «In questo momento particolarmente difficile – conclude Sinatra - nel quale i giovani e le donne sono stati i più penalizzati dal punto di vista occupazionale, il nostro settore ha rappresentato e continua a rappresentare una concreta opportunità professionale, basata sulla meritocrazia e caratterizzata da interessanti piani di carriera: chiunque, anche chi è semplicemente in cerca di nuovi stimoli professionali, può mettersi in gioco dedicandosi a questa attività “armandosi” di voglia di fare, etica e capacità di leggere i desideri di una clientela molto variegata».
La professione del venditore a domicilio, infatti, è una scelta sempre più frequente non solo tra gli adulti d’età compresa tra i 35 e i 54 anni (42,8%), ma anche tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni (31,8%), segnale che mostra come la vendita a domicilio possa ritenersi un’efficace alternativa occupazionale in un momento in cui il mercato del lavoro sta attraversando un momento di grave difficoltà.